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Testa fredda, piedi caldi: verrà il momento di scegliere tra Europa o Africa

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 20 Settembre 2011 alle 09:41 | 0 commenti

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Riceviamo da Roberto Ciambetti, assessore regionale Lega Nord, e pubblichiamo.
Ugo La Malfa diceva che la l'Italia ha la testa in Europa e i piedi in Africa. Testa fredda, piedi caldi. Credo che questo paragone sia ancor oggi calzante, con un interrogativo: a che parte vogliamo stare? Scivolare verso l'altra sponda del Mediterraneo o rimanere ancorati all'Europa? Il vero referendum è questo ed esso pone in maniera secca un quesito evitato da anni dalla classe dirigente, un quesito che oggi viene posto dall'Europa.

Da tempo uso questa metafora: ci sono venti amici che abitualmente cenano al ristorante; da sempre a pagare solo i soliti quattro che un giorno si stancano e mettono ai voti la decisione di pagare salomonicamente, ciascuno il suo. Democraticamente i 16 abituati a mangiare a ufo decidono che a pagare siano sempre i soliti quattro.
I soliti quattro si sono stancati di pagare e non è una immagine assurda, è, in estrema sintesi, la metafora della domanda che attraversa l'Europa centro-settentrionale, quella fredda per intenderci: perché dobbiamo pagare gli sprechi e le inefficienze dell'Europa Mediterranea, quella calda? Sulla scia di questa domanda noi, che viviamo con la testa in Europa, e che da anni "democraticamente" paghiamo il conto, abbiamo l'obbligo di valutare il rischio d'essere considerati come zavorra dall'Europa produttiva.
L'Italia è un Paese a due se non tre velocità; c'è una zona produttiva ad economia avanzata, ricca di imprese e servizi dove il peso del pubblico impiego è marginale e comunque non superiore al 12 per cento del mercato del lavoro, con una forte impresa manifatturiera decisamente export oriented; c'è una zona dove la Pubblica Amministrazione ha un ruolo preponderante, pensiamo anche solo al caso del Lazio, ed infine Regioni dove l'ente pubblico fornisce, nelle maniere più disparate, l'unica fonte di reddito senza che questo investimento dia servizi reali. Sappiamo che per uscire dalla crisi economica bisogna diminuire la spesa pubblica. L'alternativa è chiedere ancor più soldi all'economia produttiva.
Nelle Regioni del Mezzogiorno l'incidenza della spesa pubblica sul Pil è di oltre 15 punti percentuali superiore a quella del centro nord. Nella media tra il 2007 - 2009 per le tre regioni virtuose d'Italia, Lombardia, Emilia, e Veneto, il peso percentuale della spesa pubblica sul Pil è inferiore al 36 per cento, contro una media nazionale del 42.9. Per capire il dato basti pensare che in Calabria la spesa pubblica incide sul Pil per il 64.3 per cento, in Sicilia per il 58,3 per cento, in Valle d'Aosta e Sardegna per il 57 per cento, Puglia, Campania, Basilicata oltre il 55 per cento.
Se vogliamo rimanere in Europa queste percentuali devono mutare in maniera drastica, in caso contrario esse ci trascineranno lontano dall'Europa, ci trasformeranno in quella temuta zavorra a cui accennavo in precedenza.
C'è una Italia dove i Comuni, province e Regioni rispettano il Patto di Stabilità con una puntualità svizzera e rigore teutonico e un'Italia dove l'azienda per il decoro urbano nel bel mezzo dell'emergenza rifiuti che hanno invaso la città trova il tempo d'aumentare mediamente di 5 mila euro lordi al mese gli stipendi dei suoi dirigenti come premio: se si parla di secessione, in questo caso la secessione è stata fatta dal cervello o qualcuno vuole prenderci per i fondelli.
Dobbiamo chiederci se queste due realtà così lontane tra loro possano continuare a convivere nello scenario europeo o se la realtà della crisi e la sfida della globalizzazione non spingano a individuare nuove forme di coesistenza che permettano a ciascuno di sviluppare le proprie potenzialità e creatività.
Diminuendo ipoteticamente in Veneto la quota di Irpef versata allo stato che determina il residuo fiscale (quindi mantenendo in parità il rapporto tra prelievo Irpef e servizi/investimenti offerti dallo stato) i cittadini veneti avrebbero avuto a disposizione circa 16.2 miliardi a prezzi correnti per le loro spese: secondo Unioncamere in Veneto i cittadini avrebbero avuto a disposizione nel loro portafoglio familiare in più circa 6 miliardi di Euro per l'edilizia, l'abitazione, mobili, elettrodomestici e servizi per la casa, 2.7 miliardi di € per la spesa alimentare, 4.9 miliardi di € per trasporti, tempo libero, turismo: queste risorse oggi, al pari di quelle versate da Lombardia ed Emilia, vanno ad alimentare una economia improduttiva; si perdono, in altre parole. E con esse si rischia di perdere il treno Europeo: di questo passo non saremo noi a ridefinire le forme della coesistenza nazionale, sarà l'Europa a fare la secessione da noi. E allora saranno guai per tutti: prima che ciò avvenga, dobbiamo dare prova di intelligenza e riorganizzare noi la forma dello stato. Il tempo a disposizione non è molto: a tenere la testa al freddo e i piedi al caldo si rischia di prendere un brutto raffreddore, se non un'influenza. Ma a trascurarle, le influenze, si rischia. Si rischia grosso e con l'inverno che avanza, è meglio non rischiare...

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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