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Una cittadina: sepolti rifiuti speciali alla Pietroberto
Sabato 1 Agosto 2015 alle 19:12 | 0 commenti
Elena Fabris ci manda la lettera spedita al Sindaco del Comune di Marano Vicentino sul caso dell’inquinamento all’azienda Pietroberto
Egregio Sig. Sindaco del Comune di Marano Vicentino, dopo la scoperta, all’interno dell’Isea Baggio in Via Monte Pasubio a Zanè, azienda storica della zona dichiarata fallita nell’ottobre del 2012, di scorie pericolose interrate da almeno 20 anni, oltre ad una serie importante di altri gravi danni ecologici, il pensiero corre immediatamente a quella realtà esistente nel Comune di Marano Vicentino, che presenta molte analogie con quelle dell’Isea Baggio.
Stiamo parliamo della Pietroberto, azienda molto conosciuta e tutt’ora in attività , con sede in Via Vittorio Veneto. Negli anni ’80 e ’90, al suo interno sono stati volutamente sversati e sepolti dei rifiuti speciali: precisamente sabbie e terre da fonderia prodotte dall’attività di produzione aziendale (allora era in funzione una propria fonderia interna), nel terreno immediatamente a nord del reparto verniciatura. Inoltre sono state interrate anche delle cisterne per il gasolio, naturalmente senza alcuna autorizzazione. A conferma di queste notizie non serve prodigarsi in grandi ricerche, basta chiedere conferma a chiunque abbia lavorato all’interno dell’azienda in quegli anni, ma anche a parenti e famigliari. Anzi, la cosa sembra abbia un livello di conoscenza notevole in paese, anche tra i non addetti ai lavori.
L’inquinamento volutamente effettuato è molto grave ed il timore che questo contamini la falda acquifera sottostante è notevole.
Consideriamo, inoltre, che l’azienda Pietroberto sembra stia attraversando un periodo di grave crisi, che potrebbe portare alla chiusura, alla liquidazione o al fallimento. Questa ipotesi renderebbe ancora più vicina l’analogia con la Isea Baggio di Zanè, dove la scoperta della bomba ambientale dopo la chiusura dell’attività , ha reso il danno non solo ecologico ma pesantemente economico, a più livelli.
Perdite che toccherebbero eventuali creditori dell’azienda, ma anche quelle che andrebbero a intaccare le casse comunali, nel momento in cui spettassero all’amministrazione gli oneri di una bonifica del terreno, in mancanza di una proprietà in grado di sostenerle.
Non lasciamo che tutto questo accada. Facciamo pagare i danni ambientali a chi li ha causati e non alla popolazione.
Distinti Saluti
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