Zaia, Fracasso, gli 80 euro e la propaganda elettorale
Mercoledi 13 Agosto 2014 alle 22:53 | 0 commenti
In questa strana estate, si possono leggere notizie di un certo rilievo che sembrano essere l'esempio eclatante di quel modo di fare politica con colpi ad effetto, propaganda, slogan e réclame. La recente notizia del ricorso costituzionale contro i meccanismi di copertura degli "80 euro" deliberato dalla Regione Veneto e annunciato da Luca Zaia si inquadra in questa maniera di "fare politica". Non ci si deve fermare solo ad evidenziare l'iniziativa regionale, né al fatto che Zaia faccia parte di un partito che, in passato e non solo, è implicato in "faccende poco chiare" (vedi, solo come esempio, quanto successo nella Regione Piemonte), né alle polemiche che si alzeranno con accuse e controaccuse.
Del resto, le argomentazioni di Zaia (ripeto, nonostante la sua collocazione politica antitetica alla mia) non sono totalmente prive di senso. Anzi, evidenziano il metodo abituale di come i governi del nostro paese facciano gli sgravi fiscali. Una maniera che prevede forse la diminuzione di una tassa (in questo caso di carattere nazionale), ma, contestualmente (o quasi) lega a questa l'aumento di altri tipi di imposta (regionale, comunale o altro) o la conseguente diminuzione dei servizi pubblici erogati. Il fatto da evidenziare, in questa storia degli "80 euro", è proprio questo: come si fanno le cose. Senza un criterio, una logica complessiva, una prospettiva plausibile e non pericolosamente costruita su fondamenta sabbiose. Quelli come gli "80 euro" sono provvedimenti estemporanei, fine a se stessi, che non hanno solide basi di copertura finanziaria e che non seguono un progetto complessivo. Del resto, i governi che si succedono da qualche tempo (e che sono indistinguibili tra loro) fanno annunci e, solo successivamente, cercano le adeguate coperture finanziarie. Nel frattempo, però, l'annuncio fa il suo corso e prende corpo. La promessa diventa realtà , almeno provvisoriamente, senza che si sappia come potrà essere "pagata". Si ipotizzano soluzioni finanziarie (simili a quella finanzia creativa in uso qualche tempo fa) e si finisce scaricando l'onere del risultato dell'annuncio sulle istituzioni periferiche. In pratica, si trasferisce la tassazione da una parte all'altra. Per il contribuente onesto nulla cambia se non in peggio. E tutto avviene in una fumosa confusione alimentata da un'informazione carente, volutamente parziale, quasi "di regime". L'annuncio, intanto, ha raggiunto il suo vero obiettivo che è quello di catturare consenso. Ecco, pare che la politica in Italia sia rivolta solo a costruire il consenso immediato di chi va ancora a votare.
Un metodo che è la negazione della Politica e che è opposto a quella che dovrebbe essere la vera missione di chi partecipa al governo del paese: operare per migliorare il futuro della comunità determinando la prospettiva politica nazionale con metodo democratico. Ma questa sarebbe una cosa da statisti che non agiscono per ottenere qualche voto in più oggi, ma per il benessere collettivo oggi e domani. Statisti che, nel panorama politico desolante di oggi, non esistono o non hanno spazio.
Tornando al ricorso della Regione Veneto, è sicuramente in parte vero quanto afferma il consigliere regionale del PD Stefano Fracasso che è stato fatto per motivi elettorali e che sia solo uno slogan in più con il quale Zaia intende "andare avanti". Pura propaganda, insomma. Certamente il ricorso può essere considerato tale. Ma l'iniziativa di Zaia è una risposta a un'altra azione propagandistica, quella del bonus di 80 euro, che ha fatto avere a Renzi moltissimi voti alle ultime elezioni europee. Ottanta euro promessi che oggi, il governo, non sa ancora come "pagare". Fracasso evita di criticare il suo segretario nazionale, ma il "fare politica" di Renzi è molto, troppo, simile alla propaganda elettoralistica di Zaia e di tanti venditori alla Berlusconi. In effetti è una pericolosa "assenza della politica" portata avanti da personaggi mediocri. Politicanti che nulla hanno a che fare con quei grandi dirigenti politici, veri statisti, che hanno scritto e firmato la nostra Costituzione. Un progetto politico di altissimo livello che i vari Renzi, Napolitano e Berlusconi vogliono stravolgere con quelle che, impropriamente, chiamano "riforme".
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