Vicenza: più che brutta, invivibile
Mercoledi 3 Luglio 2013 alle 18:20 | 0 commenti
Giovanni Bertacche, associazione Vicenza in Centro - Si allarga il lamento sulle deplorevoli condizioni “urbanistiche†della nostra città dopo (solo dopo!) le provocazioni di Oliviero Toscani. Ma, senza facili consolazioni per quello che ci circonda, il suburbio non è da meno nella gara del più brutto urbanistico; è certo che anche questo non costituisce un biglietto da visita invitante per il capoluogo.
Voglio dire che Vicenza non è stato un buon modello per il circondario e di sicuro non ha contribuito a migliorarne il contesto. Anche questo va segnato a suo demerito. Ma perché tanto scadimento urbatettonico dentro e fuori Vicenza? Qualcuno sussurra che è tutta colpa del Palladio: paradossale ma vero. Perché il Palladio con la sua monumentalità e il suo fascino artistico, che attraversa il mondo, incute riverenza e timore; avvicinarsi o anche solo imitarlo comporta uno studio e un allenamento non comuni. Neppure l’Università e tantomeno il Centro studi palladiani offrono strumenti di mediazione culturale. Risultato: i monumenti palladiani solo degli immensi tesori da esibire, ma sempre stando alla larga. E così l’edilizia (per la parte architettonica perché solo di questo si è trattato negli ultimi sessant’anni), è ancora all’anno zero. Macché Palladio, anche le tipologie più popolari che, del poco che ancora ci resta, ci attraggono per il loro calore di umanità , sono state trascurate quando non demolite. Di qui scatole e scatoloni senza vita hanno riempito le nostre periferie e le contigue contrade suburbane, travolte dall’avanzata di gente senza cultura. Questo lo stato che si vorrebbe chiamare architettonico. Urbanisticamente poi lo stesso vuoto culturale, tanto a livello politico amministrativo quanto di quello tecnico; strumenti urbanistici ampiamente in ritardo e per lo più disattesi, hanno completato diciamo così, il disordine. Perché urbanistica vuol dire prima di tutto fare città e cioè: strade, spazi, infrastrutture, verde pubblico, servizi. Abbiamo invece quartieri anche recenti con strade così magre che consentono appena il passaggio di una vettura per volta; scuole, chiese, edifici pubblici senza parcheggio; spazi comuni e verde pubblico inesistenti. Come volete che vivano quelle famiglie e soprattutto quei ragazzi senza neppure uno scampolo di area per il gioco? Certo che la gioventù si riversa nelle vie del centro ove, oltre alle meraviglie architettoniche si gode il respiro della città ; ma perché loro devono vivere, dico vivere, nei ghetti moderni, siano le nostre periferie cittadine o siano i quartieri altrettanto squallidi dei Comuni limitrofi? E fare città e tanto vale anche per la cintura urbana, è un’operazione culturale prima ancora che una faccenda tecnico-politica; infatti vi devono concorrere tutte le componenti della vita da quelle materiali a quelle intellettuali da quelle tecniche a quelle estetiche. Ha prevalso invece l’interesse privato, molto spesso di pochi faccendieri e l’interesse pubblico, male inteso quando non deviato, piegato alla bisogna. Povera città , poveri dintorni! Ora si tratta di rimediare al disordine, ma per ragioni di spazio ne parleremo in altra occasione.
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