Unicredit, l'aumento di capitale un successo? O no?
Mercoledi 18 Gennaio 2012 alle 18:07 | 0 commenti
 
				
		
		A tre giorni dalla scadenza dei diritti legati all'operazione di mega-aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro che ha riguardato la maggior Banca italiana, Unicredit, si può già stilare un primissimo bilancio? E' stata un successo? Oppure un flop? 
  Ovviamente per  valutare la bontà o meno di un'operazione finanziaria, la cosa che immediatamente ci verrebbe più naturale pensare sia quella di metterla in relazione ad una situazione precedente e quindi di calcolarne percentualmente la differenza: è positiva? Ne dedurremo che è stato un successo. E' negativa? Concluderemo per un insuccesso.		
Ok sembra un procedimento logico, proseguiamo in questa direzione, ma  appena ci mettiamo al lavoro ecco il primo problema, e non è da poco!  Quale deve essere presa come base di riferimento? In altre parole,  rispetto a quale situazione pregressa dobbiamo valutare l'attuale  posizione? 
  
Le scelte possibili sono infatti due, la prima, a  prima vista, parrebbe la più corretta: rispetto alla data di partenza  dell'operazione. 
  
Un fautore di questa opzione riterrà giusto  che, se si deve valutare un processo in essere, lo si dovrà fare  rispetto alla data di partenza "ufficiale" dello stesso, quindi, in  questo caso, rispetto ai valori di partenza di lunedì 9 gennaio prima  dell'inizio delle contrattazioni o, se preferite, ma non cambia nulla,  rispetto alla chiusura del 6 gennaio dopo  le rettifiche effettuate  tramite i coefficienti calcolati da Borsa italiana. 
  
Ed i  vertici di Unicredit, non ho dubbi, sceglieranno proprio questa  procedura ed al momento, (naturalmente i dati si riferiscono alla  chiusura di ieri 17 gennaio) l'azione Unicredit è salita del 14,87%  (partita da 2,622 oggi vale 3,012), mentre il diritto ha guadagnato il  42,16% (partito da 1,359 al momento quota 1,932). 
  
Ponderando i due dati troviamo così un complessivo +24,16%. 
  
Insomma,  quasi un trionfo, soprattutto se raffrontato con le analoghe recenti  operazioni effettuate da altre Banche che si erano immediatamente  rivelate, per gli azionisti, un bagno di sangue. 
  
Ma, come  dicevamo prima, le scelte che riguardano la base dalla quale partire per  valutare l'eventuale successo dell'operazione, sono due poiché,  qualcuno potrebbe ritenere che, anche se l'operazione è iniziata  "ufficialmente" il 9 gennaio scorso, "di fatto" era cominciata prima, e  cioè al momento dell'annuncio ai mercati delle condizioni che avrebbero  regolato proprio questo aumento di capitale. 
  
Questa ipotesi, a  nostro avviso, pur essendo debole nella forma, ha comunque sostanza. Il  giorno precedente all'annuncio, infatti, il titolo si trovava in una  situazione completamente diversa e non si può obiettare che tutti  sapevano che sarebbe stato imminente un adc da parte di Unicredit e che  lo stesso sarebbe stato per un importo di 7,5 miliardi. 
  
Certo  nessuna sorpresa per quanto riguarda l'importo e le tempistiche, ma le  condizioni sono essenziali per valutare la convenienza o meno di una  certa operazione e queste condizioni sono state rese note il 4 gennaio,  per cui quella che deve essere ritenuta "di fatto" la data di partenza  dell'adc Unicredit è la chiusura del titolo al 3 gennaio 2012. 
  
Ed  alla chiusura del 3 gennaio 2012 il titolo Unicredit valeva 6,33 euro,  applicando a questo valore il coefficiente di correzione K (che  ricordiamo è risultato pari a 0,65863050) arriviamo così a 4,1692 euro. 
  
Insomma un ribasso del 27,76% (da 4,1692 all'attuale 3,012), un risultato non certo da festeggiare. 
  
Si  potrebbe infine scegliere, sempre in questo caso, anche un altro  procedimento ( corretto, visto che i diritti sono ancora negoziabili) e  cioè raffrontare il valore del 3 gennaio (6,33 euro) con la somma delle  quotazioni attuali dell'azione e del diritto (3,012 + 1,932 = 4,944), ed  otteniamo così un ribasso un po' più contenuto, pari al 21,90%. 
  
Comunque  guardiamo alla sostanza, ciò che emerge è che se noi facciamo oggi un  raffronto rispetto alla data "ufficiale" di partenza dovremmo essere  decisamente soddisfatti, mentre se il confronto è effettuato rispetto  alla data dell'annuncio dell'operazione (che molti ritengono la partenza  "di fatto") non possiamo di certo festeggiare avendo visto sfumare  oltre un quinto del nostro capitale. 
  
Chi ha ragione? 
  
Io ritengo che ogni azionista debba dare la sua personalissima risposta. 
Giancarlo Marcotti per VicenzaPiu.com
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