Variati, Bulgarini, lo scudo, i tecnici e il ponte levatoio: inizia ora l'ultima marcia su Roma
Lunedi 10 Giugno 2013 alle 22:50 | 0 commenti
Senza la necessità di doversi costruire il consenso locale per la prossima amministrazione, visto che i suoi obiettivi sono ben altri, e di Roma o Venezia avremo tempo per parlarne, Achille Variati ha operato le sue scelte per la giunta con una "spietatezza" inusitata in un rumoriano come lui, si sarebbe meravigliato qualcuno.
Come se i dc avessero dispensato solo giuggiole e coccole per gestire il potere, direttamente per decenni nel e col loro partito unico e poi continuando a farlo, dopo una fortunata e camaleontica diaspora post tangentopoli, in e con tutte o quasi le sigle che si sono formate, da Forza Italia al Pdl, dalla Margherita al PD. Fino ad arrivare al capolavoro marketing delle civiche, il burka perfetto per tante facce sempre uguali a se stesse.
Variati non è mai arrivato, finora, ad emergere a livello nazionale e siccome l'uomo non si accontenta di essere ricordato come uno dei migliori, bisogna riconoscerlo, ufficiali di complemento, eccolo preparare l'ultimo assalto ai galloni da generale cavalcando l'unico partito in cui può primeggiare e che può, quindi, coronare i suoi sogni, quello dei sindaci.
Per non perdere troppo tempo, quindi, nella gestione della città , specialmente ora che le scarse risorse locali poco margine operativo lasciano proprio ai borgomastri, Achille Variati ha messo in campo una squadra bipolare a livello politico (lui e il suo fidato braccio destro Bulgarini d'Elci) con un doppio scudo verso la sua lista grazie alla promozione di Nicolai e verso il Pd grazie a quella di Dalla Pozza e con un tris di tecnici a rendere attuabili le decisioni strategiche dei due top gun e della coppia di body guard: il segretario generale Caporrino, il dg Bortoli e il ragioniere generale Bellesia. Per realizzare questo schema il sindaco ha "fatto fuori" chi, per un motivo o per l'altro, poteva distrarlo dal suo obiettivo. Ecco, quindi, che con determinazione Variati fa a meno, queste le sue valutazioni, dell'inefficiente Giovanni Giuliari, al cui posto issa e sterilizza Isabella Sala, del poco fidato Tommaso Ruggeri, un po' amenduniano, un po', tanto, amico del non più Gianni Giglioli, e del non più giovane, oltre che non più emergente, Pecori, emblema della stella cadente del vecchio potere. Potere che quando crolla rischia di trascinare con sé chi gli è stato o gli sta a fianco. E Variati non è tipo da farsi trascinare, maestro com'é nell'attorniarsi, una volta costruito il castello centrale, di un fossato di assessori, gli altri della sua squadra, utilissimi.
Ma destinati a scorrere placidi sotto il ponte levatoio, quello da cui Achille inizierà la sua, ultima, marcia. Su Roma, dopo quella test che lo ha portato a fare da testimonial vincente a Treviso.
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