Università italiana: sempre di più gli studenti lavoratori
Domenica 20 Marzo 2011 alle 20:44 | 0 commenti
Dati ISTAT alla mano, aumenta la percentuale degli studenti universitari che conciliano studio e lavoro. Sono il 4% in più rispetto l'anno scorso e rappresentano il 25% degli attuali iscritti all' università . I dati, specifica lo studio ISTAT, prendono in considerazione i diplomati dal 2004 al 2007 e non già studenti fuoricorso o quelli "parcheggiati" a tempo indeterminato negli atenei.
Una realtà , quella degli studenti/lavoratori, che se nel nord Europa è cosa consolidata da decenni in Italia, e in Veneto in particolare, è stato un fenomeno confinato in percentuali minime.
Quali ne siano le ragioni è sufficiente cliccare in rete ed entrare nei forum studenteschi come, ad esempio, quello dell'università di Padova.
In queste piazze virtuali gli studenti-lavoratori si scambiano opinioni, consigli, perplessità e discutono in modo concitato delle loro storie che di virtuale hanno invece ben poco. E salta subito all'occhio che della categoria fanno parte sia ragazze che ragazzi. Indipendenza economica, intesa come una necessità di "arrangiarsi da soli", di provvedere da soli ai vestiti, ai trasporti e agli alloggi: sono queste le risposte che ti arrivano se chiedi loro "Ma chi te lo fa fare di studiare e lavorare contemporaneamente?".
L'aspetto nuovo e importante che emerge è che il lavoro per questi ragazzi non è la risorsa per provvedere al pagamento delle (costose) rate universitarie, poiché esse risultano ancora troppo elevate se si vive ancora con i propri genitori. Questo grazie anche ad una normativa complessa che disciplina le agevolazioni.
Di positivo, affermano i sociologi di turno, è che i ragazzi entrano immediatamente nelle dinamiche del mondo del lavoro e si fanno comunque un curriculum. Il rovescio della medaglia è che trattandosi -nella maggioranza dei casi - di occupazione in nero p precaria, i lavori che interessano spesso gli studenti-lavoratori non tutelano lo studente in materia di diritto allo studio, anzi. Se ne è occupata anche la Corte di Cassazione: " [...]allo studente lavoratore dovrà essere data la possibilità di sostenere esami e a tal scopo, il diritto ad ottenere turni di lavoro tali da permettergli la frequenza ai corsi e la conseguente preparazione di esami finali".
Che se ne siano occupati anche gli ermellini della Corte di Cassazione è già un passo avanti, ma all'atto pratico questa sentenza del 2005 è rimasta lettera morta. Tanto più che la Cassazione non fa riferimento ai collaboratori occasionali, a quelli a progetto e ai lavoratori part-time, escludendo quindi così la quasi totalità degli studenti lavoratori che devono quindi basarsi su accordi verbali e fiduciari stipulati con il proprio datore di lavoro per sostenere gli esami (per non parlare delle attività in nero).
E' di questo, ad esempio, che si lamenta sul blog di "Studenti" Sara, una studentessa ventunenne con contratto a progetto, che dopo aver portato a termine il suo lavoro, alla proposta di un rinnovo si è vista immediatamente decurtato il suo "monte ferie" dei giorni da lei precedentemente usufruiti per sostenere gli esami. O Davide, pizzaiolo con contratto a chiamata che non riesce a sostenere tutti gli esami poiché, non vivendo del proprio reddito, non può usufruire degli appelli universitari speciali per lavoratori. Sono solo due esempi, ma gli studenti-lavoratori sono una massa silenziosa presa in poca considerazione quando media e politica si occupano dell'università italiana. Ma che forse rappresenta uno degli aspetti più meritevoli da citare quando si parla di gioventù.
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