Un ricordo vicentino di Mike Bongiorno
Mercoledi 9 Settembre 2009 alle 18:31 | 0 commenti
di Davide Fiore*Â
Nel gennaio del 2007 mi chiamò la redazione di Mike Bongiorno, a Mediaset, dove mi veniva chiesta la disponibilità di partecipare al programma "Il Migliore", dove differenti categorie di persone si sfidavano ad un classico telequiz, con domande che andavano dalla cultura generale ad argomenti via via più specifici per decretare, infine il vincitore della puntata.
Ammetto la mia titubanza di parteciparvi, prima di tutto perché forse non avevo mai visto in televisione un Quiz, inoltre perché sono da sempre stato scettico sulla veridicità dei programmi televisivi, conoscendo quel settore grazie a numerose esperienze lavorative negli anni.
Con il mio carattere di curioso, tuttavia pensai che provare il brivido del telequiz addirittura con il "papà " dei quiz italiani forse sarebbe stata un'esperienza da ricordare.
Decisi, e a fine febbraio dello stesso anno registrai la puntata che sarebbe poi andata in onda nei mesi successivi su Retequattro, in prima serata.
Ricordo l'esperienza di Cologno Monzese come una massacrante prova di resistenza, dove per ore fu un continuo andirivieni di scenografie, cambiamenti, interruzioni, prove luci, aggiustamenti tecnici e soprattutto una prova di comprensione da parte di tutti i concorrenti, delle (apparentemente) semplici regole del gioco. L'amico Carlo Giovannelli in una prova dove era necessario digitare una parola con il T9 del telefonino, affermò di non aver mai utilizzato quello strumento, Patrizia De Blanck soffriva di mal di piedi e così via in una escalation di pseudo-comicità da film di Monica Vitti.
Dopo cinque ore di prova, tra attese e sedute al "truccoparrucco" è entrato Mike Bongiorno, un signore anziano ma perfettamente racchiuso nella giacca e gilet gessati, con i capelli nocciola perfettamente sistemati. Ciò che mi colpì di più della sua figura furono gli occhi di un colore verde smeraldo che non ricordo di aver visto prima, quasi due riflettori accesi a gloria della TV italiana.
L'eleganza di un uomo di spettacolo che domina lo schermo da quando nasce la TV, si esprimeva, ed è questo il ricordo più forte, con un'educazione impeccabile da gentiluomo italo-americano dalla curiosità discreta che potrebbe essere di un adolescente particolarmente intelligente.
Ricordo inoltre che, osservando l'anello che portavo al dito con l'ametista donata dal governo napoleonico ad un mio antenato, mi parlò della sua passione per lo stile impero e più volte toccò la pietra violacea compiaciuto della storia umana, proprio lui che della storia contemporanea è già parte.
La registrazione della puntata andò per le lunghe e Mike non smise per un momento di rimanere in studio, anche quando i tecnici muovevano le scenografie, rimanendo in un angolo senza nemmeno bere un bicchier d'acqua.
Non ho mai subito il benché minimo fascino per le persone conosciute, tranne in rare eccezioni come questa, dove un grande professionista è capace con un solo silenzio di distruggere anni di quella grande pattumiera che è spesso la televisione italiana, fatta di inetti e incompetenti che elemosinano pochi secondi di visibilità e così facendo dimenticando la lezione dei maestri che anche in quel settore si distinguono. La puntata poi andò così bene che Retequattro superò per la prima volta lo share dei 3.000.000 di telespettatori, mi contesi la vittoria fino alla fine e partii poi a luglio con un biglietto per Praga.
Davide Fiore
*Conservatore Museo Diocesano di Vicenza
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