Un teatro che frantuma i confini e riduce le distanze: S. Silvestro, Orchestra dell'Olimpico
Sabato 25 Dicembre 2010 alle 21:42 | 0 commenti
Flavio Albanese, Presidente della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza - É consuetudine che l'ultimo brano eseguito dall'orchestra per il concerto di Capodanno, sia la "marcia di Radetsky" di Johann Strauss: il pubblico viene invitato dal direttore a partecipare all'esecuzione battendo le mani sul ritmo incalzante della partitura.
La marcia fu composta da Strauss per celebrare l'ingresso a Milano di Johann Joseph Wenzel, conte di Radetsky Von Radetz, dopo i moti rivoluzionari italiani del 1848 e fu data in un caffè viennese, pieno di empiti monarchico-asburgici, per festeggiare la vittoria di Custoza e la riannessione di Piemonte e Lombardia all'Impero Asburgico: la celebrazione austriaca di una triste pagina della storia risorgimentale italiana.
Dopo quella sconfitta, dal Piemonte presero avvio i moti rivoluzionari che portarono all'unificazione d'Italia nel 1861.
All'inizio della marcia, come è noto, il direttore (Giancarlo De Lorenzo per l'Orchestra del Teatro Olimpico, n.d.r.), rivolgendosi direttamente al pubblico e abbandonando per qualche istante l'orchestra, lo "dirige" come se il battimani diventasse un nuovo strumento musicale corale, frantumando il confine invalicabile tra palcoscenico e pubblico e generando un flusso collettivo che non si vuole mai rotto se non da qualche mal informato e disattento ascoltatore, che maldestramente applaude prima della fine dell'esecuzione.
Ci piacerebbe che questo frantumarsi di confini potesse diventare consuetudine ed includere la città tutta, che si riducesse cioè quella distanza che divide il sipario rosso del Comunale dai cittadini tutti, abbonati e non.
Ci piacerebbe che la fine del concerto di capodanno segnasse l'inizio di un capitolo nuovo, capace di mettersi alle spalle un anno difficile per tutti, per la politica litigiosa, per le indubbie difficoltà economiche, per le calamità naturali, per tutti quegli eventi che hanno insidiato la salute della città .
Ci auguriamo per l'anno che verrà un Teatro Comunale più vicino e più aperto a tutti, un luogo collettivo prima ancora che un'istituzione, la sede di un progetto culturale nuovo e innovativo, proposto da e per la Città di Vicenza.
Flavio Albanese, Presidente della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza
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