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The charm of immigration: from Ghana to Vicenza for a better future, dal Ghana a Vicenza per un futuro migliore

Di Foster Agyemang Giovedi 24 Marzo 2016 alle 09:47 | 0 commenti

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Trova sempre più "amici" lo spazio (tipicamente in lingua italiana e in una delle lingue delle comunità qui presenti) aperto da VicenzaPiù e già in passato dedicato ai nuovi vicentini, i cittadini di origine straniera che contribuiscono alla vita locale in tutti i suoi aspetti. Dopo l'articolo firmato da un collega serbo, Aleksandar Zlatković, e quello di Sofia Anwar, pakistana e eletta nel Consiglio, ecco cosa scrive (in inglese e in italiano) per tutti i lettori, ghanesi, vicentini, stranieri e italiani, Foster Agyemang, un giovane ghanese che studia all'università da infermiere e che fa parte del Consiglio degli stranieri apena insediato a Vicenza.

The charm of immigration: From Ghana to Italy for a better future

Not everyone has the same reasons for immigrating, but a person decides to leave his country for political reasons, to work or to live better in countries that offer more opportunities to study and a better medical care.

In August of 2005, i left with two sisters from a small town in Ghana and like most young Africans, had high hopes of a better and fulfilling life. My father and mother left Ghana a few years earlier to ensure us a peaceful and smoother future. Arrived in Italy on a hot summer day, I had a strange feeling: I felt like I had time traveled. Most of us immigrants, plan to spend a more comfortable life in a better and more advanced country, but changing our customs, traditions, friends, school and our daily lives is one of the hardest things that exist: I was in a country of which I did not even know where in the world it was. I was in a different dimension from mine and the truth is that I felt I had to learn all over again. I did not understand when people spoke to me and I could not make myself understood because I spoke only English that not everyone knew.
After a week virtually locked up at home, at the opening of the academic year, I was introduced to my class where I met those who would have been my companions for the following years. I was able 'to easily blend in class despite the difficulties in communication and the eyes of people who watched me as being "different". One day, a boy named Pietro took me aside and told me: "if i teach you Italian, will you teach me English?". For me this phrase marked the fusion of two cultures; I started slowly not to feel "different" from others indeed to have found someone who understood how I felt and what I felt in not being able to communicate with them. From that moment I held strong and lasting friendships that have allowed me to learn the culture, the history and the Italian customs integrating them with mine.
Today at the age of 23 , I've learned a new culture immersing myself in a new mindset, I've learned important values by meeting and knowing people that respect my person, my traditions, my culture and my way of being "different".
For me Italy is like a second home, and I will do everything to promote integration by breaking down discrimination and mental closures to ensure that people accept all the different ethical and cultural model for a united and multicultured Italy.

 

Il fascino dell'immigrazione: dal Ghana all'Italia per un futuro migliore

Non tutti hanno gli stessi motivi per immigrare, ma una persona decide di lasciare il proprio paese per motivi politici, di lavoro o per vivere meglio in paesi che offrono maggiori possibilità di studio e cure mediche. Nel Agosto del 2005, sono partito con due sorelle da una piccola città del Ghana e come la maggior parte dei giovani Africani, nutrivo grandi speranze di una vita migliore e soddisfacente. Mio padre e mia madre, avevano lasciato il Ghana qualche anno prima per assicurarci un futuro sereno e agevole. Arrivato in Italia in una calda giornata d'estate, ho avuto una sensazione strana: mi sembrava di aver viaggiato nel tempo. La maggior parte di noi immigranti, pensiamo di trascorrere una vita più agiata in un paese migliore e più avanzato, ma cambiare le proprie usanze, le tradizioni, gli amici, la scuola e le nostre vite quotidiane è una delle cose più difficili che possano esistere: ero in un paese di cui non sapevo neanche in quale parte del mondo si trovavasse. Mi trovavo in una dimensione diversa dalla mia e la verità è che mi sembrava di dover apprendere tutto nuovamente. Non capivo quando le persone mi parlavano e non riuscivo a farmi capire poichè parlavo solamente inglese che non tutti sapevano.

Dopo una settimana chiuso praticamente in casa, all'apertura dell'anno accademico, fui presentato alla mia classe dove conobbi quelli che sarebbero stati i miei compagni per gli anni successivi. Riusci' ad inserirmi facilmente nella classe nonostante le difficoltà nella comunicazione e gli occhi di tutti che mi vedevano "diverso". Un giorno, un ragazzo di nome Pietro mi prese da parte e mi disse: "se ti insegno l'italiano, mi insegni l'inglese?". Per me questa frase segnò la fusione di due culture; ho cominciato piano piano a non sentirmi "diverso" dagli altri anzi di aver trovato una persona che capisse come mi sentivo e cosa provassi nel non poter comunicare con loro. Da quel momento ho stretto amicizie solide e durature che mi hanno permesso di imparare la cultura, la storia e le usanze italiane integrandoli con i miei.
Oggi a 23 anni, ho appreso una nuova cultura immergendomi in una nuova mentalità, ho imparato valori importanti incontrando e conoscendo persone di spessore che rispettano la mia persona, le mie usanze, la mia cultura e il mio modo di essere "diverso".
Per me l'Italia è come una seconda casa e farò di tutto per promuovere l'integrazione abbattendo le discriminazioni e le chiusure mentali per far si che si accettino tutti i modelli etici e culturali differenti per un'Italia unita e multiculturalizzata.

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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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