"Virgole" ... di un'altra storia, di Paolo Mele senior, da VicenzaPiù n. 207
Sabato 12 Febbraio 2011 alle 10:08 | 0 commenti
Pubblichiamo l''analisi di Paolo Mele Senior di un fatto riportato su VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 207 in distribuzioneÂ
Nel calderone dei grandi numeri il potere si misura nell'ordine dei milioni o quantomeno delle centinaia di migliaia. Firme, voti o baionette. Da Mussolini a Berlusconi, Bossi o Bersani, si coltiva in politica la passione per i mega calcoli. Suffragi popolari e manovre statistiche, sono la chiave di lettura del nostro tempo, anche se il risultato offerto si presta a molteplici interpretazioni, normalmente quelle che rispondono alle aspettative di chi comanda i mezzi di informazione.
Una matematica, dunque, che a differenza di quella tradizionale, è estremamente opinabile ed in cui le unità di misura vere, quelle rappresentate dagli individui fatti di carne ed ossa, non hanno collocazione. Contribuenti, elettori, camicie nere o verdi di un'ipotetica rivoluzione, infatti, sono astrazioni numeriche, senza alcuna rispondenza oggettiva e soggettiva, di cui l'unico fruitore è il provvisorio potere nell'esercizio delle sue avulse determinazioni.
Ci sono poi le "virgole", le minuscole punteggiature di un distinto sistema anumerico che interrompono, ovvero precedono o seguono, i grandi numeri da cui vengono sovrastate fino a frammentarsi e smarrirsi in decimali ed azzeramenti.
Di queste "virgole", anche se provatamente esistono, si fa scarsa menzione. Esse a campione sono i "cittadini" senza una precisa anagrafe ed utile ruolo nei bilanci del suddetto potere, come ad esempio sedicenti apolidi, barboni, questuanti, clandestini, lucciole, zingari etc. destinatari di periodici provvedimenti a carattere meramente speculativo per fini di bilancio o elettorali. Provvedimenti caratterizzati, non a caso, dalla ben nota intolleranza del numero "zero", peraltro rispondente al risultato che, sul piano sociale, gli stessi producono. Provvedimenti destinati ad oscurare temporaneamente il "problema pubblico" da essi proposto, con la presunzione che eliminando gli effetti il problema che li ha prodotti possa essere per un po' accantonato peraltro senza che ci si sia sforzati a trovare per lo stesso una possibile soluzione. Come ad esempio impedire la questua agli affamati o, per diverso, lo stazionamento per strada di prostitute, non chiedendosi poi come faranno i primi a sfamarsi o in quali luoghi continuerà l'esercizio e soprattutto lo sfruttamento del meretricio.
A tale tragico contesto, per far riferimento al concreto, appartiene anche un giovane clandestino nord africano il quale da qualche inverno soggiorna clandestinamente nella nostra ospitale città .
A.K., sono le iniziali del suo nome, alcune notti fa stava morendo congelato non avendo trovato riparo in alcun luogo coperto.
Dopo essere stato infatti allontanato dalle sale di attesa della locale Stazione Ferroviaria, pare abbia cercato rifugio all'albergo dei poveri e presso alcuni Centri d'Accoglienza, dove tuttavia gli sarebbe stato rifiutato ricovero perchè sprovvisto di un documento d'identità .
Solo di primo mattino, ormai semi congelato, è stato soccorso per strada da alcuni passanti. Un gesto di carità cristiana che gli ha salvato probabilmente la vita.
E se fosse morto? Sicuramente i mezzi di informazione avrebbero dato "doveroso" risalto alla sua tragedia, semmai supportando la notizia con il parere autorevole di qualche sociologo, politico d'occasione o buon pensante di dubbia fede, che avrebbero spiegato il perchè e il per come di quanto accaduto rimettendo poi ai grandi numeri le sue "lungimiranti" analisi, prive al solito di concrete soluzioni.
A.K. così si è salvato anche da questo scempio mediatico, ma è un caso, altrove in questi stessi giorni, ci sono stati barboni morti di freddo sotto i ponti delle nostre civili e progredite metropoli o bambini arsi vivi in una fetida baracca di un limitrofo, ignorato mondo.
"Virgole" come si è detto ... di un'altra storia
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