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Un cattolico e non facciamo confusioni: il cardinal Martini

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 3 Settembre 2012 alle 12:41 | 0 commenti

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Riceviamo da Italo Francesco Baldo uno scritto sul cardinale Carlo Maria Martini, di cui si celebrano oggi i funerali, e pubblichiamo.
La chiesa cattolica è oggi sempre più nel vortice di attacchi e di disprezzi più o meno velati. Non v'è giorno che qualche mass media non attacchi la chiesa non tanto nella questione clericale, quanto nei suoi contenuti, senza aver spesso cognizione di causa, ma giudicando secondo il metro dell'opinione, che, come sappiamo dal filosofo Parmenide, non ha alcun valore, se non quello di esprimere una visione singolare.

Le ragioni di ciò sono molto complesse, derivano in parte da coloro che non riconoscono alcuna validità alla fede religiosa e ritengono, sulla scia di noti materialisti, che la religione sia solo una vita priva di coscienza, che i preti illudono con la minaccia dell'inferno e riempiono a loro uso e soprattutto vantaggio politico oltre che economico. Non a caso costoro citano solo alcuni esempi, Alessandro VI, Giulio II, ma mai si confrontano con ben altri pontefici e con coloro che con fede, speranza e soprattutto carità hanno vissuto la loro vita. Costoro non servono alla propaganda. Ciò che invece è ben più pericoloso è la dimensione interna che la Chiesa cattolica ha assunto negli ultimi decenni. E' lo stesso clero, in particolare i presbiteri, talora anche teologi che, interpretando l'ultimo Concilio come "rivoluzione" anche dogmatica, hanno preso la parte di coloro che debbono demolire l'edificio della chiesa stessa. Hanno interpretato e continuano ad interpretare non secondo la visione dell'unità, che non è appiattimento, ma consapevolezza che un singolo credente, seppur teologo, non possa stabilire quello che la Chiesa intera debba credere. Questo compito è assegnato al papa, che a dire il vero non l'ha poi usato più di tanto. Quello che mina la chiesa è, come per l'intera società, la dimensione del singolo, quasi che ogni singolo si erigesse a solo arbitro del mondo. Il problema non è stato più la fede, la speranza e la carità, ma l'impegno sociale, la dimensione dell'incontro. Ciò però non è stato inteso nello spirito del Concilio Vaticano II, come han compiuto molti insigni come il cardinal Martini, ma nella dimensione di un amalgama delle più disparte visioni religiose, quasi si dovesse attuare una sorta di sintesi sincretica delle varie posizioni all'interno del cristianesimo, insieme con quelle di altre dimensioni religiose e il tutto magari condito da una prospettiva dimensione politica di liberazione. Tutto ciò hanno chiamato "dialogo", rinunciando a proclamare il vangelo, quasi si avesse paura e soprattutto si è cercato anche nel linguaggio di adeguarsi, fino a sostenere, un avvocato vicentino cattolico, che il termine "carità" era un po' antiquato ed era meglio sostituirlo con quello più moderno, ma di origine positivista e massonica di "solidarietà". Non solo l'aspetto esteriore, ma anche quello interiore della Chiesa è stato man mano messo in discussione, a partire addirittura dai sacramenti. A Vicenza la discussione sull' Eucarestia, il matrimonio, l'ordine sacro, ecc. è piuttosto complessa e ha dato luogo anche a qualche problema. Non a caso si è ridotta la celebrazione della Messa ad un incontro assembleare con talora una sorta di predica (comizio) a favore di questa o quella iniziativa politica.
Non a caso molti di costoro si sono richiamati e si richiamano a Cardinal Carlo Maria Martini, che a loro dire ha rappresentato l'antidogmatismo e la vera modernità, in ciò non velatamente criticando la Chiesa e soprattutto l'attuale pontefice, come se quello precedente, intoccabile per altre ragioni, non avesse sempre e costantemente affermato la verità della Chiesa stessa. Il cardinal Martini è stato il frutto più importante in Italia della XXXI Congregazione Generale della Compagnia di Gesù, tenuta a Roma alla fine del Concilio Vaticano II e i cui documenti furono pubblicati ad uso interno nel 1967. La Congregazione riformava la struttura interna, soprattutto la gerarchia, e invitava a stagioni di dialogo con il mondo ed in particolare con i fratelli separati e i negatori di Dio, in ciò ricercando un rinnovamento spirituale e apostolico ed insieme un adattamento, discernendo grazie di vocazione in servizio della Chiesa e delle anime (n.592). Non quindi variazioni dogmatiche, ma un impegno diverso da quello storicamente svolto. Il Cardinale Martini ha rappresentato tutto ciò, senza mai derogare, da buon gesuita, alla verità e alla santità del messaggio di Cristo. Aveva ben chiaro il suo impegno che non è confondibile con quello dei teologi della liberazione. La consapevolezza della dimensione dell'incontro etico era a fondamento della sua attività, cosciente che nella storia si realizza il messaggio di Cristo, assumendo anche vesti contingenti, ma non elevando mai la contingenza ad assoluto, come desidererebbero i cosiddetti suoi seguaci laici o meglio laicisti spesso.
Che resterà della sua opera? Il lavoro pastorale e l'esempio a conservare quella che Erasmo chiama la suprema posizione della Chiesa: l'unità pur nella diversità delle espressioni personali, che concordano e sono capaci di umiltà.
Il suo messaggio purtroppo è stato recepito come distruzione dell'antico e della dimensione anche di verità, espressa nei dogmi, che a dire il vero non sono poi molti. Si è presa la sua attenzione al mondo come mescolamento senza vera identità, favorendo l'ascolto, ma sempre più dimenticando la propria specificità.
La via del cardinal Martini era chiara, ma la frammentazione singolaristica del'epoca moderna, non ha aiutato il suo servizio pastorale e quello che dicono debba rimanere non è la verità evangelica incarnata della Chiesa, come lui ha sempre sostenuto, ma il cambiamento a seconda delle mode sociopolitiche. In questo non si riconosce la vera importanza del suo servizio.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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