VicenzaPiù 202: tra asfalto e cemento
Martedi 30 Novembre 2010 alle 23:36 | 0 commenti
Reportage dai luoghi all'origine dell'alluvione (da VicenzaPiù n. 202 a pag. 4 e 5)
C'è un timido sole di mezzo autunno che scalda l'aria dopo la grande alluvione che dall'ultimo giorno di ottobre ha colpito il Vicentino. Una sorta di tregua che lenisce un po' il dolore e dà una mano ai cittadini colpiti dalla calamità e ai volontari che li aiutano. Ormai si fanno i primi bilanci, si parla di aiuti al Veneto, i media traboccano di considerazioni sul clima, sulle opere idrauliche, sull'operato della protezione civile (foto Marco Milioni lottizzazione Isola Vicentina).
I riferimenti al dissesto idrogeologico però rimangono pochi. Eppure i dati nonché l'esperienza sensibile dicono il contrario. Così, macchina fotografica alla mano ho deciso di inforcare la bici e di ripercorrere non tanto i luoghi della calamità quanto quelli che alla calamità ci hanno portato. Perché anche se in molti fanno fatica a dirlo, tutti sanno che la cementificazione massiva che dagli anni '60 incede inarrestabile è una delle cause principali, se non la prima, di quanto è accaduto la notte di Halloween.
Colate di cemento a Ovest
Il mio viaggio comincia in una Vicenza fortemente colpita dalle piogge, una Vicenza nella quale due anni orsono il centrosinistra aveva vinto le elezioni in primavera promettendo una diversa gestione del territorio e promettendo un argine alle speculazioni edilizie. Passati appena sei mesi però la debolezza della politica rispetto ai grandi interessi immobiliari è emersa in tutta la sua evidenza: i 40.000 metri quadri di fabbricati terziari che il consiglio comunale comunale ha concesso in Zona Cattane al gruppo Cestaro, all'immobiliare Serena e alla famiglia Strobbe sono solo l'antipasto di una seconda colata di cemento che arriverà nella stessa zona in forza del nuovo stadio con maxi centro commerciale annesso portato avanti dal Gruppo Maltauro e dai suoi alleati. Sulla spalla opposta della città invece Vicenza si lecca ancora le ferite delle maxi lottizzazioni a Ponte Alto ai Pomari. Rogge intubate, palazzoni in stile kitsch Ddr sono ormai la cifra di un lungo nastro d'asfalto e cemento che si dipana in direzione nord.
Il continuum Vicenza-Costabissara
Sulla statale Pasubio palazzotti e palazzoni anni '60 e '70 fanno la combinata con quelli più patinati, ma spesso già cadenti realizzati durante il secondo boom edilizio, quello interrottosi per la crisi è andato avanti sino a tre-quattro anni fa. Tra case a forma di capannone e capannoni che si attaccano alle case, concessionarie in stile archistar, ruderi amiantati e pilastri di cemento armato male in arnese e imbigiti presto dal tempo, tra Vicenza e Costabissara ormai è tutto un continuum. Una volta entrato a Costabissara vado diritto lungo la statale sino al secondo bivio che porta al centro del paese, una delle tante cittadine dormitorio (con zona produttiva annessa), che circondano un capoluogo accerchiato anche metaforicamente. A destra dell'incrocio trovo l'ennesimo parco commerciale-terziario in stile glam: muri rosso sparato, improbabili cornici in bianco smaltato, angoli retti, finiture dal sapore lounge che ospitano più sommessamente un hard discount un parrucchiere fashion, uffici più o meno incistati. Sono tutti uguali. E tutta uguale è l'umanità varia che li frequenta. L'agente di commercio col telefonino incollato all'orecchio a causa del chilo di gel sui capelli, la professionista lampadata con decolleté pneumaticamente avvantaggiato e unghia ricostruita al computer, l'operaio dell'est con partita iva fittizia buona per non far pagare i contributi al datore di lavoro, la cubista con fisico da modella (amica del rappresentante e appena uscita dal parrucchiere), l'artigiano tuttofare che parla o impreca al telefonino (rigorosamente in dialetto), il tizio di 40-60 anni che sta seduto ore al bar a parlare con la barista senza dire nulla. Poi nel parcheggio ci sono i corrispettivi automobilistici, il suv in leasing, la Mini pompata, in leasing, la Smart donata, il furgone bianco più o meno scabinato, la Mercedes 2000 vecchia di dieci anni con dieci anni di ammaccature.
Tra Villaverla e Isola Vicentina
Perso nei meandri di un territorio ricoperto dal sintagma del "metro cubo su metro quadro", svolto a sinistra e me ne vado, sempre a Costabissara, fino alla lottizzazione di via Martiri delle Foibe. Guardando lontano si vedono in lontananza ancora le colline bissaresi e quelle di Monteviale, ma abbassando di qualche grado lo sguardo vedo un panorama di gru ed edifici in costruzione.
Le cose non cambiano quando arrivo a Caldogno o quando da Caldogno mi dirigo verso le nuove zone industriali di Villaverla. Il passaggio da Villaverla a Isola Vicentina poi è lunare. Percorrendo la strada Capiterlina se si guarda sulla sinistra ci si accorge che il piano campagna è sotto di metri. Si tratta della terra rossa e della ghiaia cavata dalle aziende dell'argilla in anni di attività . Le fornaci sono lì vicine. Isola è un altro di quei centri nei quali durante gli ultimi vent'anni si è costruito dio solo sa quanto. La lottizzazione sotto il Monte Grumello, quella nata con la scusa del Vicenza Calcio, è il simbolo di una urbanistica senza ordine. Nel Vicentino, solo tra il 2001 e il 2006, si è edificato per 34 milioni di metri cubi; oltre alla cementificazione pregressa c'è pure quella contemporanea. In questo modo un esercito di sbancatori, addetti al movimento terra, "asfaltieri", "cementieri", cavatori, costruttori, immobiliaristi, banche, ha trovato il suo eldorado, la sua fonte di ricchezza. Molta della quale in nero. «Per far fronte al problema casa, ha proposto la creazione di "new town", quartieri satellite al fianco ad ogni capoluogo di provincia realizzati su terreni ex agricoli che poi potranno essere messi a disposizione delle giovani coppie "con mutui trentennali con rate inferiori" ai prezzi della locazione in essere nelle città capoluogo». Questo è il pensiero del premier Silvio Berlusconi riportato sul Corsera del 31 marzo 2008. Con questo slogan, il capo del Pdl vinse le elezioni. In visita a Vicenza per i disastri del Bacchiglione però non lo ha ripetuto.
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