Treni Vicenza-Schio, Cgil: la delibera regionale taglia i treni vicentini
Mercoledi 10 Luglio 2013 alle 16:37 | 0 commenti
D’Angelo Massimo, coordinatore mobilità Filt Cgil Vicenza - Al decadimento delle Ferrovie dello Stato, conseguente anche ai tagli del Governo e della Regione Veneto, al tracollo del servizio indispensabile e del servizio regionale, che poco tutela la mobilità dei ceti meno agiati, studenti e lavoratori, che necessitano di mobilita’ pubblica su rotaia a costi sostenibili, si aggiunge il rischio di perdere quel prezioso tratto di ferro che è la Linea Vicenza- Schio.
E’ la vecchia linea Vicenza Schio del 1876 che nonostante più volte messa in discussione come “ramo secco†è ancora fortunatamente viva e vegeta; anzi è diventata una ferrovia preziosa che va potenziata magari aggiungendo un doppio binario.
La delibera della Regione Veneto sull’orario cadenzato, considerando ridondante l’elevato numero di treni circolanti (23 corse feriali) , aggraverà con il taglio di 6 corse feriali le pecche della linea ferroviaria Vicenza-Schio da noi denunciate da anni (sovraffollamento, ritardi, soppressioni, lentezza della linea a binario unico, mancate coincidenze con le linee principali per Venezia e Milano). Respingiamo le decisioni della delibera che penalizzano fortemente i pendolari di questo territorio e chiediamo ai cittadini, ai comitati e principalmente ai nostri Amministratori di mobiltarsi alfine di poter realizzare il sogno di questa Provincia, quello di avere una direttrice che funga da metroplitana di superficie, con un treno cadenzato ogni 20 minuti.
In questo modo la linea Vicenza Schio potrebbe diventare l’elemento di raccordo tra i territori periferici che farebbero confluire tramite il trasporto su gomma i pendolari verso le stazioni della linea ferroviaria per arrivare in città e aver la possibilità attraverso delle coincidenze ben studiate di accedere alle direttrici principali di Venezia e Milano.
Si può fare e senza spendere un euro.
Necessita buona volontà politica e amministrativa e in primis abbandonare per chi Amministra la cosa pubblica l’idea di coltivare l’orticello di casa.
Questo monito vale per chi gestisce le aziende del trasporto pubblico ( la Provincia, Il Comune e Trenitalia).
Necssita perlomeno pensare un piano industriale della mobilità che abbia un raggio provinciale e che nell’ambito di una unica azienda possa far coinfluire tutti gli operatori sia pubblici che privati e così efficientando gli sperperi possa dare un servizio migliore applicando tariffe eque.
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