Vertical, anteprima del nuovo album
Lunedi 28 Maggio 2012 alle 23:40 | 0 commenti
Svago&culturaPiù seleziona particolari eventi di cultura e spettacolo (segnalatecene all'indirizzo mail [email protected]). Il post del lunedì è dedicato alla recensione di un album o di un concerto che coinvolga Vicenza o i vicentini; quello del giovedì passerà in rassegna, come di consueto, proposte curiose, insolite o anche solo idee interessanti per il weekend.
Spesso si sente chiedere se la produzione musicale italiana sia o meno in grado di competere con quella di altri paesi d'Europa, o anche solo se sia o meno in grado di meritarsi il rispetto degli ascoltatori di quei paesi.
E' vero, la "storia" musicale recente vede numerose band e artisti capaci di ottenere attenzione fuori dai patri confini. Ma se la lista si allunga di anno in anno, è altrettanto vero che lo fa sempre con lentezza e, spesso, senza continuità . Nel frattempo accadono alcune anomalie. Ad esempio, capita che Vicenza annoveri, da più di dieci anni, nell'elenco delle band cittadine i Vertical. Metto queste due situazioni a confronto perchè, se devo pensare a un gruppo che meriterebbe di ampliare il numero dei suoi ascoltatori, questi sono proprio loro. Intendiamoci: i Vertical vogliono bene a Vicenza. E Vicenza ricambia. Ogni volta che, negli anni, essi sono scesi in pista - passando attraverso ovvi momenti di pausa e alcuni cambi in line-up - la città ha risposto con calore, riempiendo i locali e amando il loro suono, sempre orgogliosamente strumentale, urbano, con l'inconfondibile urlo dell'organo hammond. Tuttavia, forse sottovalutati perchè privi della figura del cantante frontman, ai nostri non è ancora bastata una serie interminabile di live - tra gli altri, anche in apertura a James Brown (per due volte!) o James Taylor 4et - per affrancarsi quanto basta dal giro cittadino dei locali e "spiccare il volo".
Questa lunga e doverosa premessa perchè ho ricevuto in anteprima dalla band, l'album che i Vertical hanno registrato in vari studi cittadini, oltre che nel loro garage, nei mesi scorsi. Davide Venco, musicista di lunga esperienza e "vicentino a Londra", è tornato all'ovile per seguire le registrazioni e si è occupato del mixaggio nella capitale inglese. Io, dal mio canto, ho solo ricevuto l'album via internet (e come sennò?) in un file unico, senza titolo, e senza i titoli dei brani, con pochissime info aggiuntive, ma con l'autorizzazione a recensirlo. Il primo full lenght dei Verical conta 10 brani suonati dal quartetto base: Paolo Bortolaso (tastiere), Alessandro Lupatin (batteria), Filippo Rinaldi (basso), Nicola Tamiozzo (chitarra). A questi 4, nelle varie song, si aggiungono il sax tenore storico, Andrea Gastaldon, e, ai sax soprano e baritono, Antonio Gallucci. Inoltre ci sono, accertati, i contributi di Massimo Tuzza (percussioni, immenso) e, in una traccia, del giamaicano Ken Bailey (voce / liriche).
Si parte con un brano spinto dal motore della sezione ritmica che prima espone un beat arrotolato, in pieno stile funk '70, e poi svaria su un ritornello retto dall'hammond e da un campionamento di una voce soul, una sorta di predicatore. Da lì in poi, per tutta la durata del disco, il gruppo si diverte a comporre e ricomporre il proprio sound: c'è il pezzo in odore di motown sound (traccia 2, con tanto di basso leggermente scordato, stile race records), c'è il dispari meditativo del terzo brano, dove il tema "cinematico" è cantato da un pianoforte acustico. Le canzoni vanno via via allungandosi e arricchendosi dell'apporto della sezione fiati, mano a mano che ci si addentra nei meandri dell'album: dopo un brano con un gran groove chitarristico - non riesco a capire se si tratti di un riarrangio di Scofield o di un originale - c'è "Putiferio", la traccia 7, già ascoltata in diversi live. Poi, il tempo di prendersi una pausa all'incrocio tra blues all'acquaragia e free jazz, un doppio sax solo (n° 8) - presumo Gastaldon al tenore e Gallucci al baritono - e si arriva a quella che è una della tracce più riuscite del disco. Qui (n° 9) i Vertical mettono d'accordo funk e afro beat, creando una loro visione sonora, personale proprio perchè capace di impastare armoniosamente tra loro diversi tipi di "clichè" musicali. In mezzo (n°4), proprio il brano con il succitato Bailey, una sorta di "pietra miliare" dato che si tratta della prima canzone cantata firmata dal gruppo: un funk nerissimo, che, pure con soluzioni soul e acid-jazz abbastanza classiche, suona fresco grazie alla verve diabolica dei musicisti e del loro illustre ospite. A chiudere, (traccia 10) un poetico piano solo con il pedale del sostenuto che "respira" solo ogni tanto e una lunga coda di riverbero a stempera l'atmosfera.
In conclusione, un lavoro dannatamente maturo, fatto da gente consapevole, capace di sopravvivere nel tempo libero (prima ci sono sempre "gli altri lavori") e capace di realizzare a Vicenza un album più che credibile, che non sfigurerebbe in qualunque altra parte d'Europa e, perchè no, del mondo. La data d'uscita del disco è ancora top secret, ne daremo senz'altro notizia quando riceveremo conferme certe. In attesa di poterlo acquistare, andatevi ad ascoltare i brani che i Vertical stessi proporranno in anteprima nei prossimi live. Andateli ad ascoltare prima che scappino. O meglio, se non volete che scappino, andate ad ascoltarli.
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