Veneto Banca: se Modena non andrà e i soci storici non avranno potere di veto, non resta che Atlante. Come stand alone o in fusione con Vicenza
Martedi 31 Maggio 2016 alle 09:23 | 0 commenti
Ubi si è fatta da parte, Bper resta della partita ma ora che l’interlocutore è Atlante (e non più il tandem Ambrosini-Carrus) sembrano ridursi le possibilità di trovare un accordo in extremis per un matrimonio desiderato da sempre ma assai oneroso, complicato nei modi e - nel caso - molto accelerato nei tempi. È così che Vicenza, vale a dire un’aggregazione con la ex popolare con sede ad appena 50 chilometri da Montebelluna, ad oggi appare l’approdo naturale per Veneto Banca se il fondo di sistema uscirà dall’aumento con la maggioranza del capitale.
Un evento che tra gli addetti ai lavori si considera assai probabile ma non matematicamente certo, vista la natura dell’operazione che si appresta a varare la banca veneta: un aumento con diritto d’opzione, uno schema che di per sé rende incerto fino all’ultimo il risultato e, si mormora nel consorzio di garanzia, potrebbe addirittura riservare qualche sorpresa rispetto al capitale sottoscritto alla definitiva chiusura dell’operazione.
Anche perché a Montebelluna c’è uno zoccolo duro di soci - dichiaratamente non privi di risorse - che dopo aver ottenuto una vittoria storica in assemblea all’inizio di maggio a maggior ragione potrebbe cercare di tener salda la presa ora che c’è da decidere il futuro della banca. È l’oste, senza il quale non si potranno fare i conti.
Se Modena non andrà in porto e se i soci storici non avranno potere di veto, non resta che Atlante, con due alternative: il risanamento in versione stand alone oppure la fusione con Vicenza. Non è un mistero che nell’entourage di Alessandro Penati si continui a guardare con interesse alla prospettiva del maxi-polo veneto. Un’aggregazione che andrebbe nella direzione auspicata dal Governo (anche se al Mef si sarebbe forse preferita un’opzione autenticamente di mercato), della Vigilanza (che già due anni fa aveva spinto per un matrimonio Veneto-Vicenza, con quest’ultima destinata a fare la parte del leone) e da alcuni ambienti della politica locale, interessata a blindare la sopravvivenza di una grande banca veneta. Certo rimane l’incognita delle sinergie: per alcuni molte, per altri troppo poche per giustificare un’operazione dai costi sociali altissimi, viste le sovrapposizioni in termini di filiali e di strutture centrali.
Alla presentazione del fondo Atlante, Penati aveva manifestato l’intenzione di completare il turn-around delle banche acquisite nell’arco di soli 18 mesi, impresa non da poco considerata la complessità delle diverse situazioni, il pressing della Vigilanza nonché un contesto di mercato complessivamente pesante per il settore de credito, a cui si aggiunge il pesante fardello del contenzioso.
di Marco Ferrando, da Il Sole 24 ore
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