Yuri Gagarin, eroe di un mondo diviso: 50 anni fa primo uomo nello spazio per un'ora
Martedi 12 Aprile 2011 alle 10:43 | 0 commenti
La missione sulla Vostok bandiera dell'Unione Sovietica di Kruschev
da La Nuova Sardegna, di Gianni Olla
Nel 1961 c'era già la televisione, anche in Italia, ma non molte famiglie possedevano l'apparecchio di ricezione. È molto probabile che la maggior parte degli italiani - e degli abitanti della Terra in cui la comunicazione di massa si era diffusa - abbiano ascoltato alla radio, il 12 aprile del 1961, cinquanta anni fa, l'incredibile notizia che Yuri Gagarin, ventotto anni, russo di Smolensk, pilota sovietico, era stato per oltre un'ora nello spazio a bordo di una navicella chiamata Vostok 1, compiendo un'intera orbita attorno al pianeta.
Gagarin fu il primo uomo a farlo, ma non il primo animale: l'Unione sovietica, dopo aver lanciato diversi satelliti artificiali attorno alla terra (i celebri Sputnik) con quattro mesi d'anticipo sugli Stati Uniti, spedì nello spazio anche una cagnetta, Laika, che morì pochi minuti dopo il lancio, e vari altri animali a scopo sperimentale. La successiva parità nella «guerra fredda» stellare e, nel 1969, la conquista della Luna da parte degli astronauti americani, non ha cancellato - neanche oggi che l'Unione sovietica è morta e sepolta, e quasi dimenticata storicamente - il valore simbolico del viaggio di Gagarin. E questo simbolo non riguarda solo il breve primato scientifico segnato dall'Unione sovietica, ma piuttosto una sorta di poker comunicativo, fatto di rilanci e di bluff, che coprivano l'ovvia sperimentazione scientifico-militare. Non è un caso che l'epoca del rilancio mediatico dell'Urss abbia avuto inizio nel 1956, cioè quando Kruschev denunciò i crimini di Stalin e finse di liberalizzare il grande paese, proteggendo, per qualche tempo, artisti e letterati, e attuando anche un'offensiva culturale verso l'occidente. Di questa offensiva fece parte anche il viaggio negli Stati Uniti, nel 1959, in cui le lodi di Krushev nei confronti dell'efficienza dell'agricoltura americana, finirono per rilanciare in un altro terreno la sfida tra i due mondi opposti: dare da mangiare in maniera sufficiente alla popolazione. Non a caso il leader sovietico perse il potere non soltanto per i clamorosi insuccessi in politica estera, ma anche per i fallimenti in campo agricolo e produttivo, vale a dire perché i sovietici «mangiavano poco» e non avevano beni di consumo. Però la tecnologia spaziale fu, fino alla crisi di Berlino (1961) e poi di Cuba (1962), quando il mondo si trovò ad un passo da una guerra nucleare, un formidabile sostegno propagandistico a tutti i partiti comunisti operanti nel mondo occidentale. Proprio nel 2009, è uscito un curioso film dell'esordiente Susanna Nicchiarelli intitolato «Cosmonauta», che ha per protagonisti due fratelli - un ragazzo e una ragazza - che, in una sezione del Partito comunista della periferia romana, ai primi anni Sessanta, si esaltano per i successi di Gagarin. Il tutto condito da straordinari documenti filmici recuperati negli archivi sovietici finalmente disponibili. Spostando il mito del comunismo dal «come si vive in Urss» al «che cosa hanno realizzato i sovietici», si poteva benissimo gareggiare alla pari con il capitalismo. In fondo, il meccanismo non era diverso da quello descritto dallo scrittore Vassilj Grossman che, in «Vita e destino», raccontando le vicende di Stalingrado, mette insieme il mito del coraggio e della forza dei comunisti che sconfissero i nazisti con il clima terribile delle persecuzioni, dei gulag, dei processi politici, delle carestie e dei massacri ucraini, dell'invivibilità di un paese in cui si stava si stava creando un grande gulag che assorbiva l'intero territorio nazionale. E volendo generalizzare, non è forse vero che il mito di Mussolini, prima delle sconfitte belliche, si basava sull'aver dato dignità e rispetto internazionale all'Italia, e che la stessa immagine della Germania nazista - anch'essa gigantesco lager - si rafforzò con le organizzatissime ed efficientissime Olimpiadi del 1936? Infine, il vorticoso sviluppo odierno di Cina, India e Brasile - segnato da immagini ipertecnologiche, dai grattacieli sempre più alti, dal fiume d'auto e dalle reti autostradali e ferroviarie, nonché appunto da un'altra olimpiade - occulta la mancanza di democrazia, o la divisione in caste, o più semplicemente il fatto che la forbice tra ricchi e poveri resta altissima e spesso crescente. Insomma, anche il volo di Yuri Gagarin di mezzo secolo fa, al di là del suo valore scientifico, fa parte, come direbbe François Furet, del passato di un sogno:
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