Il Sole 24 Ore, Veneto Banca: nessun impatto dall'inchiesta
Sabato 21 Febbraio 2015 alle 14:33 | 0 commenti
Professor Favotto, le recenti inchieste su Veneto Banca sembrano evidenziare un patrimonio di vigilanza inferiore di 345,9 milioni rispetto a quello dichiarato a inizio 2013. Quali conseguenze ci saranno, dal punto di vista patrimoniale e operativo, per l'istituto che lei presiede da quasi un anno?
Nessuna: l'inchiesta, partita dal verbale ispettivo consegnato dalla Banca d'Italia a novembre 2013, prende in esame la gestione e l'evoluzione del capitale della banca dal 2009 al 31 marzo 2013.
Questa situazione è stata superata grazie al lavoro che è stato svolto negli ultimi due anni: l'attuale struttura patrimoniale della banca, a partire da un Common equity tier 1 del 9,72%, e dunque oltre la soglia richiesta, è stata certificata dalla Bce al termine del comprehensive assessment che si è chiuso nell'autunno scorso; sul fronte della liquidità , abbiamo 4,2 miliardi immediatamente stanziabili e nei nostri conti non c'è nessun buco che vada tappato.
A maggior ragione dopo i recenti sviluppi, la banca ha in agenda nuove azioni di rafforzamento patrimoniale?
No, stiamo proseguendo sulla strada già tracciata dal nuovo consiglio di amministrazione eletto dai soci il 26 aprile scorso. La prossima tappa è il nuovo piano industriale, che il board esaminerà martedì prossimo.
E dal punto di vista del capitale?
Non abbiamo bisogno di alcun rafforzamento, quindi non prevediamo nè aumenti di capitale nè cessioni oltre a quelle già stabilite e comunicate. Semplicemente, ci limiteremo ad alcune emissioni obbligazionarie, peraltro già in agenda.
Tra le accuse che sono mosse alla gestione precedente, c'è quella degli affidamenti a persone vicine alla banca. Il nuovo cda ha avviato verifiche al riguardo?
Ci siamo impegnati a rendere più efficaci i controlli, con metodologie nuove e trasferendo le funzioni di audit, compliance e controllo rischi direttamente al cda.
Altra contestazione, è quella di aver vincolato l'erogazione di credito alla sottoscrizione degli aumenti di capitale.
Posso assicurare che in occasione dell'aumento dell'estate scorsa, in stretta collaborazione con il collegio sindacale, abbiamo predisposto tutti i controlli necessari prima, dopo e durante la sottoscrizione da parte dei soci, per assicurarci che la direttiva Mifid fosse sempre rispettata in tutti i suoi aspetti.
In cinque anni, dal 2010 al 2014, i soci di Veneto Banco sono raddoppiati, passando da 44mila a 88mila. Non ritiene "sospetta" questa crescita?
No, penso sia da collegare alle acquisizioni effettuate in questi anni.
L'anno scorso, anche recependo le indicazioni della Ban ca d'Italia, il cda è sta??to completamente rinnovato. L'ex ad, Vincenzo Consoli, è rimasto come direttore generale: gode ancora della fiducia del consiglio?
Consoli ha sottoscritto con il precedente board un contratto che lo lega alla banca fino all'aprile 2016. L'altroieri il cda si è riunito e, pur a fronte dell'ipotesi di un passo indietro, si è trovato unanimemente d'accordo sulla necessità che ognuno resti al suo posto.
Ma Consoli, così come l'ex presidente Flavio Trinca, risulta tra gli indagati.
Ciò non può escludere la presunzione di non colpevolezza. Per noi contano gli ottimi risultati ottenuti in questi ultimi dieci mesi sotto la sua guida operativa, che vanno dall'aumento di capitale alla ristrutturazione della rete con i nuovi capi territoriali, fino al progetto di bilancio 2014, decisamente coraggioso, e al budget 2015, già operativo. In ogni caso, la struttura direzionale verrà rinforzata e resa maggiormente collegiale.
In che senso?
Nell'ambito di un ampio progetto di revisione della governance, che nei mesi scorsi ha visto la costituzione di un comitato esecutivo dentro al board, abbiamo deciso l'istituzione di un vice direttore generale e di un condirettore generale.
Tra le questioni tornate a galla con le inchieste, c'è anche quella del valore delle azioni di Veneto Banca: l'ultima assemblea per la prima volta ha deciso una correzione al ribasso, ma il prezzo attuale - pari a 39,5 euro - prevede multipli decisamente superiori a quelli di settore. È un problema?
Affronteremo la questione nelle prossime settimane, dopo l'approvazione del piano industriale. E decideremo quale proposta fare ai nostri soci alla prossima assemblea.
È un aspetto che la preoccupa?
Sinceramente no: la partita vera, per la banca, è la capacità di stare da protagonista sul mercato e la redditività sul medio-lungo periodo.
Sempre a proposito delle azioni, già nella scorsa assemblea diversi soci avevano lamentato la difficoltà a vendere. E il problema non sembra essere stato ancora risolto.
È una situazione che vivo quotidianamente, visto che ogni giorno ricevo diverse lettere da parte dei soci. A tutti rispondo ricordando che la situazione è profondamente mutata negli ultimi mesi: esiste un fondo riacquisto azioni deliberato dall'assemblea da 200 milioni, ma abbiamo potuto utilizzarlo solo in parte perché la nuova normativa ci riduce la possibilità di ricorrervi.
Quindi la lista d'attesa rimane lunga?
Il cda si è dato come criterio quello di dare poco a tanti. Penso che la situazione possa cambiare con il ritorno all'utile previsto nel 2015.
A questo punto, siete ancora più interessati di prima alla possibilità di un'aggregazione?
La mia posizione non è cambiata rispetto a quello che avevo dichiarato nell'assemblea scorsa: dobbiamo vivere l'autonomia sia come un fine che come un mezzo. Anche per questo è fondamentale il processo di rafforzamento ed efficientamento che abbiamo imboccato: dobbiamo essere i più solidi possibile se e quando qualcuno ci inviterà per proporci un'aggregazione.
In Veneto, come già era avvenuto proprio durante l'ultima assemblea, c'è chi grida al complotto contro la banca. È d'accordo?
Assolutamente no. Anzi, confermiamo la piena fiducia nella Magistratura.
Qual è stata la reazione di soci e clienti?
Vediamo con soddisfazione che il livello di fiducia verso la banca non ha subìto alcun contraccolpo e resta alto.
di Marco Ferrando, da Il Sole 24 Ore
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