Le "eccellenze aziendali" sono sempre state trainanti e sostanzialmente "prive di crisi". Analoga mancanza di crisi l'ha avuta il personale dotato di grande competenza, anche se magari non particolarmente supportato da titoli di studio blasonati. Il know-how ha sempre "pagato" e non c'e' mai stata inflazione di questo ingrediente essenziale.
Il forte distacco tra il mondo della formazione e le aziende, gia' da molto tempo impedisce una associazione "forte" tra titolo di studio "blasonato" ed effettiva "eccellenza" e competenza del personale.
Inoltre mediamente l'azienda preferisce risparmiare reperendo personale giovane (quindi privo per forza di cose di esperienze) piuttosto che acquisire risorse con una certa esperienza e visibilita'.
Oggi il mercato, con la crisi profonda che sta attraversando, ha semplicemente messo sotto i riflettori il fatto che per restare vivi non e' sufficiente cercare semplicemente di "far quadrare i conti" ma che si deve per forza di cose "eccellere" rispetto ai tanti concorrenti, nella speranza di emergere nella mischia...
La sfida e' quindi tutta nella revisione consistente delle logiche aziendali e dei meccanismi produttivi.
La "vecchia europa" non puo' piu' pensare di confrontarsi con il mercato globale (e sperare di vincere) senza investire nelle risorse umane. L'ultima delle nazioni emergenti, infatti, ha gia' dalla sua un livello di costi e di flessibilita' incomparabilmente migliori della nostra.
Pertanto si deve puntare sulla qualita', sull'eccellenza, sulla creativita', sul know-how.
Nulla di tutto questo e' affrontabile da parte delle aziende senza investimenti massivi nelle persone e nella loro professionalita.
Ecco perche' in questo momento di crisi e' importante che da una parte le aziende ragionino guardando al futuro ed investendo nei "punti giusti" ma che dall'altra anche la scuola sia il piu' "contigua" possibile rispetto alle necessita' del mondo del lavoro e alla creazione di eccellenze e know-how. Ecco perche' in questo momento non c'e' nulla di piu' sbagliato che ragionare in termini prioritari al contenimento dei costi rinunciando all'innovazione. Ecco perche' non c'e' nulla di piu' sbagliato oggi che "mettere al palo" con tagli drastici le capacita' produttive della scuola pubblica. Ecco perche' oggi invece che agevolare solo sterili "rottamazioni" di beni immobili, si dovrebbe agevolare i percorsi aziendali di miglioramento del know-how e delle risorse.
Le "eccellenze aziendali" sono sempre state trainanti e sostanzialmente "prive di crisi". Analoga mancanza di crisi l'ha avuta il personale dotato di grande competenza, anche se magari non particolarmente supportato da titoli di studio blasonati. Il know-how ha sempre "pagato" e non c'e' mai stata inflazione di questo ingrediente essenziale.
Il forte distacco tra il mondo della formazione e le aziende, gia' da molto tempo impedisce una associazione "forte" tra titolo di studio "blasonato" ed effettiva "eccellenza" e competenza del personale.
Inoltre mediamente l'azienda preferisce risparmiare reperendo personale giovane (quindi privo per forza di cose di esperienze) piuttosto che acquisire risorse con una certa esperienza e visibilita'.
Oggi il mercato, con la crisi profonda che sta attraversando, ha semplicemente messo sotto i riflettori il fatto che per restare vivi non e' sufficiente cercare semplicemente di "far quadrare i conti" ma che si deve per forza di cose "eccellere" rispetto ai tanti concorrenti, nella speranza di emergere nella mischia...
La sfida e' quindi tutta nella revisione consistente delle logiche aziendali e dei meccanismi produttivi.
La "vecchia europa" non puo' piu' pensare di confrontarsi con il mercato globale (e sperare di vincere) senza investire nelle risorse umane. L'ultima delle nazioni emergenti, infatti, ha gia' dalla sua un livello di costi e di flessibilita' incomparabilmente migliori della nostra.
Pertanto si deve puntare sulla qualita', sull'eccellenza, sulla creativita', sul know-how.
Nulla di tutto questo e' affrontabile da parte delle aziende senza investimenti massivi nelle persone e nella loro professionalita.
Ecco perche' in questo momento di crisi e' importante che da una parte le aziende ragionino guardando al futuro ed investendo nei "punti giusti" ma che dall'altra anche la scuola sia il piu' "contigua" possibile rispetto alle necessita' del mondo del lavoro e alla creazione di eccellenze e know-how. Ecco perche' in questo momento non c'e' nulla di piu' sbagliato che ragionare in termini prioritari al contenimento dei costi rinunciando all'innovazione. Ecco perche' non c'e' nulla di piu' sbagliato oggi che "mettere al palo" con tagli drastici le capacita' produttive della scuola pubblica. Ecco perche' oggi invece che agevolare solo sterili "rottamazioni" di beni immobili, si dovrebbe agevolare i percorsi aziendali di miglioramento del know-how e delle risorse.