Udienza preliminare processo Veneto Banca, secondo round: oltre 4.000 parti civili tra cui... Banca d'Italia e Consob, prossimo appuntamento il 19 dicembre
Lunedi 11 Dicembre 2017 alle 13:46 | 0 commenti
Roma, servizio dal nostro inviato. Ore impiegate nel deposito di carte e lavoro estenuante per avvocati in fila e cancellieri assediati, sotto gli occhi pazienti del giudice che, chiusa l'udienza, può cominciare a lavorare. Si è risolta nel deposito delle richieste di costituzione di parte civile la seduta di oggi, la seconda, dell'udienza preliminare che dovrà decidere il rinvio a giudizio o il proscioglimento degli undici imputati accusati di avere, a vario titolo e ciascuno con gli atti di competenza della propria funzione, provocato il "crac" di Veneto Banca.
Tecnicamente è stata a porte chiuse la seduta convocata nella capiente aula "Occorsio" della Corte d'Assise di Roma, al piano terra dell'edificio A di piazzale Clodio, trattandosi di udienza preliminare in regime camerale (foto VicenzaPiù, ndr). Non c'è stata la partecipazione in massa dei tanti risparmiatori danneggiati, anche perché in gran parte residenti in Veneto, ma il via vai è stato ugualmente intenso.
Decine e decine di legali si sono presentati con carpette più corpose di quelle esibite lo scorso 24 novembre. Il numero di correntisti, obbligazionisti e soprattutto azionisti che si ritengono truffati, o comunque ingiustamente danneggiati, è cresciuto negli ultimi giorni. Il voluminoso dossier è da oggi a disposizione delle parti che potranno consultarlo in ogni suo aspetto vagliando le varie posizioni in modo che, nella prossima udienza, martedì 19 dicembre, potranno proporre eventuali eccezioni.
Solo se non si porranno questioni di una certa rilevanza sull'ammissibilità o meno delle oltre quattro mila parti civili, tra le quali diverse associazioni di consumatori e organizzazioni rappresentative di interessi collettivi che il fallimento della banca avrebbe pesantemente leso, il Gup Lorenzo Ferri tra otto giorni, anche dopo una breve riserva, potrebbe chiudere la questione e, finalmente, passare avanti.
Diversamente sarà necessaria una nuova seduta, tra quelle già fissate in sequenza il 12 e 26 gennaio, il 16 febbraio e quella conclusiva del 9 marzo quando si dovrebbero conoscere le determinazioni finali.
In ogni caso all'esito della prossima del 19 dicembre o, eventualmente, a quella di rinvio successiva, sarà chiaro il quadro delle parti in campo e le tante vittime della pessima gestione della storica banca di Montebelluna, azzerata dopo 140 anni di storia, potranno presentare la richiesta di citazione del responsabile civile.
Tra le parti che si asseriscono danneggiate figurano anche Banca d'Italia e Consob, ovvero gli organismi preposti istituzionalmente al controllo e le cui funzioni sarebbero state ostacolate dalla condotta degli undici imputati.
In questo momento la loro pretesa di atteggiarsi a "vittime" è legittimata, almeno formalmente, dal decreto di rinvio a giudizio, ma su questo aspetto annunciano guerra le organizzazioni dei consumatori le quali imputano alle due istituzioni di vigilanza precise e ulteriori responsabilità autonome nella vicenda della crisi e del successivo tracollo dell'istituto.
Se il fitto crono-programma sarà rispettato, considerata la corsa a tappe forzate del Tribunale contro il tempo per spingere il processo quanto più avanti possibile dinanzi alla tagliola della prescrizione che comunque non impedirà le azioni civili, già ad aprile, o al massimo a maggio, potrebbe cominciare il dibattimento.
Alcuni degli undici imputati hanno fatto sapere infatti che, se rinviati a giudizio, opteranno per il rito ordinario. E' il caso dei massimi vertici della banca al tempo dei fatti oggetto di questo procedimento, l'ex amministratore delegato e direttore generale Vincenzo Consoli e l'ex presidente Flavio Trinca. Gli altri nove imputati sono Diego Xausa e Michele Stiz ex componenti del collegio sindacale; Stefano Bertolo ex responsabile della direzione centrale amministrazione dal 2008 al 2014; Flavio Marcolin ex responsabile degli Affari societari e legali; Pietro D'Aguì, al vertice di Banca Intermobiliare; Gianclaudio Giovannone, titolare della Mava; Mosè Fagiani ex responsabile commerciale dal 2010 al dicembre 2014; Massimo Lembo, ex capo della Direzione Compliance; Renato Merlo direttore delle banche estere.
I reati contestati dai pubblici ministeri Sabina Calabretta e Stefano Pesci sono, a vario titolo, aggiotaggio e ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza.
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