Top & Flop 5 Vicenza 2013: la maglia nera a sindacati e confindustria, vicini fra loro anche nell'editoria
Lunedi 30 Dicembre 2013 alle 11:38 | 0 commenti
 
				
		
A fine anno sui media si fanno sempre i bilanci per quanto opinabili, in tutti i settori, e il loro confronto può dare un contributo alle riflessioni di ognuno, riflessioni che mancano sempre di più in una società sempre più avvitata nel quotidiano, a volte per egoismo, più spesso per un senso di impotenza, che toglie pericolosamente la voglia di discutere e discutersi.
VicenzaPiù e il suo network, fatto di un periodico cartaceo, di una rete  quotidiana web e di due canali tv, uno digitale terrestre, l'altro full  streaming, che ha anche "nominato" come Persona dell'anno Luc Thibault,  il sindacalista conflittuale franco scledense, non si sottrae a fare le  sue valutazioni sui primi 5 top e sui primi 5 flop della città e della  provincia, che vi presentiamo a seguire a cura di Edoardo Andrein e che  vi invitiamo a valutare liberamente ma sempre tenendo presente che  spesso il flop di alcuni è il top per altri e viceversa.
Fuori gioco  la politica, ormai stabilmente con la "p" minuscola, fuori gara e al  top di fatto nella nostra classifica "ngativa", tanto da non esservi  inseriti se non nella nostra premessa, ci sono il flop del lavoro e, di  pari passo, la caduta delle nostre aziende, che nel tempo hanno  preferito investire in speculazione finanziaria e immobiliare, per  giunta prima delocalizzando il lavoro e poi assorbendo qui da noi mano  d'opera spesso straniera, sotto pagata e poco tutelata.
Ma più grandi  e più gravi del crollo numerico dei lavoratori e dei fatturati delle  aziende sono le perdite di professionalità dei primi e di capacità  innovativa delle seconde, perdite tecnicamente e culturalmente collegate  e che non registrano solo il passato ma segnano soprattutto il futuro.
Perdite  di professionalità di cui è responsabile anche l'ignavia burocratica e  spesso parassita di parte dei sindacati confederali "classici", che,  senza preoccuparsi di stimolare la creazione del lavoro, si sono  limitati, anche e talvolta di più a Vicenza che nel resto dell'Italia, a  difendere nel tempo quelli che il lavoro lo avevano, propri dirigenti e  funzionari inclusi, e che comunque con i sistemi ancora in atto non  possono che perderlo in maniera crescente pesando con casse senza fine e  senza costrutto progettuale su ogni realistico tentativo di ripresa.
Perdite  di capacità di innovazione di cui molte delle associazioni  imprenditoriali, in specie quelle   vicentine, sono responsabili, quando  perdono le professionalità dei loro lavoratori per assenze di  investimenti barricate come sono nel difendere il capitalismo  provinciale di famiglia e relazionale e nel lottare tanto, ma spesso  solo a parole contro lo statalismo imperante ma utile per accaparrarsi  le leve di residuo, improduttivo e parassitario potere che sono rimaste.  
Come anche la recente vicenda del cda della Fiera  inequivocabilmente e simbolicamente dimostra (guadagnandosi anche la  presenza diretta nella classifica dei Flop) nel momento in cui ha  premiato il rampollo di una famiglia, quella dei Marzotto, che tanto ha  dato al Vicentino e che tanto di più ora si è ripresa dal Vicentino e  dall'Italia vendendo tutto, senza che Cgil, Cisl e Uil abbiano provato a  far ricompensare almeno in parte il loro precedente  "collaborazionismo". 
Cieco, di fatto, anche di fronte alle decine  dei morti della Marlane Marzotto, i cui familiari ora vogliono zittire  proprio i Marzotto dopo oltre ventanni dalle prime, censurate denunce  degli avvelenamenti di persone e territori. Quei Marzotto, il cui  discendente  Matteo, bello, bellissimo da vedere su tanti rotocalchi, ha  ricevuto in premio proprio a Vicenza  le presidenze del Cuoa (dove si  insegna impresa, e che impresa se è quella di cui è erede!) e della  Fiera (dove si promuove il fare vicentino, e che fare se è quello in cui  le aziende Marzotto chiudono qui per far incassare solo vagonate di  milioni, magari all'estero, ai suoi proprietari!).
Magari evadendo  tasse da decine di milioni di euro, da cui arrivano forse anche quelle  poche decine di migliaia di euro proposti ai superstiti e ai familiari  dei morti della Marlane Marzotto per il definitivo condono tombale, dopo  quello fiscale, delle eventuali responsabilità dei membri della  famiglia, tra cui Matteo, e dei loro dirigenti coinvolti.
I loro  avvocati li hanno messi sul tavolo quei pacchetti da 40-50 banconote da  500 euro nel tribunale di Paola come un volgare e misero indennizzo,  buono a sfruttare ancora una volta le miserie dei poveri e a uccidere  per la seconda volta gli operai della Marlane e le spiagge di quella  zona.
Questo è di fatto il top del flop vicentino. 
 P.S. La foto  di copertina dei segretari confederali è di Vicenzareport, nuovo  quotidiano online diretto da Francesco Oriolo, già collaboratore di  Publiadige, concessionaria della pubblicità del GdV, di cui il  presidente di Confindustria è azionista di controllo, e già compagno di  Marina Bergamin, segretaria della Cgil, il sindacato vicentino assiduo  "compratore", diretto e indiretto col suo Caf, della pubblicità del  quotidiano locale.  Andreotti diceva che « A pensare male si fa peccato,  ma spesso ci si azzecca» anche se in Italia l'espressione "conflitto di  interesse" è stata cancellata.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.
 
  
		
		
	 
				     
				     
				     
				    