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Lunedi 12 Ottobre 2009 alle 19:01CGIL Vicenza
IL DISAGIO DEI COMMERCIANTI E LE TENSIONI AD ALTE DI MONTECCHIO
I due articoli apparsi sul Giornale di Vicenza del 4 e 7 ottobre mettono in evidenza un disagio dei commercianti soprattutto di Alte, ma il tema potrebbe essere valido anche per tante altre situazioni.
Un disagio che si è manifestato prima con la richiesta di rimozione delle panchine occupate per lo più dai cittadini stranieri del quartiere e ora con la richiesta rispetto al passaggio o sosta delle biciclette sul marciapiede.
E' un disagio che va preso sul serio, se non altro per il valore e l'importanza che a mio avviso ricoprono i piccoli negozi di prossimità , cioè la piccola distribuzione dentro i centri storici o comunque dentro i quartieri. Un tema che dovrebbe costringere tutti ad una riflessione sulla qualità urbana ma anche della qualità delle relazioni sociali nella comunità .
Un tema, appunto, che non riguarda solo una categoria di persone, magari in contrapposizione ad altre, ma pone, a mio avviso, una domanda a tutti i cittadini.
Vorrei allora fare due considerazioni:
La prima considerazione nel merito delle questioni è che il disagio o le difficoltà che vivono i commercianti, soprattutto i questo periodo, hanno almeno due cause molto evidenti:
Le sempre maggiori difficoltà economiche e quindi le più scarse disponibilità che vivono le famiglie dei lavoratori ma anche dei pensionati a causa della crisi.
La diffusione sul territorio dei centri commerciali.
A questo proposito va ricordato che nell'area del CIS (Centro Intermodale Servizi) al confine di Alte è stata appena cambiata la destinazione d'uso prevedendo la costruzione di un'area commerciale di 80.000 m2 (6 volte i magazzini Ramonda); una scelta che, se non contrastata, farà la fortuna dei proprietari di quell'area, ma rischia di mettere in difficoltà o essere la morte di molti negozi del nostro paese.
A questo possiamo aggiungere anche un altro aspetto e cioè la qualità urbana o meglio l'uso delle aree (di cui Viale della Stazione o via Battaglia possono essere due esempi)
Luoghi diventati ad uso consumo delle auto in transito sempre più invadenti, rumorose... Diventa sempre più complicato e pericoloso il passaggio di persone a piedi, in bicicletta, mamme e nonni con le carrozzine, il fermarsi a guardare e scambiare qualche parola... Insomma si riducono gli spazi a misura d'uomo e questo non può non incidere negativamente anche sul piccolo commercio oltre che sulla vivibilità di chi vi abita o lavora. Mi verrebbe da dire che abbiamo bisogno di più piazze, aree pedonali, marciapiedi, piste ciclabili e più panchine.
Il rischio o il meccanismo che può scattare è quello di imboccare una scorciatoia cioè di fermarsi di volta in volta su un elemento, una situazione, delle persone ecc... (una sorta di capro espiatorio) a cui si da, anche inconsciamente, la responsabilità del disagio, cercando una "tranquillità e una pace per lavorare serenamente" che sono invece minacciate da ben altre e più complesse cause.
La seconda considerazione:
I negozi di prossimità sono importanti non solo per la loro utilità data dal fatto che consentono di fare la spesa alle persone che non hanno la possibilità di muoversi in auto per andare nei centri commerciali (anziani, donne soprattutto straniere ecc...), ma anche per un motivo ben più importante.
I negozi del quartiere sono anche un luogo di relazioni, di incontro quotidiano delle persone che vivono o lavorano nella zona (chi gestisce il negozio, i cittadini ecc..); in sintesi sono anche questi luoghi in cui ci si riconosce come cittadini e si mantengono e costruiscono legami sociali, essenziali alla vita di una comunità . In tal senso anche gli esercenti possono avere un ruolo importante e possono anche trovare il sostegno di altre categorie e forze sociali.
Sono fermamente convinto che sentiamo tutti la necessità di riconoscersi come membri di una comunità . Proprio per questo e per rendere più vivibile il nostro abitare, lavorare, vivere in un luogo, abbiamo come cittadini la responsabilità di rafforzare le relazioni, i legami sociali, appunto "costruire comunità " proprio in un contesto culturale in cui sembra prevalere la separazione, l'individualismo e la competizione del "tutti contro tutti".
Per questa ragione penso che il modo migliore per affrontare i problemi grandi e piccoli che determinano la qualità del vivere, debba sempre essere quello del dialogo, di attivare il confronto tra i vari soggetti (es. commercianti, associazioni di categoria, abitanti di un quartiere, associazioni di volontariato, cittadini italiani e cittadini stranieri ecc..) Dire ed ascoltare i diversi bisogni, unico modo per individuare soluzioni condivise e migliori e trovare insieme regole di rispetto reciproco.
Ma è anche l'unico modo efficace per promuovere proprio il rispetto delle regole e soprattutto il rispetto tra le persone.
In una situazione difficile come quella che stiamo attraversando, di incertezza e profonde trasformazioni economiche e sociali, per affrontare le sfide e i problemi che quotidianamente ci troviamo davanti abbiamo tutti bisogno di sentirci parte di un tessuto sociale che ci sostenga.
Ma abbiamo anche una grande responsabilità : "attraverso il modo con cui affrontiamo i problemi , attraverso le nostre azioni, possiamo intrecciare fili e rafforzare quel tessuto oppure possiamo tagliarlo, lacerarlo ma in questo caso staremo tutti peggio".
7 ottobre 2009
Maurizio Ferron
Resp. CGIL Ovest Vicentino
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