Tesserino per i funghi addio
Giovedi 8 Marzo 2012 alle 19:33 | 0 commenti
Provincia di Vicenza - Tesserino per i funghi addio. Dal 31 gennaio di quest'anno, infatti, la Regione Veneto ha disposto la soppressione di quello che era oramai diventato solo un adempimento burocratico, dispendioso in termini di tempo, per gli appassionati. Dunque, basta marche da bollo (due), foto e bollettini per dotarsi del documento come pure basta con le trasferte negli uffici per il rinnovo del bollino annuale che, seppure gratuito, costringeva i cittadini a recarsi di persona negli sportelli provinciali.
"La legge regionale - osserva l'Assessore Provinciale Marcello Spigolon - continua a prevedere l'obbligo del permesso, ottenuto con il versamento di un contributo che sarà fissato dalle Province e dalla Comunità Montane per il Territorio competente. I residente fuori provincia dovranno versare 10,33 euro l'anno per potere dare seguito alla loro passione micologica nel Vicentino, mentre, per quanto riguarda i residenti, come Ente abbiamo già disposto la loro esenzione per quanto concerne la raccolta in pianura e sui Colli Berici. Esenzione anche per i disabili. Per la montagna, invece, fanno fede le disposizioni stabilite dalle Comunità Montane".
Probabilmente tutto è nato proprio a seguito di una lettera inviata dall'Assessore a Venezia. Rispondendo, nell'ottobre del 2010, ad una richiesta relativa all'eventuale proroga della durata del tesserino, Spigolon ne suggeriva di contro l'abolizione essendo svuotato, fin dal 1996, di uno dei requisiti fondamentali previsti alla sua nascita: l'obbligo di realizzare corsi di informazione e formazione in vista della raccolta. Parole che debbono aver toccato le corde giuste se è vero che la Regione nel 2011 ha dato via all'iter per modificare, attraverso una proposta di legge, definitivamente l'iter. "E tra le novità la modifica del peso massimo di raccolta, che passa da 2 a 3 chilogrammi ma sempre con l'obbligo di mantenersi nel limite di un chilogrammo per le specie più pregiate, ovvero da pioppini e finferli alle mazze di tamburo e fino ai porcini".
Disposizioni che soddisfano quasi del tutto le associazioni micologiche. Spiega Danilo Piccolo, fondatore e anima del gruppo "Giacomo Bresadola" di Vicenza: "L'unica preoccupazione è che non si scateni una caccia selvaggia e indiscriminata. Basta con i vandalo-miceti, la gente deve ricordarsi che quando entra in un bosco entra in un santuario. E che andare a funghi è un fatto di cultura. Del resto neppure il più pregiato di loro vale una vita umana". Nella norma pene e sanzioni sono state raddoppiate, per cui furbetto avvisato mezzo salvato. Intanto Piccolo continua imperterrito nella sua campagna di sensibilizzazione: "Avevo proposto alla Regione di creare corsi ed esami come avviene per i raccoglitori di tartufi ma mi è stato risposto di No. Lo so, ci vogliono tempo e personale e coloro che vanno in cerca del prezioso alimento sono pochi, ma se è vero che solo il 2% delle specie è velenosa, è altresì assodato che un buon insegnamento salva la vita e la salute da brutte sorprese". Due i valori, dunque: educazione sanitaria ed ecologica. Che non guastano mai, sia perché il fungo vive in simbiosi con l'ambiente, sia per evitare che l'ignoranza diventi fatale. Lo sapete, ad esempio, quale è il più velenoso? L'amanite falloide? No, il Cortinarius Orellanus, nella forma simile ad un chiodino, nella sostanza più letale di un cobra.
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