Veneto Banca, Bruno Zago, presidente dei Grandi Soci: "sono ottimista ma tutto fa credere che finirà come BPVi"
Martedi 21 Giugno 2016 alle 10:36 | 0 commenti
Veneto Banca, a poche ore dalla chiusura del termine per acquistare le azioni fra i grandi soci è l’ora del rompete le righe. Ognuno per sé, nessuna presa di posizione va considerata come espressione condivisa da tutto il gruppo ed è la stessa associazione «Per Veneto Banca» a diffondere una (probabilmente ultima) nota in cui si ricorda la libertà di ogni socio a sottoscrivere o meno l’aumento di capitale, «secondo le proprie possibilità e i propri interessi». Bruno Zago, presidente del comitato, ripete quanto detto venerdì all’ultimo incontro informativo a Castelfranco.
«C’è tantissima gente disponibile ad aderire ma il capitale che si metterebbe insieme è poco. Sono ottimista di natura ma realisticamente tutto fa pensare che la vicenda finisca come con la Popolare di Vicenza». L’interrogativo ritorna sulle aspettative alimentate dallo stesso Zago, una dozzina di giorni fa, quando ritenne plausibile un’adesione già superiore al 50% del miliardo richiesto. «Avevo raccolto l’interesse di fondi americani – spiega oggi – che però poi nessuno si è premurato di coltivare. La loro condizione era quella che vi fosse uno zoccolo di una quindicina di investitori “forti†in grado di presidiare la gestione dell’istituto. Ma il consenso nell’associazione risultò modesto».
Se Loris Tosi, uno dei fondatori dell’associazione, attraverso il Gazzettino ha voluto rimarcare il fatto che, sulle previsioni di successo dell’aumento di capitale, Zago avrebbe parlato «a titolo personale», lo stesso presidente lascia intendere che, con tutta l’attenzione che c’è sulla vicenda da parte degli organi di vigilanza, diventano comprensibili, per pura prudenza, anche le prese di distanza. Rimane il fatto che, nella sua interpretazione di quanto avvenuto fra i grandi soci negli ultimi giorni, la refrattarietà rispetto all’ingresso di Atlante (condizionata dalla pretesa del fondo stesso di detenere la maggioranza) non si sarebbe mantenuta granitica come all’inizio, a vantaggio, invece, della ricerca di un assetto di convivenza con il fondo presieduto da Alessandro Penati. Di una creazione, per dirla in altro modo, di spazi di trattativa da intavolare in un secondo momento, facendo leva anche sulle potenziali conseguenze che potrebbero sorgere da contenziosi giudiziari. «Questo tipo di approccio non è però nelle mie corde – spiega ancora Zago – e questi discorsi non li farò mai. Se si potrà lavorare ancora insieme per il futuro della banca, io sono a disposizione. Per il passato, per i soldi che comunque anch’io ho perso, sono certo che si sapranno trovare pacificamente le migliori soluzioni».
«La nostra associazione – si accoda Tosi - non è certo sorta per affrontare la dimensione legale del problema, della percorribilità o meno delle azioni giudiziarie non si è mai parlato in alcuna riunione. Nel rispetto della piena libertà di ciascuno, poi, di attivarsi come meglio crede». E che dire delle forme di scoraggiamento che la banca sta attuando verso gli azionisti orientati ad aderire all’aumento di capitale? «In effetti mi giungono voci di una burocrazia tutt’altro che semplice per compiere questo atto. Ma non sono in grado di dire se gli ostacoli siano davvero stati voluti dal Consiglio di amministrazione».
Di Gianni Favero, da Il Corriere del Veneto
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