Leonardo Martini lascia l'azienda ai lavoratori. L'imprenditore era del PCI: uomini e no
Sabato 6 Dicembre 2014 alle 23:26 | 0 commenti
Qualche giorno fa, a Vicenza, si sono svolti i funerali dell'imprenditore Leonardo Martini, titolare della Dioma srl, un'azienda simbolo di eccellenza e qualità . I funerali si sono svolti in forma laica all'interno della fabbrica. Ma la notizia vera è che Leonardo Martini ha lasciato la proprietà e la gestione della fabbrica a una sua collaboratrice con l'impegno di garantire continuità e lavoro a tutti i dipendenti.
In pratica ha lasciato tutto in mano ai 25 lavoratori che saranno responsabili della parte produttiva e tecnica dell'azienda e così, loro e non altri, potranno portare avanti il suo progetto d'impresa.
La differenza tra la figura di Leonardo Martini e quei dirigenti e padroni interessati dalle vicende della Marlane Marzotto, della Eternit, dell'ILVA, della Tricom o dallo scandalo della concia di Arzignano è, come si può capire, abissale. Una differenza umana e culturale.
Forse non è un caso se Leonardo Martini era un Uomo di sinistra che, come si può leggere nei giornali, proveniva da una famiglia comunista. Egli stesso era stato iscritto alla sezione "Eugenio Curiel" del Partito Comunista Italiano di Creazzo negli anni '70 e fino alla morte di Berlinguer. Queste sue "vecchie scelte" forse significano poco, ma certamente sono indicative del fatto che, Leonardo Martini, aveva una cultura d'impresa e una concezione dei rapporti di lavoro ben diversa da quella di tanti imprenditori, anche di quelli considerati "democratici" e "illuminati".
Una cultura per la quale i lavoratori non sono mai da considerarsi "forza lavoro", "ingranaggi" e tanto meno "esuberi" ma, semplicemente, persone da rispettare. Uguali.
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