Variati al giro di boa
Sabato 16 Luglio 2011 alle 22:41 | 0 commenti
La giunta comunale vede ormai il traguardo dei cinque anni, ma non si è data alcun obiettivo di lunga portata in una città in cui dominano gli interessi particolari (da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 217)
La giunta comunale di Vicenza ha compiuto i tre anni di vita e ha idealmente passato il giro di boa che la porta verso il quinquennio di fine consiliatura. Ma il sindaco democratico Achille Variati può proclamarsi campione d'inverno? Che voto merita l'amministrazione di centrosinistra?
Il voto è basso, ben al di sotto della sufficienza. Anzitutto a questa maggioranza e alla giunta in particolare è mancato e manca un orizzonte politico culturale e civico anche di mera parvenza. Il documento, di scarso spessore tecnico-scientifico peraltro, che più dovrebbe dire qualcosa in tal senso, ovvero il Pat, è la solita accozzaglia di interessi più o meno particolari sotto l'egida di uno sviluppo ormai ridotto a vuoto mantra. Alcuni esempi? Non c'è traccia di un piano della viabilità serio sul lungo periodo (quante auto, moto, bici, circolanti oggi? Quante se ne vogliono in circolazione tra dieci o quindici anni?) Non c'è traccia di pianificazione di una infrastruttura più importante di quella viaria che è quella della connettività a banda super larga. Non c'è traccia di una seria e completa pedonalizzazione totale del centro. Non c'è traccia di un serio piano complessivo del trasporto pubblico. Tutto in realtà si riduce ad un Monopoly sulle aree da fabbricare e ad un Monopoly su chi ottiene commesse pubbliche più o meno succose.
L'obbligo della classe "A" per le nuove concessioni edilizie e l'obbligo di edificare solo su sedimi già utilizzati (un'ovvietà per una città già densamente antropizzata come Vicenza) non è nemmeno stato preso in considerazione. Come nemmeno è stato preso in considerazione il meccanismo della perequazione spinta che riconosce al comune e non al privato la titolarità sulle cubature.
E ancora. Nonostante i buoni propositi della precedente amministrazione e dei vertici di Aim il wi-fi comunale è rimasto nel cassetto complice il lobbismo degli operatori telefonici che lo temono proprio nelle realtà dense come le città . L'amministrazione continua a spendere e a spandere in costosi software proprietari dimentica di quanto da anni stanno facendo in Alto Adige, o meglio in Sud Tirolo, relativamente all'impiego di software libero. Gli archivi non sono stati informatizzati se non in parte. La trasparenza rimane una chimera, basti pensare che il comune senza giustificazioni appena decenti è ancora inadempiente rispetto al decreto Prodi sulla trasparenza. Pratiche, consulenze, appalti ed incarichi esterni dell'amministrazione e delle controllate non sono consultabili sul web.
La macchina comunale per di più è stata malamente riorganizzata: le rogne all'ufficio anagrafe sono un fatto assodato. Diversi dirigenti continuano a non essere all'altezza e sembrano scelti più in relazione alla loro propensione ad obbedire ai desiderata della giunta che alla loro competenza. Basti pensare allo scandalo della banca fantasma. Manca uno strumento di valutazione efficace e trasparente per giudicare l'operato dei dirigenti medesimi. Quanto all'urbanistica poi la giunta non ha ancora preso una posizione chiara rispetto allo scandalo delle case non accatastate che ha fatto guadagnare a Vicenza le prime pagine dei quotidiani nazionali.
Va ricordato poi che a Vicenza permane un grande problema sul piano ambientale. Oltre alle gravi questioni idrogeologiche sulle quali moltissimo è stato detto per mere ragioni di bottega, la giunta, d'accordo con la dirigenza di Aim, non ha voluto inserire la raccolta differenziata spinta porta a porta (conferire molte immondizie in discarica arricchisce il padrone della discarica, pubblico o privato che sia). Non si è dato adito ad una politica di tassazione per il packaging ingombrante in modo da disincentivarlo.
Di più. L'amministrazione ha ben pensato di non avviare una politica di monitoraggio serio sulle polveri sottili. Il povero apporto fornito da Arpav infatti è poca cosa. Si dovrebbero infatti accendere i riflettori anche sulle nanopolveri e soprattutto si dovrebbe cominciare a puntare i riflettori medesimi non solo sul traffico automobilistico ma pure sull'industria. Al contempo è mancata una analisi sullo stato del comparto di Sant'Agostino il cui depuratore continua a patire il carico di una zona industriale in un contesto ancora opaco nel quale più di qualche scarico industriale non autorizzato finisce nell'impianto civile.
La gestione della cultura poi è divenuta il simbolo della gestione del potere in città . Rispetto ad un consiglio comunale che conta poco o nulla il centro decisionale è finito in mano a personaggi legati alla vecchia amministrazione e all'ala sartoriana del Pdl: i vari Albanese, Seganfreddo, Facco non sono null'altro che l'estroflessione di una lobby precisa che ha nella cultura un riverbero che però promana da un nucleo ben preciso. Quello che fa riferimento al Gruppo Maltauro, a Lia Sartori, a Gianni Zonin e così proseguendo.
Questo macigno fa sì che l'azione amministrativa, se paragonata a quella di comuni di dimensioni simili o maggiori nel resto d'Europa, appaia dettata massimamente dalla necessità di rispettare i desiderata degli «stake holder» lasciando poi il resto, ovvero poco o nulla, ad una politica senza sostanza fatta e cucinata con un solo ingrediente: il marketing dell'apparenza cotto da Jacopo Bulgarini D'Elci, il ministro della propaganda dell'amministrazione Variati. Quest'ultimo quindi, dopo l'ubriacatura del no alla Ederle bis (altra trovata propagandistica) ha quindi scelto non la strada dell'innovazione ma quella della conservazione del potere.
Rimane da chiedersi se la situazione attuale sia semplicemente il risultato del demiurgo Variati e dei poteri forti che lo sostengono o se invece Variati molto più prosaicamente non faccia che impersonare la natura profonda dei vicentini.
In fondo basta fare due passi per Annecy, Norimberga, Heidelberg e poi fare altrettanto per Vicenza: si noterà un divario che ci allontana giorno dopo giorno dall'Europa seria. Certamente valutazioni del genere non pertengono solo ad un sindaco. Ma bisogna capire che Vicenza come il Paese ha cominciato un lungo declino. Lo sviluppo industriale non può più assicurare il benessere che ci ha plasmati nel dopoguerra. L'idea stessa di benessere va ripensata e queste cose vanno dette anche in un masterplan municipale. Piaccia o no.
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