Variati 2008 e 2013, usa e getta: ieri come oggi. E domani, se vince
Giovedi 23 Maggio 2013 alle 23:12 | 2 commenti

Che Achille Variati sia un abile politico non lo diciamo solo noi, che sia anche un fine calcolatore lo pensano in cuor loro tutti quelli che gli stavano accanto e, all'insorgere di difficoltà , sono stati cortesemente allontanati dalla sua cerchia di frequentatori, quando o fino a quando non si accontentano di essere o tornare ad essere fedeli "servitori".
È successo con tanti, che citiamo a memoria, senza una stretta sequenza temporale e non ponendo attenzione alle nostre opinioni di condivisione o meno delle decisioni del sindaco ma solo alle situazioni che hanno determinato i vari ripudi, che fossero o siano anche fisici o di fatto, meno clamorosi ma forse più punitivi e umilianti.
A cominciare da quello di Alessandra Moretti, vicesindaco immagine, invisa forse anche per la scalata al potere romano e scaricata sempre di più da palazzo Trissino per i problemi relativi alle mense scolastiche, al pedriatra pedofilo Mattiello, alla targa rimossa di Hüllweck ... Per finire con quello dell'assessore Pierangelo Cangini su cui è stata gettata con somma ignominia anche la croce dell'inefficienza iniziale nella gestione dell'alluvione del 2010.
Tra i "ripudiati" effettivi, volontari o convinti ad esserlo, ricordiamo ad esempio Gianni Giglioli, assessore alla partecipate e indagato, poi divenuto accusatore, per il caso Aim bonifiche.
E poi Matteo Quero, coinvolto in una vicenda da gossip, prima „fortemente» difeso, come Giglioli, per poi essere repentinamente ringraziato, come Giglioli, per le «responsabili dimissioni». Che a breve e in vaso di vittoria elettorale si tramuteranno in una annunciata promozione per il sempre amico Quero, a differenza del "nemico definitivo" Gianni Giglioli, arrivato a sfidare, ovviamente senza risposta,  il sindaco con uno sferzante: «se dico il vero difendimi, se dico il falso querelami!».
"Scendendo di grado" è facile  elencare i numerosi consiglieri di maggioranza scomunicati per lesa maestà , leggasi esercizio del dovere di controllo di un consigliere, ma esercitato fuori dal "giardino" dei desideri di Variati: Balzi, Guaiti, Sgreva ...
Ma un discorso analogo, strategico o opportunistico fate vobis, vale per consiglieri entrati come (molli) oppositori e blanditi, abbracciati e scalciati a seconda delle convenienze.
Come Cicero, prima "ingaggiato" per far passare provvedimenti urbanistici delicati, e intrecciati, e poi messo in naftalina usando la scusa del calendario mussoliniano tirato fuori dalla naftalina ma, in realtà , silenziato anche per togliergli quella ribalta di cui si sarebbe pasciuta la sua attuale campagna elettorale.
E come Meridio corteggiato, per strizzare l'occhio al centrodestra, fino a riconoscergli pubblicamente sapienza politica ma poi bollato col famoso «è un quaquaraquà » quando, richiamato alla disciplina di partito da Sergio Berlato, ostacolò il progetto di Variati sulle norme anti ostruzionismo.
Per finire con il "matrimnnio di fatto" con Maurizio Franzina, se mai finirà di amare solo le marionette intorno a lui il più che ventennale professionista della politica Variati, che domani con la sua nota ferma coerenza chiuderà la campagna con l'aiuto di Matteo Renzi, non a caso il "fu rottamatore", macsempre più, democristianamente, innamorato del potere. Per il potere.
Per il quale Achille Variati allontanò dal consiglio comunale il suo capolista Giovanni Rolando, che, potendo diventare una voce indipendente ma anche forte nella maggioranza, ne fu allontanato con la tecnica del promoveatur ut amoveatur: e così divenne presidente di quell'ente difficilissimo da governare che era ed è l'Ipab di Vicenza.
Che Rolando non sia ritenuto da Variati un vero amico, cioè fedele e adulante servitore, lo dimostra il sostanziale abbandono da lui subito nella vicenda del commissariamento per cui ora il combattivo militante politico non sarà più nè presidente di Ipab nè membro del futuro consiglio.
Mentre il vero amico storico di Variati, e che amico!, Dario Vianello, è sulla rampa di lancio per ulteriori assalti al vertice di Aim.
Di un"azienda, cioè, alla cui fortune da decenni contribuisce, per ciò meritando le vecchie e future promozioni.
Ma delle cui "sfortune" nello stesso periodo  è stato attore, in ciò usufruendo di quei silenzi che ad oggi nulla fanno capire dei giochi di potere cittadini.
Di cui il sindaco uscente è abilissimo manovratore anche con la sua tecnica dell'usa e getta, che dovrebbe preoccupare alcuni suoi attuali "amici" ... Pro tempore.
La potenzialità che riconosco a questa città e la stima in molte persone che ne fanno parte, contrapposte al pressapochismo e le misere ambizioni personali con cui la vedo amministrata, mi hanno obbligata ad impegnarmi in prima fila.
Di alcune persone da te menzionate, e di altre ancora, ho avuto modo di raccoglierne l'amarezza ed il senso di frustrazione, per essere state allontanate dal meccanismo in quanto scomode. Scomoda infatti era la loro facoltà di intendere, pensare, giudicare ed intervenire...
Saper selezionare, valorizzare ed organizzare il personale non è da tutti, soprattutto da chi non vuole al suo fianco elementi pensanti. E per questo siamo stati privati di una serie di intelligenze, relegate ad osservare da lontano i giochini del potere ed a coglierne i nessi senza avere possibilità di replica. Martina Rini
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