Trump in "guerra" con i giornalisti: il quotidiano del caso “Spotlight” reagisce, il Wall Street Journal e Fox Tv si astengono
Venerdi 17 Agosto 2018 alle 11:09 | 0 commenti
Un coro di oltre 350 testate giornalisti in tutta l’Unione si leva contro la “guerra sporca†di Donald Trump alla libertà di stampa e d’espressione. Ideata dal Boston Globe, quello – per intenderci - del caso Spotlight, l’inchiesta sulla pedofilia nella Chiesa a Boston, l’iniziativa raccoglie un larghissimo consenso, ma suscita pure distinguo e polemiche. Non vi aderiscono, ad esempio, il Wall Street Journal e la tv Fox, l’unica che il presidente segue (vuole che i televisori della Casa Bianca e dell’AirForceOne siano tutti sintonizzati su quel canale).
L’aria illiberale della Casa Bianca permea tutta l’Unione. Trump commenta: “I media fake news sono il partito d’opposizione … È molto negativo per il nostro Paese … Ma stiamo vincendo …â€.
Gli editoriali grondano preoccupazione. Il Boston Globe titola: “I giornalisti non sono il nemicoâ€; e ricorda che per oltre 200 anni la libertà di stampa “ha protetto i giornalisti in patria e ha funzionato come modello per le nazioni libere all’estero … La grandezza della nazione dipende dal ruolo di una stampa libera che dica la verità ai potentiâ€. Insofferente delle critiche e incline a non raccontare la verità , il presidente inquina sempre più l’atmosfera dell’America: revoca il nullaosta di sicurezza all’ex direttore della Cia John O. Brennan, come atto di ritorsione per le critiche rivoltegli. Brennan replica: “I miei principi valgono più dei tuoi nullaostaâ€.
La fabbrica di fake news che è divenuta la Casa Bianca nell’‘era Trump’ può contare sul consenso di quanti credono che problemi complessi abbiano soluzioni facili, che dire una cosa equivalga a farla e che crearsi nemici ovunque è un segno di forza e di potenza. E Steve Bannon, fra gli artefici della vittoria nel 2016, privato un anno fa del ruolo di guru, è pronto a scendere di nuovo in campo: il gruppo Bannon’s Citizens for the American Republic sosterrà il presidente in vista delle elezioni di midterm, il 6 novembre. Sul fronte opposto fa discutere la Casa Banca in fiamme e un’aquila calva (emblema degli Stati Uniti) che mangia da uno scheletro che ha i capelli come il presidente. Il poster disegnato dal bassista della band Pearl Jam, Jeff Ament, in collaborazione con l’artista Bobby Brown è un endorsement del senatore democratico del Montana Jon Tester.Accedi per inserire un commento
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