Variati e il bucolico Cicero, per il tris storico
Venerdi 27 Agosto 2010 alle 11:44 | 0 commenti
Memore delle sue origini pratiche e legate alla terra (bambino siciliano portato dal papà nell'allora colonia libica) Claudio Cicero, mister rotatoria o, fate voi, mr. 9% (i voti presi con la sua civica alle ultime comunali, prima snobbati dal ‘suo' centrodestra, poi ‘neutralizzati' al ballottaggio dalla cavalcata vittoriosa di Achille Variati), di fronte all'ipotesi (certezza) di un ingresso nella maggioranza della sua lista Impegno a 360°), lo condiziona con una richiesta forte ma bucolica.
"Se mi chiedono di arare, mi devono dare l'aratro. Con la zappa non si fa molta strada", dice Cicero, che ora divide il suo genio tra il suo lavoro alla Micro-Vett di Imola (mezzi elettrici per la logistica) e le puntate in Consiglio e dintoni. A reali poteri (leggi deleghe) e a concrete attività è, quindi, legato l'abbraccio con Cicero, che per poter rimettere sul piatto i suoi voti in funzione delle prossime amministrative, quelle del 2013 a cui il patto col ‘diavolo' del politico di scuola democristiana Variati è razionalmente finalizzato, ha bisogno di visibilità , quella che gli diedero le rotatorie e le missioni a Roma con annesso grande uso dei media. E senza ‘cose da fare", quelle in cui Cicero in effetti brilla per creatività mista a una buona dose di tecnicismo, l'ex Msi e An (ma poco amato dai suoi per l'indole autonoma e decisionista), quanti di quel grande pacchetto di voti del 9% si ricorderebbero di lui quando bisognerà rimettere nell'urna la nuova scheda? Dare visibilità a Cicero, con la consapevolezza di doverne gestire i sinceri ma dirompenti ardori, è interesse e necessità anche per Variati. Che, questa volta, dovrà far ‘quadrare' il cerchio (non solo dell'amore rotatorio e del nome della lista di Cicero, ma anche di qualche malessere interno alla Giunta), sposando l'ampliamento della maggioranza e il rimpasto di giunta all'avere nuovi amici e al non crearsi nuovi nemici, leggi Tosetto e Dalla Pozza, i tenutari di parte delle deleghe storiche ciceriane. Achille Variati ha la possibilità di aggiungere un solo assessore e l'unica delega libera è quella al turismo, ancora nel suo personale paniere. Si parla, quindi, rimpasti o non rimpasti, di un seggio assessorile per l'Udc del mite Massimo Pecori e di una delega forte per il consigliere Cicero, legata alla nuova viabilità vicentina post indennizzi per quella base Usa che Cicero voleva, ma associata al mantenimento dell'aeroporto ora cancellato senza grandi rumori da parte di chi ci spese grandi battaglie e promesse elettorali.
Ma Variati ha fretta di ripartire a settembre con uno spartito completo e credibile dopo i tormentoni dell'estate e statene certi che lui non lo dà ad intendere ma nella sua testa tutto è chiaro quando, in attesa di dare gli ultimi, programmati, tocchi di pennello al nuovo affresco della Giunta, dice «Non sono in discussione posizioni e incarichi, ma i programmi, cosa vogliamo fare per la città ". Che, poi, è il leit motiv che ha sempre ribadito per spiegare l'acquisto del nuovo mantello (o scudo) per la Giunta attuale: la priorità è un'intesa sulle linee programmatiche dei 30 mesi che mancano alla fine del mandato, ma soprattutto per il possibile inizio del successivo, in barba a chi non credeva che Variati volesse anche il ‘primo', che poi sarebbe il secondo. Da far diventare storico per la politica locale con un tris inedito.
E Variati, da buon matematico, i conti li sa fare. Anche se ora dovrà spiegarli a tanti.
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