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Usura, tra coraggio e paure. Il primo a denunciarla non un vicentino, ma un serbo

Di Marco Milioni Venerdi 7 Ottobre 2011 alle 23:59 | 0 commenti

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VicenzaPiù n. 220 e BassanoPiù n. 1 

Una vicenda di angherìe e ricatti nel segno dell'estorsione è stata denunciata solo grazie al coraggio di un serbo ma nel silenzio dei vicentini

Sono i primi di settembre quando sulla stampa locale fa irruzione la notizia del fermo dell'assicuratore vicentino Florio Zambon. Un 72enne che secondo l'accusa degli inquirenti avrebbe abusato del suo portafoglio clienti per proporre prestiti ad usura fino al tasso stratosferico del 1.400%. La notizia ha fatto parecchio discutere, soprattutto nell'Alto Vicentino, dove l'assicuratore, finito ai domiciliari, aveva il baricentro dei suoi affari.

Per di più in una terra come quella berica, dove i piccoli imprenditori sono la spina dorsale del tessuto produttivo, episodi del genere sono ancora più seguiti dall'opinione pubblica poiché la scarsità di liquidità per le microimprese è uno degli effetti collaterali più sentiti in un periodo di crisi. Per di più sempre secondo gli inquirenti, le indagini ovviamente sono ancora all'inizio e una parola definitiva sarà detta solo dai giudici, le angherìe andavano avanti da diversi anni.

Ma al di là degli aspetti giudiziari la questione più interessante sul piano dei comportamenti è che di fronte ad una moltitudine di casi il primo che si sia fatto avanti con una dettagliata denuncia ai carabinieri non è stato un vicentino, bensì un serbo residente in provincia da una decina d'anni.

Si tratta di Radojica Radovanovic (nella foto) il quale non ha avuto timori a raccontare, per la prima volta ai media, la sua storia ai taccuini di VicenzaPiù. «Spero - sottolinea il serbo - che spiegare alla stampa ciò che mi è successo possa servire come aiuto a chi come me ha subìto in silenzio e non ha ancora deciso di parlare. E la cosa non vale solo per questo caso ma in generale».

Radovanovic, classe 1969, sposato con figli, un passato in due diverse ditte vicentine prima come carrozziere poi come metalmeccanico, fa sapere che i suoi problemi sono cominciati quando si è messo in proprio. E più nello specifico quando a causa della crisi sono cominciati i soliti problemi di credito col mondo bancario e coi fornitori. Nella denuncia presentata ai carabinieri di Valli del Pasubio il primo aprile 2011, il piccolo imprenditore ricorda che Florio Zambon gli venne presentato «da un macedone circa tre anni fa». Sempre nella denunzia Radovanovic dichiara che a fronte di 25.000 euro a lui prestati lo Zambon ne abbia avuti indietro «nel corso degli anni circa 144.000». La movimentazione delle cifre sarebbe avvenuta in tutto od in parte presso due filiali bancarie di Schio: Banco di Desio e Banca Intesa.

Ma quello del serbo è anche un caso umano. «A causa di questa vicenda - spiega l'imprenditore - sono stato costretto a riparare per un certo periodo nel mio Paese natale. Lì sono stato avvicinato da due soggetti che mi hanno minacciato affinché restituissi altri soldi. Ho la certezza che abbiano agito su input di Zambon. Io ho paura, soprattutto per mia moglie e per i miei bimbi, che in questo periodo stanno conducendo una vita fatta di preoccupazioni, ansie e timori».

E alle minacce riferite si sommano anche storie di ordinaria «tristezza». Radovanovic spiega infatti che tra le «umiliazioni patite» da Zambon c'è pure quella di «essere stato obbligato a sottoscrivere una polizza auto con la sua agenzia di Vicenza». Il serbo racconta ancora che dopo essere stato tamponato in Friuli e dopo avere richiesto «i rimborsi del caso, io non ho più visto il becco di un quattrino».

Ma quali sono i motivi per cui gli italiani non hanno sporto denuncia? «Io non lo so. So solamente - spiega l'imprenditore - che provo tanto dispiacere anche per loro perché vivere ricattati è terribile. Ma in questa storia c'è pure un risvolto positivo. Devo ringraziare la magistratura e soprattutto i carabinieri di Valli che si sono mossi con rapidità e grande efficacia. Io sono pur sempre uno straniero e mettersi contro un noto libero professionista da tempo sulla breccia non è una cosa che si fa tanto a cuor leggero. Per questo ringrazio ancora una volta gli investigatori».


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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