Un altro imprenditore suicida in Veneto, un operaio si è dato fuoco a Torino
Domenica 11 Marzo 2012 alle 22:55 | 1 commenti
Riceviamo da Luca Fantò, Segretario PSI provincia di Vicenza, e pubblichiamo
Il cadavere bruciato di un operaio che si è dato fuoco dopo aver perso il lavoro, un altro imprenditore che si è suicidato in Veneto perchè la sua ditta, per commesse eseguite e non ancora pagate, non disponeva dei soldi per pagare le tasse e gli stipendi. Lo stesso giorno si era suicidato un commerciante pugliese e la scorsa settimana in Liguria si era tolto la vita un operaio dopo aver perso il lavoro. E' una sequenza diabolica che sembra non dover finire mai.
Oggi in tutta Italia il mondo del lavoro soffre una crisi devastante. Gli italiani sono abbandonati a sè stessi, il governo continua nel suo balletto di annunci e smentite puntando su strategie di risanamento che gravano sulle spalle di chi da sempre paga.
Lo Stato, che cercava di offrire a tutti i suoi cittadini garanzie per una vita dignitosa, pur con tutti i difetti dei membri che erano incaricati di gestirne le strutture, viene così destrutturato, rimpicciolito, con sempre più compiti di esclusivo controllo, ricacciato negli stretti confini dettati dalle politiche ispirate all'ideologia liberista e dalle convenienze del capitalismo mondiale.
Il governo Monti, detto tecnico sta trasformando la nostra società portandola da una realtà che coniugava liberismo e socialismo in una sapiente sintesi socialdemocratica ad una società che realizza quella rivoluzione liberista che Berlusconi, a causa dei molti limiti posti dalla sua personale condizione, non era riuscito a creare nonostante dopo "Mani pulite" avesse ricevuto la fiducia dei cosiddetti "poteri forti".
Ascanio Celestini, attore e narratore di grande talento, parla sarcasticamente di una vera e propria guerra scoppiata tra capitalismo e cittadinanza, una guerra che si combatte mentre solo una delle parti in campo ne è consapevole: gli uomini del capitalismo italiano.
La rivoluzione ispirata dalla pura ideologia liberista che Monti ed il suo governo stanno portando avanti in maniera "efficiente, efficace ed economica" punta al salvataggio del sistema economico italiano e quindi delle imprese e dei grandi capitali ma a danno delle persone che non appartengono alla classe oggi dominante. Dominante in Europa dove Draghi ha affermato che lo stato sociale europeo è superato. Ma cos'è lo stato sociale se non ciò che permette a tutti i cittadini un'esistenza dignitosa? Cos'è se non il diritto per i cittadini a poter esprimere sè stessi in un lavoro dignitoso, ad essere curati e istruiti e protetti nella parte più debole della loro esistenza, la vecchiaia?
Quando le ideologie che non ammettono compromessi trionfano in maniera assoluta, a rimetterci sono sempre i più deboli, le masse, la gent. E' ciò che sta accadendo oggi. Il capitalismo, l'ideologia che ad esso sottende, è vincente e le persone, gli italiani, stanno per essere precipitati nella disperazione della povertà .
Quanti operai, piccoli imprenditori ancora moriranno suicidi o sfruttati o avvelenati senza la protezione di una società ormai inerme?
Eppure un'alternativa deve esistere ed esiste.
L'alternativa è rappresentata da quella parte del mondo politico che un tempo credeva nella solidarietà tra stato e cittadino, nella giustizia sociale, nella speranza che la società debba perseguire e raggiungere questi obiettivi. Gli uomini di sinistra, dai pochi presenti in formazioni come IdV ed UdC, ai più numerosi presenti nel PSI, nel PD, in SEL e nei diversi partiti che si richiamano al comunismo italiano, devono assumere la consapevolezza che gran parte della popolazione italiana è sotto attacco e che necessita di quella difesa che solo la sinistra può organizzare. I vertici delle classi dirigenti di questi partiti, troppo coinvolti nel perverso meccanismo organizzato ai tempi di "Mani Pulite" per distruggere le ideologie e le speranze degli italiani, dovrà necessariamente farsi da parte e tutti gli altri dovranno riprendere la lotta. Sinistra italiana che deve sollecitare anche il PSE e gli altri partiti che non hanno ancora dimostrato di avere la forza e la volontà necessarie per intervenire efficacemente a livello europeo.
In tutto ciò l'art. 18 deve essere la linea del Piave di questa lotta della sinistra, tutta, non semplicemente di quella che per convenienza politica e mediatica, è stata appellata "radicale".
Una linea da tenere e da cui ripartire per far tornare l'Italia ad essere una nazione che rispetta i propri cittadini ed a tutti offre le stesse opportunità e le stesse garanzie in modo ancora originale.
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