Voto multiplo ai soci "pazienti" delle Banche popolari
Martedi 24 Febbraio 2015 alle 21:51 | 0 commenti
Voto multiplo per i soci storici e tetto al possesso delle azioni: sembra questo l'obiettivo di Assopopolari ora che il decreto banche deve affrontare le commissioni parlamentari. Come ha mostrato la vicenda del Jobs Act, i pareri delle commissioni sono "non vincolanti", e quando sono troppo lontani dalle idee del governo, l'esecutivo guidato da Renzi non si fa tanti scrupoli a forzare la mano.
Perciò se in un primo momento le banche popolari promettevano battaglia all'ultimo sangue a difesa della specificità , ora si mostrano più dialoganti e puntano a dare qualche buon suggerimento alle tante voci amiche che pure trovano nel parlamento e all'interno del governo. E la linea, già emersa nei giorni scorsi, è stata confermata in un'intervista a Radio Vaticana da Alberto Quadrio Curzio, uno dei saggi - assieme ad Angelo Tantazzi e Piergaetano Marchetti - che sta curando l'autoriforma di settore.
«Bisogna favorire - dice Quadrio Curzio - il cosiddetto voto multiplo degli azionisti pazienti, cioè quelli che hanno tenuto le azioni per un periodo più o meno lungo di tempo ma certamente più lungo di un anno. Io penso che una data significativa - spiega il professore - potrebbe essere almeno due anni: gli azionisti pazienti che detengono le azioni da almeno due anni possono fruire del voto multiplo che è previsto dalla normativa italiana e cioè per ogni azione, due voti». Altro accorgimento da inserire nel decreto, prosegue, «è quello di plafonare il possesso massimo azionario con una percentuale che comunque mantenga una distribuzione adeguata dell'azionariato. Tra l'altro - dice l'economista - questa previsione di possesso azionario limitato è già presente in alcune banche italiane. Si tratta di vedere quale possa essere la percentuale significativa per mantenere questa natura di territorialità delle banche». Infine occorre «pensare a modelli di collaborazione, di aggregazione, per quanto riguarda i servizi unificati in modo da ridurre i costi di produzione che stanno aumentando anche per i vincoli normativi che sono sempre più penetranti».
Il tutto per non cancellare la storia del credito popolare: «Il vero punto - afferma Quadrio Curzio - è questo: come mantenere la caratteristica territoriale delle banche popolari cambiando la natura giuridica delle stesse?». Perché le popolari, nota il docente, «hanno rappresentato e rappresentano una componente essenziale di una democrazia economica partecipativa che ha dato contributi importanti allo sviluppo economico non solo in Italia. Dal punto di vista fattuale bisogna prendere atto del disposto normativo, perché da questo bisogna ripensare con riferimento alle banche popolari coinvolte nella riforma quali linee scegliere per mantenere la caratteristica territoriale delle banche quand'anche la forma giuridica cambi». Insomma, la trasformazione in spa è data per acquisita e si tratta di salvare il salvabile.
Di D.P. da Venezie Post
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