1° maggio: c'è poco da festeggiare e molto da preoccuparsi ma il Veneto andrebbe meglio se fosse autonomo
Lunedi 1 Maggio 2017 alle 17:07 | 1 commenti
Nel 2016 cinque regioni italiane (Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Sardegna) hanno fatto registrare un tasso di disoccupazione di almeno il doppio della media Ue (8,6%), ovvero superiore al 17,2%. Col 3,8% la Provincia autonoma di Bolzano si conferma invece il territorio italiano col tasso di disoccupazione più basso, seguita da Trento (6,8%) e dal Veneto (7,1%): il Veneto è dunque la prima regione d'Italia per occupazione se si eccettuano le due Provincie autonome. Davanti a questi numeri chiediamoci cosa potrebbe accadere in un Veneto a Statuto speciale. All'altra estremità della classifica, dopo la Calabria si collocano Sicilia (21,4%) e Campania (19,8%). I tassi di disoccupazione più bassi tra le Regioni Ue nel 2015 si sono registrati nei territori tedeschi di Freiburg e Niederbayern (entrambe al 2,5%).
Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile ci sono altri dati su cui riflettere: tre regioni italiane, la Calabria col 65,1%, la Sardegna col 56,4% e la Sicilia col 55,9%, figurano tra i dieci territori Ue col tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) più elevato nel 2015 e la Calabria è nei fatti, se si escludono i territori spagnoli di Ceuta e Mielilla in Africa, è in testa alla classifica, la Sardegna si trova in ottava posizione e la Sicilia è nona. Secondo le statistiche Istat la disoccupazione giovanile è scesa in Italia attorno al 35,2 per cento nel marzo scorso, ma il dato non fotografa esattamente la realtà : da un lato i molti giovani spariscono dal conteggio di coloro che sono alla ricerca di un'occupazione, dall'altro ricompaiono nella classifica di chi il lavoro non lo cerca più. In pratica diminuiscono i disoccupati ma aumentano gli inattivi. Giochi di parole per celare una tragica realtà italiana. Negli ultimi tre mesi (dicembre 2016-febbraio 2017) i disoccupati sono calati di 86mila unità mentre gli inattivi sono aumenti più o meno della stessa cifra. In sintesi il numero di chi è alla ricerca di un lavoro (disoccupati) non cala perché ha trovato un'occupazione (occupati) ma perché ha smesso di cercarla (inattivi). L'andamento non riguarda solo i giovani: tra i 15 e i 64 anni la stima nell'ultimo mese è in crescita (+0,4%, pari a +51 mila) e se andiamo a leggere bene le statistiche ci accorgeremo che l'aumento dell'occupazione in Italia riguarda gli over 50 con un più 402mila occupati. Purtroppo non si tratta di nuovi posto di lavoro ma degli effetti della legge Fornero: lavoratori che hanno posticipato l'età per andare in pensione.
Tiriamo le somme:
a) Il Veneto, che già oggi presenta numeri ottimi in fatto di occupazione, ben sopra la media Europea, se fosse Regione Autonoma probabilmente compirebbe un balzo occupazionale eccezionale e riuscirebbe non solo a creare nuovi posti di lavoro stabili ma anche a garantire condizioni retributive e di assistenza pensionistica tra le migliori in Europa.
b) In Italia siamo seduti sulla bomba della disoccupazione giovanile che travolgerà l'intero sistema essendo alla lunga insostenibile e che richiederà sempre più sacrifici alle Regioni produttive (Lombardia, Veneto, Emilia).
c) con tanti disoccupati e troppi lavoratori anziani costretti a lavorare oltre i 63 anni, perché continuiamo a importare manodopera non specializzata dall'Africa?
Allargare la platea dei disoccupati anche grazie all'afflusso di immigrati è una forma di dumping sociale che crea i presupposti per condizioni sempre peggiori di lavoro, retribuzioni sempre più basse e assistenza pensionistica sempre più compressa se non azzerata. Questo è quanto sta accadendo: 1° maggio, c'è poco da festeggiare, c'è fin troppo da preoccuparsi.
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