Vicenza stavolta non ti salvano gli americani, abbi più coraggio e rialzati da sola!
Lunedi 3 Ottobre 2016 alle 19:36 | 0 commenti
Lavorando in una redazione diventa la normalità avere sotto gli occhi le più grandi e le più piccole ingiustizie sociali, economiche e politiche. Ma anche le ingiustizie dei massimi sistemi sono spesso oggetto di discussione tra noi giornalisti o aspiranti tali, tutti in Viale Milano un po' sognatori che con il nostro mettere le cose scomode nero su bianco speriamo sempre di smuovere gli animi, portare i lettori a reazioni attive alle ingiustizie per veder nascere o rinascere un mondo migliore... nelle piccole e grandi cose. E invece spesso ci si ritrova a lottare da soli, vedendo un paese e nel nostro caso una città , Vicenza, la città sbancata, rassegnata. Del resto i presupposti per sognare, o almeno sperare, non sono dei migliori specialmente per i giovani.
Il mondo del lavoro, quello che ci permette di portare il pane a tavola, sta vivendo una crisi senza precedenti per l'era moderna e industrializzata, nonché "capitalista". Lavoro che, con la sua mancanza, di continuo lascia a casa padri di famiglia e porta all'esasperazione i titolari costretti (almeno quelli "socialmente" sensibili) a decidere ed attuare licenziamenti. E così, anche avere il tanto agognato contratto a tempo indeterminato oggi non significa proprio nulla. Cosa si può sperare senza le più basilari e umane certezze? Torneremo forse a sognare l'America come i nostri nonni e bisnonni? Eppure anche lì si può perdere il lavoro da un momento all'altro, ma questo non perchè arriva un figlio o amico di "qualcuno" ma perché è uno più bravo, spigliato, competente e ti soffia il posto in men che non si dica. D'altro canto, però, questo è il sintomo che la meritocrazia funziona: se sei più bravo di un altro vai avanti, se ti impegni ti danno un bonus. Noi italiani se ci impegniamo ci promettono che non ci lasceranno a casa, e a volte dobbiamo anche ringraziare. Sarebbe inutile portare l'America in Italia.
Se "tu vo' fa' l'americano" ricorda che "sei nato in Italy". Ma, invece di cedere a quello che ci diceva il cantautore "Sient' a mme: nun ce sta niente 'a fa'", dovremmo credere che qualcosa da fare c'è. O aspettiamo solo che dopo la prima e la seconda guerra mondiale arrivi la terza che smantelli tutto, per poi ripartire da zero? Ma seppure sia stata sempre una soluzione assurda, anche se la più frequente nel corso della storia, oggi non è nemmeno contemplata. Perché persino la guerra si è modernizzata ed è entrata silente nelle nostre case tutti i giorni con il Tg dell'ora di pranzo, portando migliaia di morti in tanti luoghi e con tanti strateghi diversi e con armi che non fanno più rumore, perché ormai ci abbiamo fatto l'abitudine. E, quindi, oltre a portare distruzione e morte, come ha sempre fatto, la guerra di oggi, non totale e "unica" ma sparsa in oltre 100 Paesi, non porta il suo unico "pregio", se masochisticamente lo si può definire tale, cioè quello di far ripartire le nazioni da zero annullando debiti, decisioni politiche insensate e disagi sociali ed economici.
Non sarà una guerra a salvare l'Italia e la nostra Vicenza questa volta, e nemmeno i carrarmati americani che arrivano possenti e con la Statua della Libertà riflessa negli occhi a riportarci a galla. Dovremo essere noi stessi, facendo vedere che vince chi lotta correttamente e non gioca sporco. Non dovrebbe essere un'utopia, si chiama giustizia. Che è un atto di coraggio nel 2016, si sa.
Ma se chi uccide, decapita e distrugge lo fa davanti alle telecamere con sguardo fiero e coraggioso, quanto più chi crede nelle giustizia non dovrebbe nascondersi nella rassegnazione!
Vicenza...più coraggio!
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