Verlato "analizza" il Pd di Vicenza
Mercoledi 1 Agosto 2012 alle 22:28 | 0 commenti
 
				
		Adriano Verlato, Vicenza Riformista - Cercherò, nei limiti del possibile, di analizzare la situazione del mio partito ad un anno dal termine dell'Ammistrazione Variati ed dalle elezioni politiche. Vorrei partire dalla dichiarazione di oggi sul GdV con la quale il sindaco afferma che il partito democratico della nostra città e provincia ha lavorato bene in questi anni. No,non è proprio stato così. (nella foto VicenzaPiù il segretario cittadino del Pd, Enrico Peroni, e Federico Formisano, capogruppo in consiglio comunale).
Il Pd è stato il principale supporter nell'elezione Variati e ne ha avuto in cambio solo una posizione di vassallaggio che, in più di un caso, si è rivelata imbarazzante. C'è una spiegazione? Ce ne sono addirittura due. La prima è la  personalità del sindaco che, pur con modi apparentemente soavi, ama  gestire tutto e tutti. La seconda, correlata alla prima, che, volenti o  nolenti, i due segretari (cittadino e provinciale) hanno subito tutte le  solipsistiche decisioni e dichiarazioni  del sindaco senza alcun senso  di responsabilità nei riguardi del proprio partito. Il risultato è che  molta gente iscritta o che ha votato Pd ritiene pressoché inesistente  il peso del Pd nell'Amministrazione e quindi nella città. Per un  sostegno politico al 34%, al tempo del voto, non sembra un risultato  positivo. C'è da aggiungere  che, pur avendo Variati quelle  caratteristiche, ci hanno messo del loro anche  Ginato e Peroni che non  hanno giustificazioni per il loro non agire. D'accordo che la loro elezione è   stata sponsorizzata dal sindaco, ma, vivaddio, hanno pur sempre un  ruolo imporante dentro il Partito. I corridoi del palazzo, ma anche   strade e  piazze cittadine, riportano che pure gli assessori,  ubbidiscono a bacchetta il loro dominus..
Ora,  al capo  dell'Amministrazione la massima collaborazione va sempre dovuta,  tuttavia c'è pure l'obbligo per un amministratore, nel caso di suo  disaccordo su una decisione del sindaco, di esprimere con fermezza il  proprio punto di vista. E questo non avviene mai.
 Le prossime  politiche non si sa ancora con quale legge elettorale si effettueranno.  Sembrerebbe  che, in caso fosse ancora in vigore il ‘porcellum', noi  democratici faremmo, comunque, le primarie, che sono ottima cosa purché   limpide, trasparenti e aperte a tutti: Iscritti e simpatizzanti. A Roma  ci deve andare chi è capace, volonteroso, indipendente da manovre  eterodirettte e, ovviamente onesto. 
Mi permetto di raccomandare ai  miei concittadini che, quando ci troveremo nel pieno della campagna  elettorale amministrativa, tengano gli occhi aperti su chi siano le  persone inserite nelle varie liste civiche, sul loro partito di  riferimento e sugli appoggi che questo darà a chi e perché. Non si può  sbagliare un voto che dura cinque anni. La città non se lo può  permettere.
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