Tornano a respirare i gioielli del passato industriale, l'esempio di Schio
Domenica 1 Aprile 2012 alle 17:01 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n. 231
I luoghi dell'alto vicentino sono ricchi di testimonianze di archeologia industriale che, conservate e riutilizzate, restituiscono al territorio un valore aggiunto inestimabile
In tempi relativamente recenti si è diffuso l'interesse per l'archeologia industriale, per quei luoghi produttivi che hanno scritto la storia della nostra realtà economica. Nata in Inghilterra intorno agli anni Cinquanta, in Italia è verso la fine degli anni Settanta che si inizia a parlare di archeologia legata all'industria, anni dell'abbandono da parte dei monopoli industriali dei grandi complessi di tipo ottocentesco, del rifiuto operaio e del tramonto della catena di montaggio, del passaggio dello scettro dalla vecchia industria meccanica a quella dell'elettronica e dell'informatica.
Di fabbriche conservate con le loro attrezzature ne restano ben poche, soprattutto nei grandi centri urbani. Spesso abbandonato o demolito, per l'eccessiva onerosità del recupero, per mancanza di sensibilità degli amministratori locali o, in generale, per l'indifferenza e la sordità della cultura italiana verso ciò che proviene dalla storia delle tecniche e dell'industria, il vecchio lascia spazio a nuove realtà produttive. In un'epoca in cui il problema reale è lo sviluppo e non quello della conservazione, il mattoncino marrone, ben inserito nel contesto naturale e imperniato della fatica e del sudore dei lavoratori, rischia di esser sostituito da grandi lastre di cemento prefabbricato, quasi sempre invadenti e invasive rispetto al territorio.
Nei paesi e nelle città dell'alto vicentino, Torrebelvicino, Schio, Malo, Thiene, Piovene Rocchette, Valdagno, Bassano, solo per citarne alcuni, capita spesso di imbattersi in immobili storici industriali riconvertiti in altri spazi. Lanifici, filande, segherie, distillerie, centrali idroelettriche, ma anche mulini, quartieri operai e giardini.
Luoghi che tornano a respirare e che tanto hanno da raccontare della nostra storia e di quell'industrializzazione odierna, di cui hanno gettato le basi. Salvare un vecchio stabilimento significa recuperarne l'archivio, i cataloghi, i campioni di produzione, i macchinari, poter registrare le testimonianze degli ultimi lavoratori, ma anche introdurre un momento di memoria e di nostalgia e proporre un'esperienza di riflessione, di quello che siamo e che siamo stati.
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