Tra un anno si rivota a Sarego, Il Fatto: il piccolo comune del vicentino è stato il primo con un sindaco grillino
Domenica 7 Agosto 2016 alle 14:27 | 0 commenti
Prima di Virginia Raggi. Prima di Federico Pizzarotti. Il primo sindaco M5S è stato lui, Roberto Castiglion. "Un evento epocale", disse Beppe Grillo. Maggio 2012, è cominciato tutto da qui, da Sarégo, con l'accento sulla "e". Un cinquecentesimo di Roma eppure racconta tante cose dell'Italia di oggi e della ricetta M5S. Come il paesaggio di questa provincia vicentina: arrivi e lungo le strade dritte, costeggiate da alberi vedi contadini in bici che ti fanno pensare ai filari ordinati, alla terra scura rovesciata dai trattori che vanno nonostante il caldo da stare male. Gente che lavora dall'alba e andrà avanti fino al tramonto. Poi un indiano con il turbante, una famiglia araba. I veneti di domani, quelli che lavorano nei capannoni interminabili sul lato opposto della strada. Altro lavoro, altra fatica. Com'è cambiato il Veneto in una manciata di anni da quel Viaggio in Italia, irripetibile affresco di Guido Piovene. Il segno sono i condomini disegnati con la squadretta che si alternano a case contadine.
Le promesse e le critiche
Finché le strade oblique, sparpagliate, come per forza di gravità , ti portano in una piazza che è soprattutto un vuoto. Il centro del paese, forse. E riconosci il comune per le bandiere senza vento, per quella faccia diversa che hanno i palazzi pubblici.
Nel tardo pomeriggio di fine luglio suoni e ti viene ad aprire lui, Roberto Castiglion; ti accompagna per le scale deserte, fino all'ufficio. Dalla finestra rumore di cicale e di auto, luce di campi e di asfalto. Dunque è cominciato tutto da qui. Chissà come andrà a Roma e Torino. Ma intanto a Sarégo? "Non pensiamo di fare miracoli, ma ce la mettiamo tutta. Vogliamo che la gente si riavvicini al Comune, che si fidi", racconta Castiglion, 32 anni. Nella sua vita passata era ingegnere informatico dell'Enel, glielo leggi nel curriculum, ma anche in quel guardare nel computer alla ricerca di dati, di numeri precisi. Timido, forse anche, ma questi primi quattro anni da sindaco gli hanno tolto la scorza. Deciso, come lo è una persona "moderata" per carattere prima che per scelte politiche: "Io ho sempre votato. Centrosinistra e centrodestra, cercavo il meno peggio". Un grillino della seconda ora, "ho cominciato a frequentare il Movimento all'inizio del 2012". Sarégo che racconta uno dei segreti del M5S: l'adattamento ai luoghi. Più a sinistra in Piemonte (dove scalza Piero Fassino), Liguria ed Emilia. Qui, invece, pur così diverso è capace di prendere il posto della Dc e della Lega che hanno governato per decenni: "Quando sono stato eletto erano gli anni delle inchieste sul Carroccio, dello scandalo Belsito". Di nuovo: i Cinque Stelle che nascono di protesta, di rabbia. Ma che nei comuni hanno anche il volto pacato di Pizzarotti e Castiglion. Soprattutto nei piccoli paesi dove il sindaco è il vicino di casa, l'amico, il padre di famiglia. E il bilancio politico va con quello personale: "Ho deciso di andare in aspettativa. Di fare il sindaco a tempo pieno. Pace se non diventi ricco, ma non mi posso lamentare. E grazie al cielo ci sono i nonni che ci aiutano con i figli".
Ma il prossimo anno si vota di nuovo. È già tempo di bilanci anche se sembra ieri che Grillo gridò vittoria parlando di Sarégo: "Ho vinto per una manciata di voti. Nei comuni piccoli, con elezioni a turno unico e senza ballottaggio, per noi M5S è più difficile vincere". Che ne è stato delle parole d'ordine: cemento zero, wi-fi per tutti, consigli comunali in streaming? "Qui, in un paese, i discorsi grandi devono diventare cose concrete", ti spiega Renata Mazzariol, pensionata, affacciandosi dal panificio Gobbo. E chiude la mano, come a dire: roba che stringi tra le dita. Il sindaco ti mostra le foto della nuova scuola: "L'abbiamo appena inaugurata. Un edificio con l'impianto fotovoltaico e la pompa di calore. E niente cemento, come casa mia che è in legno, prefabbricata. Poi abbiamo fatto un piano regolatore a basso consumo del territorio, basta lottizzazioni. Abbiamo cercato di portare nei punti chiave del paese il wi-fi, provi...". Sì, funziona, almeno dalle parti del municipio. Ma le cose che stanno più a cuore ai cittadini, le casse pubbliche e i rifiuti per dire? "Abbiamo estinto 19 mutui su 23, li abbiamo chiusi anticipatamente perché gli interessi del 6 per cento erano terribili. E per la spazzatura abbiamo portato la differenziata al 65 per cento. Stiamo provando una raccolta porta a porta, senza cassonetti. Più ricicli, meno paghi", racconta Castiglion. Forse da queste parti conta più questo dei parlamentari, i volti noti nazionali, che sono venuti a Sarégo, a cominciare da Luigi Di Maio ("È arrivato senza scorta, come una persona qualunque", racconta una cliente della parrucchiera Marina appena fatta la messa in piega).
Polemiche poche: "Certo che i governi hanno tagliato tanto a noi sindaci... e Zaia con il terzo piano casa ha premiato troppo il cemento", si limita a dire Castiglion. E poi bastoni tra le ruote alle slot machine, perché stringeva lo stomaco vedere ragazzi e pensionati che si infilavano nel bar sulla piazza per cacciare via tutto quello che avevano in tasca.
Ma la battaglia più dura è un'altra: l'inquinamento da pfas. Quella roba prodotta dalle industrie della concia che ti si infila nell'organismo e dopo anni provoca danni. Uno scandalo silenzioso che riguarda quasi mezzo milione di veneti, che avrebbe prodotto un miliardo di danni. Sarégo è alle porte delle zone più contaminate: "È stato complicato capire e soprattutto informare la gente che era preoccupata. Abbiamo organizzato assemblee. Questa è la partecipazione. Alla fine abbiamo scelto una strada dura, abbiamo chiuso i pozzi. E la Asl ci ha dato ragione".
Giorgio Faedo, ex assessore ai Lavori Pubblici oggi all'opposizione (centrodestra) non condivide il bilancio positivo: "Prenda uno per strada e gli chieda se li rivoterebbe". Ma dove avrebbero fallito? "Mai visto gente tanto tirchia con i lavori pubblici. Stanno perdendo progetti e contributi per strade e scuole. Saranno pure laureati, ma non conoscono il paese".
Di certo non è il periodo migliore per fare i sindaci. C'è la crisi che morde anche qui, pure se il tasso di disoccupazione toccava appena il 5,6 per cento. Prima che nelle statistiche lo vedi per le strade, nella diseguaglianza che cresce: c'è l'imprenditore con la Maserati, ma anche tante auto scalcinate. E il sacchetto della spesa all'uscita del supermercato è più leggero. La disoccupazione? "Per i giovani è alta", racconta Maurizio Ferron, segretario Fiom della provincia di Vicenza, "Qui la metà della produzione è metalmeccanica, 8 miliardi l'anno di esportazioni su 17 del vicentino". La locomotiva del Nordest. Ma non basta: "Abbiamo 4.500 imprese, ma 2.000 sono artigiani, il 90% hanno meno di 20 dipendenti". Quelli che sentono di più la crisi: "Va bene solo chi negli anni difficili ha investito". Il sindaco ora dovrà decidere se ricandidarsi: "Niente miracoli, ma buona amministrazione. Ho la coscienza a posto". A maggio lo dirà la gente di Sarégo. Per la prima volta il M5S chiederà di essere giudicato e riconfermato. Una prova perfino più importante della prima vittoria.
di Ferruccio Sansainviato a Sarego (Vicenza) de Il Fatto Quotidiano
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.