Una terribile ma ordinaria e quotidiana storia di droga a Vicenza. Nel video shock le immagini più brutte sono quelle che non si vedono: l'indifferenza verso la persona
Giovedi 27 Ottobre 2016 alle 18:22 | 0 commenti
"Con 10 euro si compra. Di una ne paghi 10 euro, di due ne paghi 20 anziché 30". E' una ragazza a dirlo e non sta parlando dei saldi per comprare una borsetta o un rossetto. Si tratta di droga. E' una delle tante storie, una delle tante mani che si aprono per chiederci una moneta mentre corriamo a lavoro alla mattina o mentre stiamo per salire in macchina per tornare a casa. "Devo arrivare a 10 euro". Questo è lo scopo della giornata di questa giovane ragazza che, alla ricerca di qualche moneta per soddisfare la sua dipendenza, bazzica ogni santo giorno tra la stazione, il centro della città e Campo Marzo.
Coca, erba su per giù con le stesse tariffe e anche eroina sono il pane quotidiano di molti giovani e meno giovani di cui a Vicenza non si fa altro che parlare colpevolizzando soprattutto loro, che, nella maggior parte dei casi sono le prime vittime di una società in cui c'è sempre meno spazio per l'umanità e in cui i valori sono sempre più sopraffatti dagli interessi, piuttosto che chi con le droghe ci guadagna.
La loro base nel centro città è Campo Marzo che "è famosissimo" dice la ragazza che si apre ad Andrea Chilese, un noto investigatore di Vicenza che le si è avvicinato, con umanità e su nostra richiesta, per farsi raccontare la sua quotidianità per far sì che noi la condividessimo con i lettori.
Poi con una certa, triste disinvoltura mostra le braccia e sollevando un po' la felpa dice: "questo è quello che ha fatto la krokodil nella mia vita. E' quella russa, ne hanno parlato anche Le Iene". Braccia piene di pus che però "sta passando", dice. Braccia distrutte. Una vita rovinata da una dipendenza che ha tutte le fattezze di una moda: novità continue, prezzi sempre più stracciati e adepti in crescita esponenziale. Poi ci sono gli spacciatori che "sono per lo più nigeriani e ganesi. I rumeni non spacciano ma sfruttano, la cosa per me peggiore". Una società dentro la società insomma. Un mondo che scorre rovinando le vite, mentre la nostra frenetica realtà tra lavoro, impegni e passioni va avanti buttando l'occhio su qualche titolone sulle "pericolose siringhe al parco" e sui gruppi di tossicodipendenti sotto gli alberi proprio di Campo Marzo.
Tossicodipendenti che sono una rovina della nostra bella città per alcuni; che "inquinano" Campo Marzo così vicino alla stazione da dove scendono turisti e studenti (come da noi documentato). Che rendono la città pericolosa per le siringhe lasciate in giro, e c'è da dire che loro stessi dopo una dose non sono persone in grado di intendere e di volere nelle proprie azioni.
Ma la colpa di chi è? Degli spacciatori, dei tossicodipendenti? Di Campo Marzo?...
La soluzione all'italiana non è trovare una soluzione, è trovare una scusa. La scusa è che sono tossicodipendenti, rovinano l'immagine della città e sono per giunta pericolosi e quindi sono "brutti e cattivi". Vero (forse). Qualche dettaglio tralasciato? Ah, sì. Sono persone.
"Sono bloccata, non so cosa fare" dice la ragazza prima di raccontare come e che droghe si procura. Una ragazza annoiata, insoddisfatta che - ipotizziamo - un giorno ha voluto provare qualcosa di nuovo e qualcuno le ha offerto la "caramella" sbagliata sì, ma che le ha fatto fare un bel "viaggio". E così l'ha mangiata anche il giorno dopo e quello dopo ancora, e ora non può più farne a meno.
E questa è solo una delle terribili ma ordinarie storie di droga.
Non ci sono scuse per chi si avvicina al mondo della droga, ma ci sono soluzioni. Campo Marzo e Vicenza sono esempi di bellezza, ma non sono luoghi proprio sani, socialmente parlando. Prima la salute e poi la bellezza, potrebbe essere uno spunto su cui lavorare? Ripartiamo da noi vicentini, che amiamo la nostra città e vogliamo vederla bella riconoscnedo, però, il problema che non sono i tossicodipendenti ma il fatto che dipendano da delle sostanze tossiche. Combattiamo chi spinge ad usarle, direttamente o con la propria indifferezna alla persona che ha vicino, chi le procura, chi le spaccia, chi pensa che non vogliano aiuto.
Nella pratica, ingaggiare enti specializzati nel recupero da tossicodipendenze, assistere, seguire le persone che non hanno più il controllo del proprio corpo ma anche della propria vita non è beneficenza. E' salute della città , è bene comune. Non basta contare i kg di sostanze stupefacenti sequestrate (4kg nel primo semestre 2016, da GdF) o i morti a fine anno.
O seppellire.
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