Trapianti in Veneto: non escluse persone con ritardo mentale ma sono doverose valutazioni scientifiche
Sabato 29 Maggio 2010 alle 02:33 | 0 commenti
Luca Coletto, Regione Veneto - "Le linee guida del Veneto in materia di trapianti non escludono assolutamente a priori le persone con ritardo mentale. Sulla base dei documenti ufficiali del Centro Nazionale Trapianti e della letteratura scientifica internazionale consolidata si definiscono questi pazienti come persone alle quali porre una particolare attenzione rispetto a molti fattori, legati anche alle fasi del dopo trapianto". Lo sottolinea l'assessore regionale alla sanità del Veneto Luca Coletto, rispondendo alla polemica innescata da alcuni esperti italiani e da un articolo da loro pubblicato sull'American Journal of Tansplantation.
"Dire che il Veneto esclude queste persone dalla possibilità di ottenere un trapianto è una falsità - aggiunge Coletto - una banalizzazione che non dovrebbe far parte dell'agire e del comunicare dei cosiddetti esperti, che respingiamo con forza. I tecnici del nostro Centro Regionale Trapianti stanno già inviando una risposta al giornale americano che ha pubblicato l'articolo". "Un Sistema Trapianti all'avanguardia come il nostro - aggiunge Coletto - ha il dovere, e lo fa, di porsi tutti i problemi che possano portare al fallimento o alla cattiva riuscita di un trapianto anche perché, come tutti sanno, nessuno al mondo dispone di tanti organi quanti sono i richiedenti. Nell'effettuare un trapianto - aggiunge - l'obiettivo primo è quello di salvare una vita, e per questo bisogna anche garantirsi che l'intervento abbia il minor rischio possibile di tradursi in una morte precoce. Nel caso dei pazienti con ritardo mentale - prosegue Coletto - il Veneto si rifà a letteratura scientifica internazionale consolidata negli anni, che definisce i pazienti con quoziente d'intelligenza inferiore a 70 non come persone da escludere, ma come esseri umani ai quali porre particolare attenzione, perché presentano delle controindicazioni da valutare attentamente. Si tratta ad esempio di capire se saranno in grado di seguire le complicate terapie post intervento; se hanno o no una famiglia che li può assistere; se i comportamenti legati alla loro condizione potranno nuocere al buon esito del trapianto nel tempo; se sono necessari e possibili interventi di tipo assistenziale". "Sulla questione - aggiunge Coletto - il Veneto ha deciso a suo tempo di darsi delle linee guida regionali; altre Regioni hanno scelto strade diverse. E' perciò mia intenzione portare la questione all'attenzione del coordinamento degli assessori alla sanità delle Regioni italiane per giungere ad una condivisione complessiva".
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