Roberto Vecchioni e il culo Biblico
Domenica 27 Maggio 2012 alle 01:08 | 1 commenti
Ieri sera, sabato, nel programma di 20 spettacoli musicali che hanno accompagnato il Festival Biblico , dalle 21.30 hanno generato emozioni le note di Roberto Vecchioni per il suo «I colori del buio» in piazza dei Signori. Più di duemila le persone di tutte le età rimaste ad ascoltarlo nonostante la pioggia non violenta ma intermittente ne abbia allontano forse altrettante. Forti le suggestioni generate dalla sua voce in una piazza che, lo ha sottolineato lui stesso mandando ulteriormente in visibilio il pubblico presente, «è stupenda e non lo dico per farvi contenti perché ne ho fatti di spettacoli in piazze di merda!».
Ecco, ora speriamo che qualche benpensante di turno non se ne venga fuori con anatemi contro l'artista brianzolo che non ha lesinato altre parolacce (?) come «minghia, culo ..» nei suoi intermezzi parlati che hanno attirato applausi a scena aperta per il loro contenuto. Non ci dicano che certe parole non vanno pronunciate durante un "Festival biblico" perché, come nel caso di Vittorio Sgarbi, sono i contenuti e non i loro "veicoli" a dover prevalere nel dare una valutazione dell'artista.
«Ora vi canto un inno alla coerenza» ha detto anche Vecchioni, che a Napoli ha rinunciato alla presidenza del Forum delle Culture, ed è al testo di quella canzone e alla sua rinuncia, forse, che si dovrebbe prestare attenzione in una città che continua a predicare la coerenza senza praticarla anche nel palazzo che domina nella piazza del concerto.
«Non immaginavo proprio che oggi avrebbe piovuto» ha proseguito Vecchioni ed ecco la goccia più da brividi che è piovuta sulla testa dei presenti: «Questo tempo, da caldo a freddo, da freddo a caldo potrebbe fare del male a un vecchio come me. Ma se mi dovesse succedere qualcosa proprio stasera, ve lo dico, non mi dispiacerebbe leggere in questa stupenda piazza una lapide: "Roberto Vecchioni nacque a ..., morì a Vicenza».
L'avrà detto per provocare la gente e il suo applauso, ma da stasera ci piace ancora di più vederlo vivere e continuare a trasmettere emozioni. Ne abbiamo bisogno.
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