72° Anniversario "Eccidio di Schio", le polemiche del Comitato 7 luglio con Anpi e Avli
Domenica 9 Luglio 2017 alle 14:01 | 2 commenti
Venerdì sera, 7 luglio, dopo la partecipazione di tutti noi alla messa, la nostra comunità , riunita nel "Comitato 7 luglio", come recita la sua nota che pubblichiamo, ha proceduto come da tradizione alla deposizione dei fiori alle ex carceri dopo un breve corteo. La vicinanza dei soliti contestatori di professione non ha disturbato minimamente il cerimoniale. Va detto, che Anpi e Avli, le medesime organizzazioni che hanno sottoscritto il documento di concordia civica nel 2005, sono stati i promotori di questa iniziativa finalizzata a disturbare con delle puerili provocazioni lo svolgimento del doveroso momento di ricordo per le vittime dell'infame strage partigiana.
Che credibilità può avere un documento che è alla base del percorso di questi anni verso la pacificazione degli animi, quando i medesimi autori del patto scendono in piazza per insultare chi si è riunito pacificamente per partecipare alla messa e alla deposizione di un mazzo di fiori?. Pure il sindaco ha ricevuto la sua dose di offese. Speriamo gli serva da monito per il futuro, affinché eviti di assecondare l'odio intrinseco che guida questi soggetti.
Al capogruppo del Pd in consisglio comunale voglio dire solo questo: lei è una macchietta. Come si fa ad accusare il sindaco Valter Orsi quando le cause della significativa presenza di forze di polizia era dovuto ai suoi amidi dell'Anpi e soci vari? Dite di sostenere e di credere pervicacemente da 12 anni al patto di pacificazione, eppure appena messi alla prova emergono tutte queste contraddizioni che vi impediscono di digerire la presenza in chiesa (noi partecipiamo alla funzione dei famigliari dai primi anni '90, non dal 2005), e la successiva deposizione dei fiori effettuata sobriamente senza eccessi di alcun tipo. Perché vi infastidisce tanto il mazzo di fiori?. Ieri sera, alla fin fine, eravamo tutti assieme ad ascoltare le parole di perdono e di pace di sua eccellenza il vescovo Beniamino Pizziol, ma evidentemente all'interno delle mura del duomo si sono materializzati solo i vostri corpi, mentre il vostro animo, se ne avete uno, stava fuori in piazza con gli urlanti di professione. Un ringraziamento di cuore ai partecipanti e ai famigliari che hanno voluto esserci comprendendo lo spirito dell'appuntamento. Sursum corda!
Le argomentazioni restano le medesime.
Noi che non vogliamo la pacificazione con i fascisti.
Intanto “noi” in forma di plurale maiestatis, non rappresentando nessuno ma con la segreta convinzione e speranza che sia una posizione ampiamente condivisa.
Il fascismo non fu, non è stato, non è e non sarà una posizione ideologica, una idea con la quale confrontarsi e quindi con la quale fare i conti. Il fascismo fu ed è semplicemente un crimine e chi lo sostenne e lo sostiene semplicemente un criminale. In più, in Italia, fu arruffone, buffonesco, pressappochista e cialtrone.
Non esiste, quindi, una equidistanza con altre forme, magari più sanguinarie di dittatura, dalle quali pur ci dissociamo allo spasimo. Esiste solo una condanna storica, giudiziale e politica che non ammette ripensamenti od attenuazioni.
In politica è possibile ogni cosa MA NON un accordo coi fascisti.
L’antifascismo militante è il fondamento dei valori dell’occidente democratico e della nostra repubblica.
La così detta pacificazione coi fascisti (attenzione, coi fascisti, non col fascismo, che come tale è incommensurabile ed improponibile) c’è già stata e fu la amnistia Togliatti. A mio parere i fascisti ed i loro amici pagarono troppo poco, tanto che nel dopo guerra fu loro permesso di riorganizzarsi: ma tant’è, così è la politica, così furono le superiori esigenze di pacificazione nazionale (o semplicemente serviva una coperta ampia per altri crimini). I fascisti anche per questo, non hanno diritto di rialzare la testa.
Improvvida fu pure la scelta, o non scelta, di consentire il risorgere di posizioni nostalgiche, tollerate fin anco nel parlamento italiano, pur nato dalla resistenza e che vietava e vieta nella sua carta costituzionale il ricostituirsi del partito fascista. Probabilmente fu un portato della troppo ampia pacificazione concessa, che consentì, assieme alla situazione politica della guerra fredda, il permanere di fascisti nelle pubbliche amministrazioni ed in luoghi generalmente di potere.
Il fascismo assunse il potere con un colpo di stato, antidemocratico nella forma e nei fatti. Consolidò il suo potere con l’arbitrio, il sangue, l’intolleranza e la prevaricazione. Fu la causa prima ed unica dell’entrata in guerra coi nazisti, loro degni compari, causò le sofferenze che conosciamo (ma non abbastanza). In più non fu nemmeno in grado di vincerla, la guerra. Mussolini, nonostante tutta la sua prosopopea, riuscì a mobilitare molte meno risorse che non gli italiani per la grande guerra: credeva che i suoi proclami e le sue parole di trasformassero in oro: poveretto. Basterebbe il delitto Matteotti e le Leggi fascistissime, e poi le leggi antirazziali, per eliminarli dalla Storia, anche se ci fu di peggio.
Quindi in fascismo ed il suo duce NON erano un governo democratico, ma frutto di un colpo di stato, illegali fin dall’origine.
Cadde per una faida interna al medesimo fascismo (in combutta col re).
L’esercito aveva giurato al re e non al duce od al fascismo.
Il governo che succedette al duce (Badoglio) tentò di ripristinare, malamente e controvoglia un regime democratico come ex ante fascismo Furono anch’essi travolti dalla guerra, dagli alleati, dal popolo italiano, dalla storia in definitiva. Comunque il governo Badoglio non aveva le sue basi su un colpo di stato fascista, ma su un tentativo di proseguimento di democrazia liberale con lo statuto albertino: erano fuori dai tempi, ma certo più legittimi, NON meno legittimi dei fascisti.
I Nazisti occuparono immediatamente l’Italia (e la smembrarono) in avallo ad un regime illegale e liberticida (come erano loro medesimi, per altro).
La Repubblica Sociale Italiana si instaurò a supporto di un esercito invasore (e come tale si comportò), non fu certo la continuità del precedente stato italiano, non fosse altro perché non richiamava lo statuto albertino, rinnegava il re, e non aveva esercito e forza propri. Se anche fosse stato la continuità del regime fascista, fatto cadere dai loro stessi gerarchi, sarebbe stato, comunque, la continuità di uno stato golpista, liberticida, totalitario. Furono come tutti i governi nei territori occupati dai nazisti : SERVI che ammazzavano i compatrioti.
La guerra di Liberazione non fu una guerra civile di due eserciti di due parti politiche. Fu la Resistenza degli italiani e dee territorio invaso contro la soldataglia di occupazione straniera e contro i loro lacchè sanguinari.
Nessun parallelo od equidistanza od equipollenza, nessuna confusione può esser fatta su ciò.
Detto ed interiorizzato tutto ciò credo sia stato giusto revocare la medaglia al partigiano scledense Teppa.
Non per miscellanea di discorsi equivoci o di invocate pari dignità.
I fascisti erano e restano criminali, come già detto, e nessun accordo politico con loro può nemmeno essere ipotizzato.
Tuttavia anche i partigiani che si sono macchiati di crimini sono criminali, e certo non diventano eroi. Per questo è stato giusto revocare la medaglia che non doveva mai essere concessa.
Questo errore (quanto in buona fede ?) ha provocato il “riarmo” dei fascisti nostrani che invocano pari dignità eccetera eccetera.
Certo pietà umana per i morti, ma nessuna tolleranza per i fascisti e per il fascismo od i loro alleati e compagni di merende.
Mariano Professione
via Bardella 32
36100 VIcenza
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cell. 340 9234314
Vicenza 11/8/2016
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