Archivio per tag: Peso economico

Il peso economico del "sistema cultura" veneto va 5,4% al 6,3% del valore aggiunto totale

Lunedi 15 Settembre 2014 alle 22:48
ArticleImage Il rapporto statistico 2014 della Regione, presentato di recente, sulla base dei diversi studi che stimano l'impatto economico della cultura conclude che il settore in Veneto produce una quota che va dal 5,4% al 6,3% del valore aggiunto totale. Pubblichiamo di seguito la nota dettagliata della Regione Veneto su quanto vale l'aspetto economico della cultura per lo sviluppo produttivo del territorio per il quale il patrimonio storico, artistico e culturale è uno dei veicoli di promozione dei suoi prodotti.

Continua a leggere

Peso economico della 'Cultura rurale'

Lunedi 8 Marzo 2010 alle 20:29
Confavi, Cultura rurale   

 

Peso economico ed occupazionale delle categorie aderenti alla manifestazione del 9 marzo 2010

Infoimprese, che cataloga unicamente le partite IVA appartenenti ad operatori iscritti in Camera di Commercio e trascura quindi i cosiddetti operatori amatoriali, quasi inesistenti per gli animali da reddito ma numerosissimi per gli animali d'affezione, parla di 194.548 imprese che si occupano di allevamento e di 19.944 imprese che si occupano di commercio di animali.
Ci sono poi tutte le imprese che si occupano di import export, trasporti e altri servizi.
Si possono stimare in almeno 300.000 gli occupati (circa 40% dipendenti) diretti, per arrivare a oltre 1.000.000 contando gli indiretti.
È praticamente impossibile stimare il numero degli amatoriali.
In Italia, il numero degli animali cosiddetti da reddito, tra bovini, suini, ovini, caprini ed equini, è stimabile in almeno 26.000.000 di capi, ma il numero si moltiplica se aggiungiamo polli, galline, tacchini, anatre, conigli, selvaggina, ecc., mentre il numero degli animali cosiddetti da affezione è stato recentemente stimato in circa 45.000.000 di capi. Per questi ultimi, Telefono Blu ha elaborato già qualche anno fa da dati ISTAT, il giro d'affari, in base ad un censimento sulla popolazione di animali domestici in Italia, che stimava la presenza di 6.250.000 cani, 5.000.000 dei quali, iscritti all'anagrafe canina.
Nei conteggi si riscontrano 200.000.000 euro per la compravendita di animali, 330.000.000 euro per i medicinali, 1.500.000.000 euro per l'alimentazione, 200.000.000 euro per le cure veterinarie, 300.000.000 euro per gli accessori e 140.000.000 euro per altri servizi, per un totale di 2.670.000.000 euro.
I dati sono incompleti, sia perché tengono conto principalmente di cani e gatti che non sono certo gli unici pet, sia perché, anche per questi, a fronte dei 5.138.739 soggetti recentemente segnalati dal Ministero della Salute come iscritti all'anagrafe, esistono stime che parlano di oltre 9.000.000 presenti sul territorio. È, altresì, lampante, che dividendo 2.670.000.000 euro tra i 45.000.000 animali d'affezione presenti in Italia, la cifra annuale che si otterrebbe (meno di 60 euro) non sarebbe sufficiente per un cane nemmeno a tenerlo in vita.
Tuttavia è interessante notare che, anche con stime così riduttive, le entrate annue per lo Stato in soli termini di Imposta sul Valore Aggiunto (quindi ulteriormente riduttivo), sarebbero comunque superiori
ai 500.000.000 euro.
Visto che, sempre restando nell'ambito dei cani, il Ministero della Salute, in una tabella del 2005, dichiara una popolazione presunta di 461.000 randagi e 230.000 cani ospitati nei canili (anche se alcune associazioni animaliste dichiarano siano molti di più), sarebbe interessante sapere quanto questi costino allo Stato. Scendendo più nel dettaglio per quanto riguarda l'allevamento, se parliamo di cani Infoimprese segnala l'esistenza di 1.067 aziende con partita IVA (gli amatoriali sembrano essere almeno 30 volte tanti, visto che solo quelli presenti sul registro allevatori dell'ENCI sarebbero già circa 2.500), che con un minimo di 5 fattrici cadauna e 30 cuccioli prodotti in un anno (numeri minimi per rivestire il requisito di imprenditore agricolo), produrrebbero già un minimo di 32.010 cuccioli i quali, anche ceduti ad una cifra ampiamente sottostimata di 200 euro, determinerebbero già un giro d'affari di 6.402.000 euro.
Ecco che contando gli amatoriali, con i soli cani, si giungerebbe già a coprire quasi interamente la quota di 200.000.000 euro stimata da Telefono Blu per l'intero segmento della la compravendita di animali.
La situazione non sarebbe molto differente per le tartarughe, infatti Tarta Club Italia che raduna già più di 1.000 allevatori fa presente che il primo "censimento" delle tartarughe in Italia si è svolto dal 1992 al 1995, e con esso sono state presentate oltre 100.000 denuncie di possesso (al costo di 15.000 lire cadauna). Da queste denuncie però, una stima abbastanza veritiera, considerando che solo il 20-25 % dei possessori abbia effettuato la denuncia, è di almeno 5 milioni di esemplari di tartarughe terrestri presenti nei giardini italiani.
Ancor meno certa è la quantità delle specie acquatiche, ma si presume che ce ne siano almeno altrettanti esemplari in acquari e laghetti privati , per un totale abbastanza veritiero di circa 10.000.000 di esemplari e di quasi 1.000.000 di famiglie italiane che possiedono qualche tartaruga .
Lo stesso vale per gli uccelli, visto che a fronte di 607 partite IVA segnalate da Infoimprese, i soli
allevatori associati alla FOI sarebbero oltre 11.000. Per quanto riguarda i visoni, AIAV segnala che l'allevamento di questo animale è poco conosciuto in Italia, mentre in Europa conta 6.000 allevatori e potrebbe essere una buona alternativa per l'agricoltura Italiana la dove gli allevatori di altre specie trovano difficoltà tipo quote latte o super produzione.
In Grecia, per esempio, stanno arrivando molti fondi dalla comunità europea per questo tipo di allevamento, oltretutto, a dispetto delle campagne animaliste, la richiesta mondiale è in continuo aumento ed i prezzi sono buoni: all'ultima asta di Copenhagen si è registrato un incremento medio del 36% in una sola volta proprio perché l'offerta è di gran lunga inferiore alla richiesta.
Potrebbe quindi creare molti più posti di lavoro sia diretti che indiretti, se solo non fosse così bersagliato dagli animalisti.
Per quanto riguarda attività non di allevamento e commercio, ma comunque direttamente connesse agli animali, non si hanno dati precisi per il circo, anche se si sa che le strutture in Italia sono circa 150 e gli occupati dai 4.000 ai 5.000. Le mostre ornitologiche venatorie, secondo la FIMOV che è costituita da 152
Associazioni sparse in altrettanti Comuni e in 36 Province con un totale di circa 14.500 Soci, dall'ultimo censimento (2005) hanno registrato l'affluenza di 1.976.452 persone ed un giro d'affari per le 125 fiere più grosse di almeno 10.000.000 euro e per le rimanenti 27 di almeno 1.500.000 euro.

Il valore economico dell'indotto che ruota attorno alla caccia.
• Il numero dei cacciatori e tiratori sportivi nel mondo è di circa 55 milioni di unità
• Il numero degli addetti è di circa 1.200.000 unità
Fonte:World Forum - ONG riconosciuta dall'ONU nel 2002 composta da 30 associazioni operanti in tutto il mondo
• In Europa i cacciatori sono circa 7 milioni
• L'impatto della caccia e del tiro sportivo in Europa è di circa 16,5 miliardi di euro annui, con una spesa pro capite annuale per cacciatore di circa 2.100 Euro.
Imprese operanti nei settori collegati:
• Produzioni di armi da caccia
• Munizioni
• Accessori
• Buffetteria
• Abbigliamento
• Alimentazione cani
• Allevamenti cani da caccia
• Editoria di settore
• Turismo venatorio
In Italia i cacciatori sono circa 800.000
• L'impatto economico totale è valutato attorno ai 2 miliardi e 150
milioni di Euro annui.
• Gli addetti occupati nel settore sono circa 61.200
• Le tasse di concessione governativa pagate annualmente da ogni
cacciatore ammontano a circa 138.528.000 Euro. (173,16 cad)
• Le tasse di concessione regionale pagate annualmente dai
cacciatori ammontano a circa 67.200.000 Euro (84,00 cad)
• Tasse di concessione per appostamenti fissi 50.000.000 Euro
TOTALE ANNUO INDOTTO ECONOMICO settore caccia 2.405.728.000 Euro

Continua a leggere
<| |>





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network