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Zaia e caso Mose - Chisso: «Casarin? Non posso licenziarlo»

Di Rassegna Stampa Mercoledi 11 Febbraio 2015 alle 11:08 | 0 commenti

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di Marco Bonet

«Io sono il primo a voler fare pulizia ma il licenziamento non è un provvedimento che si può prendere a cuor leggero, sull'onda dell'entusiasmo. C'è una procedura da rispettare e noi a quella ci dobbiamo attenere». Il governatore Luca Zaia dice di avere le mani legate (nota dopo l'articolo). Dalla legge. Che non solo impone alla pubblica amministrazione di conservare il posto di chi è stato condannato o ha patteggiato per corruzione, concussione o peculato.

Ma espone addirittura al rischio di un ricorso da parte del licenziato al tribunale del lavoro, «così che, dopo due giorni, non solo ce lo ritroviamo in ufficio - ha spiegato Zaia - ma pure con la beffa di dovergli pagare i danni». E la legge Severino, se si vuole, rende ancor più paradossale la faccenda: oggi, infatti, il dipendente pubblico arrestato o messo ai domiciliari dev'essere sospeso dal servizio, anche se poi viene prosciolto da ogni accusa e dichiarato innocente, mentre chi è stato condannato o ha patteggiato torna alla sua scrivania esattamente come prima. Proprio come è accaduto a Enzo Casarin, ex capo della segreteria dell'ex assessore alle Infrastrutture Renato Chisso che, invischiato nell'inchiesta sul Mose con tanto di arresto all'alba del 4 giugno, ne è uscito con un patteggiamento a 1 anno e 8 mesi, più la confisca di 115 mila euro. Casarin, ad essere precisi, non è tornato alla sua scrivania (che dopo lo smantellamento della segreteria di Chisso ancora non è stata individuata) bensì si è messo in ferie, il che gli garantisce ogni fine del mese il pagamento del 100% dello stipendio riconosciutogli in qualità di dipendente di ruolo. Prima delle ferie era sospeso, proprio in virtù delle disposizioni della legge Severino, ma mentre era a casa, impegnato nella messa a punto della sua difesa, riceveva comunque il 50% dello stipendio base, più l'anzianità maturata, più gli assegni famigliari. E una volta terminate le ferie? La Regione assicura tramite l'ufficio legale che «ad avvenuta comunicazione dei provvedimenti giudiziari, scatteranno la sospensione obbligatoria (dunque sempre con lo stipendio al 50%, l'anzianità e gli assegni famigliari, ndr .) e il procedimento disciplinare che può arrivare sino alla sanzione del licenziamento». Ma il finale non è affatto scontato, per tre motivi. Uno: le norme anti corruzione impongono il licenziamento solo se la condanna è pari o superiore a 3 anni di carcere, e Casarin si è fermato a 1 anno e 8 mesi; due: ci sono molti dubbi sull'equiparazione tra la sentenza di condanna e il patteggiamento; tre: la Cassazione impone valutazioni profonde sulla lesione del vincolo fiduciario tra il dipendente e l'ente, aspetto non facilmente dimostrabile e suscettibile di ricorsi infiniti. E poi resta un dubbio: perché nelle more del procedimento disciplinare l'amministrazione non ha optato comunque per la sospensione dal servizio (almeno lo stipendio sarebbe stato dimezzato)? Stando alla nota, la scelta è «voluta» perché si è preferito evitare altri provvedimenti temporanei. Si vedrà se arriverà mai quello definitivo. Il caso Casarin, comunque, ha animato parecchio la giunta di ieri, con gli assessori decisi a capire perché l'ex braccio destro di Chisso sia stato reintegrato (nessuno, a quanto pare, ne era al corrente) e se davvero non si possa fare nulla nei suoi confronti, visto anche il suo coinvolgimento nella prima Tangentopoli veneta. La risposta, tra volumi di diritto e contratti collettivi, è no. Almeno per ora. «Se ci sono degli eroi che sono in grado di indicarci una soluzione immediata, chiamino a Palazzo Balbi e me la spieghino - ha ribadito Zaia - d'altronde abbiamo esempi ben più eclatanti di gente che nonostante condanne e patteggiamenti per corruzione ricopre ancora incarichi prestigiosi, con le conseguenti indennità». E ogni riferimento al suo predecessore Giancarlo Galan è puramente casuale. «I cittadini pretendono chiarezza: serve un intervento del governo, l'ho già detto a Renzi. Attendiamo norme inequivocabili: chi è condannato o ha patteggiato va licenziato». E in tema di corruzione interviene anche lo sfidante di Zaia per il Movimento Cinque Stelle, Jacopo Berti: «La corruzione ha effetti devastanti e dà il colpo di grazia alle imprese già sofferenti per via della crisi. Mettiamo cittadini onesti nelle istituzioni e mandiamo nel posto in cui meritano, ovvero in galera, chi sta rubando i soldi dei veneti».

 

Nota Regione Veneto

DIPENDENTE SIG. ENZO CASARIN: PRECISAZIONI


In merito alle notizie di stampa relative al dipendente sig. Enzo Casarin, l'Ufficio Stampa della Giunta Regionale del Veneto puntualizza quanto segue:

- il sig. Enzo Casarin è stato sospeso obbligatoriamente dal servizio a decorrere dal 4 giugno 2014, data di esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare adottata dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Venezia;

- successivamente la misura restrittiva della libertà personale ha cessato i propri effetti per decorrenza dei termini a far data dal 3 ottobre 2014, giusta ordinanza del Presidente del Tribunale di Venezia in data medesima;

- risulta che il giorno 28 novembre 2014 fosse convocata udienza per la convalida dell'applicazione della pena su richiesta;

- il dipendente non ha più ripreso servizio attivo e, fino alla formale comunicazione degli esiti dell'udienza, il dipendente fruisce di un periodo di ferie pregresse;

- ad avvenuta comunicazione dei provvedimenti giudiziari, scatteranno le misure che la legge prevede in questi casi (sospensione obbligatoria e procedimento disciplinare che può arrivare sino alla sanzione del licenziamento);

- l'Amministrazione ha quindi volutamente scelto di non addivenire a ulteriori sospensioni dal servizio, che sarebbero appunto temporanee, in attesa di giungere al provvedimento conclusivo del procedimento disciplinare, di competenza del responsabile dell'Ufficio risorse umane.

 


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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