Variati e manifesto Verso Nord: "Ecco perché ho sottoscritto il manifesto Cacciari - Miracco"
Venerdi 23 Luglio 2010 alle 16:19 | 0 commenti
VicenzaPiù n. 196 (da domani sabato in edicola) - Un Nord trasversale. Contro la Lega
Anticipamo le dichiarazioni a VicenzaPiù di Variati su Verso Nord e pubblichiamo in anteprima il manifesto, che alle 17 viene presentato dai firmatari a Mogliano.
di Achille Variati
‘Verso Nord' non è l'atto di fondazione di un nuovo partito politico. Di partiti ce ne sono già tanti, forse persino troppi".
"È un equivoco che va eliminato subito - continua Variati -, anche perché credo che nessuno di coloro che lo ha firmato, e io per primo, lo avrebbe fatto se la prospettiva fosse stata quella di una nuova forza politica. ‘Verso Nord' è meno di un partito, e al contempo è di più: è un manifesto che prova a costruire la base comune su cui personalità politiche molto diverse possono confrontarsi. Alcuni di noi in passato si sono anche combattuti, come me e il portavoce di Gianfranco Galan, Franco Miracco. Ma c'è anche chi non ha mai fatto parte di un partito. Il tratto comune è quello di persone che si sentono e vogliono essere libere, al di là dell'appartenenza o vicinanza a un polo piuttosto che all'altro, di riflettere e confrontarsi sul destino del nostro Paese e della nostra terra.
Muoviamo da una delusione che ci accomuna, a destra come a sinistra: entrambi i poli, con Berlusconi e Prodi, hanno dimostrato l'incapacità di governare. Da una parte la sempre promessa e mai realmente attuata "rivoluzione liberale" di Berlusconi si sta appiattendo sul populismo leghista, dall'altra il riformismo europeo promesso dal PD stenta a tradursi in proposta politica convincente. ‘Verso Nord' punta a chiamare a raccolta coloro che scelgono di tirare fuori la testa da questa situazione. Governare non significa dire, come fa la Lega: "va tutto bene". Chi lo pensa è fuori dalla realtà e prende solo in giro i cittadini.
Noi vogliamo ragionare su ciò che oggi non va bene, sulle domande sociali che non trovano risposta, e assieme trovare contromisure, elaborare soluzioni e nuove prospettive. Vogliamo creare le condizioni culturali, prima ancora che politiche, perché una vera stagione di riforme possa prendere piede. E crediamo che intelligenze dell'uno e dell'altro campo possano dialogare al di là delle ideologie, costruire ponti e intraprendere un percorso migliore dei vicoli ciechi in cui gli ultimi 15 anni di politica italiana ci hanno intrappolato.
Verso Nord, appunto. E per un'Italia più vicina all'Europa. È un viaggio che sentiamo il dovere di provare a fare. Chi ha idee, venga con noi.
Achille Variati
Ecco il manifesto (scaricabile anche in versione pdf all'inizio di questo pezzo)
VERSO NORD
Un'Italia più vicina all'Europa
L'attuale sistema bipolare non è più un'utile rappresentazione della società italiana; è anzi un ostacolo alla modernizzazione del paese e ne impedisce uno sviluppo ordinato e solidale. A destra la rivoluzione liberale promessa da Berlusconi cede il passo al populismo e al localismo leghista, a sinistra il progetto riformista del partito democratico si dimostra incapace di uscire dall'antico grembo della socialdemocrazia.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i due schieramenti si sono fronteggiati l'uno contro l'altro per quindici anni in uno sterile referendum pro o contro Berlusconi, che non ha prodotto nessuna delle riforme necessarie per rendere l'Italia un paese più moderno, competitivo e più giusto.
Il distacco dei cittadini dalla politica e la diffidenza verso tutto ciò che è pubblico è altissima, in particolare al Nord del paese, ove aumenta a dismisura la sfiducia per il modo in cui lo Stato utilizza i soldi che chiede ai cittadini.
Serve quindi all'Italia ed al Nord, locomotiva non solo economica del paese, ma anche modello sociale più dinamico, moderno e avanzato, una nuova offerta politica che di questo sia espressione. Un progetto che ponga al centro della sua azione la crescita e la coesione sociale, capace di suscitare passione civile e partecipazione democratica e che sappia essere:
• radicalmente riformista;
• partecipe di una tradizione culturale e politica liberaldemocratica ed europeista;
• ispirato al valore dell'unità nazionale, ma fortemente radicato e autonomamente organizzato nel territorio del Nord, dei cui interessi vuole essere interprete;
• esigente nel richiedere rigore, responsabilità e comportamento esemplare a chi esercita il potere pubblico;
• punto avanzato e creativo di dialogo tra laici credenti e non credenti.
Le donne e gli uomini che sottoscrivono questo manifesto intendono promuovere la nascita dell'iniziativa politica denominata "Verso Nord - un'Italia più vicina all'Europa", capace di raccogliere il consenso necessario a far uscire l'Italia dalla contrapposizione improduttiva degli attuali schieramenti e imporre finalmente i tempi dell'"Agenda delle riforme", unica vera priorità per uscire dalla recessione economica e dalla crisi che affligge la politica italiana.
I sottoscrittori di questo manifesto condividono quindi la volontà di dar vita a un'iniziativa che sfidi le forze politiche a superare l'attuale indecente legge elettorale, rimettendo la scelta dei rappresentanti parlamentari nelle mani degli elettori. "Verso Nord" intende porre al centro della propria azione la seguente agenda di priorità , alta ed ambiziosa come solo una forza giovane e coraggiosa può osare dettare.
1. Meno Stato, uno Stato migliore
Occuparsi di chi ha davvero bisogno e necessita di aiuto è lo scopo più nobile della politica. Ma la protezione sociale che lo Stato assicura oggi ai suoi cittadini è insufficiente e molto squilibrata.
Lo Stato potrà garantire una protezione sociale adeguata soltanto se sarà capace di sradicare ogni spreco nelle pubbliche amministrazioni centrali e periferiche, riformando radicalmente in senso federalista tutto l'apparato pubblico.
Ciò significa ridurre drasticamente il numero dei parlamentari e dei consiglieri regionali, sopprimere gli enti inutili e le province, accorpare i piccoli comuni, investire nell'infrastrutturazione telematica anche per eliminare alla radice ogni passaggio burocratico inutile.
La riforma federalista dell'apparato pubblico, inoltre, non può essere limitata al solo aspetto delle entrate fiscali, ma deve essere accompagnata dalla chiara attribuzione di responsabilità , con meccanismi automatici di commissariamento e sanzioni politiche, quali la successiva ineleggibilità , per gli amministratori di regioni ed enti locali che necessitano di trasferimenti straordinari per il ripianamento di deficit di bilancio.
2. Vera sicurezza e una giustizia civile che funzioni
Primario compito dello Stato è la sicurezza e l'incolumità fisica dei propri cittadini.
La lotta ad ogni forma di illegalità è essenziale perché i cittadini possano sentirsi protetti e garantire allo Stato la necessaria legittimazione sociale.
Ma altrettanto essenziale è anche il diritto del cittadino di ottenere giustizia nelle piccole o grandi controversie che possono interessarlo in sede civile. La giusta, ma ossessiva attenzione per il processo penale non deve infatti far dimenticare il tragico stato in cui versa la giustizia civile.
Paralizzata da cinque milioni di cause pendenti, la giustizia civile opera in tempi mediamente superiori ai sette anni. Il cittadino italiano vede negato il suo diritto ad un giudizio equo ed efficace. Questo problema compromette la competitività del paese, alimenta sfiducia, carica di costi inutili le imprese e dissuade gli investitori stranieri.
Vanno semplificati i riti del processo civile e promossi gli istituti deflattivi come la conciliazione. E' necessario, inoltre, azzerare con ogni mezzo l'arretrato, investire in informatizzazione e personale amministrativo, introdurre criteri di efficienza e responsabilità per i magistrati, ridurre e razionalizzare le circoscrizioni giudiziarie.
3. La società dei doveri. Un nuovo patto fiscale
Una società che non abbia al proprio centro il concetto del dovere - verso gli altri e verso ciò che è comune - non ha futuro. Fino ad oggi il nostro Paese si è retto su un perverso equilibrio di irresponsabilità : da un lato un esercito di lavoratori del pubblico impiego iper-garantiti, dall'altro un esercito di partite IVA per le quali la fedeltà fiscale è stata rimessa più alle singole virtù che al sistema di controllo. In mezzo, gli onesti dell'una e dell'altra parte e tutti gli altri cittadini cui questa impostazione ha lasciato in premio il debito pubblico che oggi soffoca il Paese. E' un patto scellerato che va quanto prima eliminato.
Il ripianamento del deficit dello Stato deve essere finanziato con i risparmi di spesa e con le maggiori entrate derivanti dalla crescita economica. La lotta all'evasione deve invece essere utilizzata esclusivamente per abbassare le imposte a chi già le paga.
La riforma fiscale è necessaria anche per superare l'iniquità dell'IRAP e di una forbice intollerabile tra la tassazione sui redditi da lavoro e quella sui redditi patrimoniali. Bisogna creare un sistema semplice, con imposte leggere per chi le paga e sanzioni pesanti per chi cerca di non pagarle.
4. Amici di chi fa impresa
I lavoratori dipendenti, i lavoratori autonomi, gli artigiani e i piccoli imprenditori sono diventati, in larga parte del Nord d'Italia, i nuovi "ceti popolari". In queste terre il lavoro e l'impresa non sono, da tempo, fattori contrapposti. Operai, lavoratori polivalenti, figure professionali di altissima mobilità e flessibilità condividono quotidianamente con i loro datori di lavoro il rischio d'impresa e considerano questa condivisione un valore. "Verso Nord" difende il valore sociale dell'impresa ed è amico di tutti coloro che quotidianamente ne affrontano il rischio. Occorre da subito ridurre l'enorme differenza tra il costo aziendale di un lavoratore dipendente ed il netto in busta percepito da quel lavoratore. Bisogna ridurre la burocrazia che grava sulle aziende e garantire un accesso al credito più semplice, soprattutto per le piccole imprese. Serve un piano di sostegno selettivo alle imprese, soprattutto a quelle più piccole, che investono in ricerca ed innovazione, che si aggregano per aumentare la loro competitività , che affrontano con coraggio le sfide dei mercati internazionali.
Serve un impianto di regole e meccanismi idoneo a premiare chi sceglie di produrre nel nostro Paese, generando la ricchezza diffusa del lavoro e non soltanto la ricchezza personale dei proventi derivanti da attività produttive dislocate all'estero.
5. Scommettere sulla concorrenza e sul merito
In epoca di crisi la concorrenza non va più di moda, ma oggi più che mai concorrenza significa più efficienza, più produttività , servizi migliori e prezzi più bassi per gli utenti. E quando vi è concorrenza prevale il merito.
Nei rapporti con i Paesi emergenti l'Italia e l'Unione europea non devono cedere a tentazioni protezionistiche, ma hanno il dovere di impedire che la globalizzazione si trasformi nell'impossibilità di competere per chi sceglie di produrre in Europa.
Serve un nuovo piano di liberalizzazioni di mercati ancora troppo chiusi: poste, ferrovie, autostrade, aeroporti, servizi pubblici locali, energia. Sino ad oggi, infatti, quello che ha conosciuto il nostro paese assomiglia più a privatizzazioni che non a liberalizzazioni; privatizzazioni spesso attuate senza i necessari capitali, con acquisizioni a debito e conseguenti esigenze di riorganizzazione che si sono tradotte in esuberi e riduzione dell'occupazione. Tutto ciò non dovrà più succedere.
Anche la riforma dell'ordinamento delle libere professioni deve essere l'occasione per un'apertura e una modernizzazione in senso europeo di un settore vitale dell'economia del paese, capace di superare ogni chiusura corporativa e di allargare gli spazi di competizione interna, anche tariffaria.
6. Per i giovani: abbattere i muri del privilegio e della precarietÃ
Occorre abbattere il muro che separa e protegge chi è "dentro" il sistema del posto fisso a tempo indeterminato da chi è "fuori", in massima parte giovani. Non possiamo rassegnarci a diventare la società dei padri del posto fisso e dei figli del lavoro precario. Bisogna tutelare non il posto fisso ma l'impiego, aumentando la flessibilità del mercato del lavoro cui deve fare da contraltare lo sviluppo delle tutele nel mercato, sia attive (incentivi e servizi a favore del primo impiego dei giovani e del reimpiego dei disoccupati) che passive (ammortizzatori sociali e sostegni ai disoccupati e meno abbienti).
L'altro muro da abbattere è quello di un welfare che oggi dà ai giovani il 20% di quanto hanno i giovani degli altri paesi europei e che trascura milioni di lavoratori autonomi, le cui tutele assistenziali non sono comparabili con quelle dei lavoratori dipendenti. E' un altro muro da abbattere, anche per garantire una maggior mobilità tra lavoro dipendente ed autonomo. Servono per questi lavoratori invisibili contributi economici per l'inserimento nell'attività , assegni di servizio per i periodi di disoccupazione, sostegno per attività di cura e assistenza in caso di malattia, aiuti per l'avvio di nuove attività imprenditoriali.
Serve soprattutto una scuola superiore che premi il merito, garantendo così pari opportunità tra figli di ricchi e di poveri, che elimini i privilegi baronali e le rendite, stimoli la competizione e l'ambizione dei giovani meritevoli e desiderosi di restare a lavorare e formare una famiglia in Italia.
Premiare il merito, prescindendo dalle possibilità economiche dell' individuo, deve essere il fattore trainante di una nuova mobilità sociale verso l' alto.
7. Immigrati: bravi cittadini, cittadini italiani
Tutti gli esseri umani che rispettano le nostre leggi, a cominciare proprio da quelle che disciplinano il fenomeno dell'immigrazione, hanno il pieno diritto di risiedere nel nostro paese; di non essere discriminati in ragione della loro razza, dei loro usi o del credo religioso; di poter contribuire a far crescere la nostra società e la nostra economia lavorando nelle nostre aziende o ponendo in essere essi stessi nuove iniziative imprenditoriali; di mandare i loro figli nelle nostre scuole.
Viceversa, chiunque violi le nostre leggi, ivi comprese quelle sull'immigrazione, conducendo una vita contigua o dedita ad attività criminali, deve essere rimpatriato.
Il diritto di voto non è un diritto dell'uomo, ma del cittadino. La cittadinanza non è un diritto fine a se stesso, ma un diritto che implica numerosi doveri, quali anzitutto la piena accettazione dei principi del nostro ordinamento e la conoscenza della nostra lingua.
L'ottenimento della cittadinanza italiana da parte degli immigrati adulti deve dunque essere un obiettivo sempre conseguibile per chi rispetta quei doveri e non, viceversa, un automatismo che prescinda dalla loro osservanza.
8. Federalisti per valorizzare le differenze
La chiave del nuovo riformismo è la valorizzazione delle differenze. Un riformismo ispirato alla solidarietà , al confronto tra differenze, nemico di ogni indistinto appiattimento. L'Italia è un paese ricco di differenze, a partire da quelle territoriali: ciò costituisce una risorsa se esse vengono riconosciute e rese produttive, se prevale una vera cultura federalista e autonomista, fondata sulla responsabilità e aliena da ogni ottuso egoismo. Il federalismo è la forma istituzionale che consente maggiormente di coniugare, in modo efficiente e giusto, il valore della solidarietà con il principio della responsabilità e della sussidiarietà . Siamo convinti che il federalismo produrrà i suoi effetti più profondi non tanto nel Nord quanto nelle regioni del Sud, che devono affrontare - a loro beneficio - l'era del post assistenzialismo.
9. Mettere il Nord in rete
Urge un nuovo piano di infrastrutture ferroviarie, stradali, portuali, interportuali e telematiche sui cui ritardi il Nord e l'intero paese rischia l'isolamento dall'Unione Europea e dai nuovi traffici di merci con i nuovi mercati orientali.
La rete oggi rappresenta il primo veicolo per lo scambio di informazioni ed è strumento insostituibile di lavoro per imprese, privati e pubblica amministrazione. Da bene di consumo, il collegamento ad internet è diventato strumento di produzione di valore aggiunto. Occorre un piano di investimenti per coprire il territorio nazionale con una rete in grado di garantire la connessione al web in banda larga ed evitare così, soprattutto alle regioni del Nord, un gap digitale con i paesi più avanzati che rischia di pregiudicare la capacità delle nostre aziende di competere sui mercati internazionali.
10. Energia e terza rivoluzione industriale
L'accordo europeo sul clima che impone la riduzione delle emissioni di CO2, il risparmio energetico e lo sviluppo di fonti rinnovabili di energia, impone all'Italia una terza rivoluzione industriale capace di produrre ricchezza con un minore consumo di energia e di materie prime. Le norme fiscali devono incentivare i processi produttivi, le costruzioni, i trasporti e i comportamenti personali rispettosi dell'ambiente.
Oggi è possibile avere edifici a energia positiva, aziende industriali coproduttrici di energia, sistemi di riuso e di riciclo di materiali capaci di produrre reddito. Tutte queste novità devono essere incentivate con fondi di rotazione appositi. Anche i termovalorizzatori possono essere oggi realizzati senza preoccupazioni per l'ambiente e la salute. Il territorio e in particolare le coste devono essere oggetto di una pianificazione integrata che li salvaguardi e li valorizzi in senso naturalistico e turistico.
* * * *
"Verso Nord" si organizzerà nelle prossime settimane sul territorio del Nordest, collegandosi ad analoghe iniziative nell'intero Nord del paese attraverso la costituzione di comitati promotori su base locale, manifestando fin d'ora la disponibilità ad intraprendere percorsi comuni in forma federata con movimenti e forze politiche nazionali o territoriali ispirate a valori compatibili con i contenuti di questo manifesto ed animate da autentica volontà riformatrice e passione civile.
"Verso Nord" chiede l'adesione di tutti coloro che ne condividono i contenuti e gli obiettivi, indipendentemente dalla loro collocazione fuori o dentro uno degli attuali soggetti politici. L'iniziativa è rivolta sia alle nuove generazioni di riformisti sia a coloro che, rispecchiatisi in passato nei valori delle forze politiche moderate e riformiste che hanno garantito lo sviluppo economico, sociale e politico dell'Italia nel dopoguerra, non trovano adeguata rappresentanza nell'attuale sistema politico.
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