Vicenza, nasce davanti all’ex Hotel Europa la prima rete in Italia di Comitati anti profughi
Domenica 17 Settembre 2017 alle 10:13 | 0 commenti
"Gli attivisti: non smobilitiamo nonostante la riduzione degli sbarchi, chiediamo al governo l'attivazione dei piani di rimpatrio senza i quali le città continueranno a vivere nell'insicurezza e nel degrado": è così che la nota che pubblichiamo a firma PrimaNoi sintetizza la nuova iniziativa. Si è svolta questa mattina nei pressi dell'ex hotel Europa di Vicenza a Ponte alto, continua la nota, la presentazione della rete dei comitati vicentini che dall'inizio dell'emergenza sul fronte dell'immigrazione, si sono opposti all'accoglienza di quelli che i promotori definiscono da sempre dei falsi profughi. A comporre la rete, troviamo il comitato "PrimaNoi" attivo da oltre due anni in tutto il vicentino, "Lugo dice No", il gruppo "Pro Bolzano vicentino" e il neo costituito comitato "la Val D'Astico dice no".
Assieme a loro le sentinelle di PrimaNoi attive da Tonezza del Cimone fino a Caldogno passando per l'area scledense, Torrebelvicino e il thienese. Contatti sono aperti anche con il comitato "Cittadini Attivi" di Recoaro terme.
La scelta dell'ex hotel Europa per la presentazione è presto spiegata, sopratutto dopo le furibonde polemiche di questi giorni per l'acquisizione all'asta da parte di società collegate ai gestori dell'hotel Adele di via Medici a Vicenza. Per il portavoce di PrimaNoi Alex Cioni, la struttura fatiscente ma ancora occupata da abusivi, rappresenta in modo cristallino cosa è stata l'accoglienza dei migranti in questi anni, "un business sulle spalle dei contribuenti italiani e degli stessi immigrati che ha permesso a pochi soggetti senza scrupoli di arricchirsi fregandose delle conseguenze che in termini di sicurezza e degrado, oltre che in termini economici, ricadono sulla testa di tutti noi".
"La rete dei comitati - ha spiegato poi Cioni - nasce per attivare concretamente un collegamento diretto tra le varie realtà territoriali che vivono il medesimo problema, vale a dire una rete di mutuo soccorso propedeutico alla promozione di ogni iniziativa di piazza e di controinformazione" utile -ha aggiunto poi Gianluigi Feltrin del comitato di Bolzano vicentino - a costruire "un muro alla reiterata accoglienza diffusa di persone oramai universalmente riconosciute come degli impostori".
Non da oggi i comitati avevano denunciato che la "dissennata gestione dell'immigrazione avrebbe comportato una erosione in termini di sicurezza delle nostre città ", così come avevano previsto che il crimine organizzato avrebbe trovato nuova linfa per i propri traffici illegali, non solo nella droga ma anche nella prostituzione tra cui quella minorile.
Tutte situazioni che in effetti si sono manifestate nella loro nuda e cruda realtà a Vicenza come in provincia.
I rappresentanti della Rete no profughi si sono soffermati anche sulla realtà del capoluogo berico chiedendo al Sindaco di Vicenza di "fare meno propaganda ad effetto e di usare gli strumenti a propria disposizione per uscire dalla rete Sprar, la quale - hanno aggiunto Cioni e Feltrin- dovrebbe servire per la seconda accoglienza, cioè per coloro che ottengono il permesso di soggiorno come rifugiati, non per dare ospitalità a dei millantatori. Tra l'altro, l'adesione alla rete Sprar dovrebbe comportare il rispetto delle quote di 2/3 ogni mille abitanti quando Vicenza e Schio da soli hanno in casa più di 1100 sedicenti profughi sui 2400 ufficialmente censiti dalla prefettura".
I comitati insomma non smobilitano nonostante in questi ultimi due mesi i numeri degli sbarchi siano diminuti considerevolemete. I dati ufficiali, certificano che dall'inizio dell'emergenza in Veneto sono arrivate 40.000 persone, ma nelle strutture ne risultano solo 14.000 circa, mentre solo il 20% circa dei richiedenti asilo ottiene il permesso di soggiorno. "Dove sono finite queste persone e di cosa vivono?", si chiedono retoricamente i membri della rete.
Per di più, con il nuovo bando della Prefettura da 74milioni di euro, c'è il rischio che le strutture venete sovrapopolate siano ridimensionate a danno della provincia di Vicenza, che dall'altro giorno ha altri 500 posti letto garantiti dalle solite cooperative. "Una cosa è certa, noi non li lascieremo fare senza rompere le scatole" - è stata la minaccia nemmeno tanto velata degli attivisti della rete.
In conclusione, i rappresentanti della rete hanno ricordato "la singolarità di un Governo che fino a ieri sosteneva l'impossibilità di ridurre gli sbarchi, accusando i refrattari all'accoglienza di essere mossi da sentimenti xenofobi, mentre oggi l'Italia pare aver imboccato la strada per anni invocata dai comitati". Per i comitati - conclude la nota - rimane tuttavia irrisolto il nodo dei rimpatri "senza i quali rischiamo che problematiche come quelle verificatesi a Campo Marzo permangano nel tempo e si estendano in altre zone del capoluogo e in altre città del vicentino dove sono alloggiate queste persone".
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