Terrorismo: non è uno scontro di civiltà... ne manca una
Martedi 20 Dicembre 2016 alle 10:18 | 0 commenti
Il più bel compito dei reggitori degli Stati è quello di salvaguardare la pace. Nei consigli che il grande fautore della pace Erasmo da Rotterdam dava al principe vi era proprio quello di amministrare con intelligenza, giustizia e pace. Con intelligenza del bene civile, ovvero non nascondendo i problemi, ma risolvendoli. Non è bene nascondere i problemi, lo è il conoscerli prima di tutto e proporre efficaci soluzioni, che non sono mai di quiescenza, ma di prospettive e progetti non illusori. Purtroppo oggi accade che si cerchi in tutti i modi di nascondere i problemi, di evitare di chiarire quale è la loro natura. Si ricorre all'obsoleto concetto che ciò che spesso accade è frutto più di variabili impazzite, di casualità , di condizioni che spingono al "gesto esemplare". Povera Europa non più figlia di nessuno, ma solo della sua avidità , dell'interesse economico. Non una appartenenza, ma un vivere singolare, dove ognuno "fa quello che vuole"e l solo una elemento ha valore, quello che non importunino la mia esistenza.
Ha ragione il segretario della Conferenza episcopale Italiana, mons. Galantino: Non è uno scontro di civiltà , perchè da una parte non si riconosce più una civiltà . Ben lo sosteneva anche Marguerite Yourcenar, la grande scrittrice fin dal 1929 nel piccolo ma significativo saggio Diagnosi dell'Europa, dove ben rileva che l'intelligenza in Europa ha perduto i propri mezzi, la filosofia langue nelle accademia dove piccoli pensatori, cercano solo cattedre e non hanno da proporre nulla se non ricerche che propongono solo a loro stessi. I cervelli mal preparati delle scuole europee vacillano sotto la diversità delle conoscenze, oi quadri della cultura. a forza di allargarsi, per carrierismo, si sono spezzati. In realtà , dice la scrittrice: la limitata istruzione aristotelica e cattolica del passato ha formato più di uno spirito libero, una qualità vi compensava le lacune" e diciamo noi anche la quantità che non si è in grado di gestire. Non vi è più una civiltà europea, quella che aveva prodotto solide radici in ogni campo. tutto alla luce di un economicismo, in voga fin dall'Ottocento, ha pervaso ogni dove. La paura della perdita del guadagno, dell'interesse domina.
Ne è esempio proprio Vicenza, dove si restaura, bene, ma non si propone che fruizione, non produzione culturale. E' vero, si fa dello sperimentalismo teatrale, ma con quali risultati? Quello che un Sindaco dichiara di essere interessato ad approfondire opere sacrileghe, dove si fanno balletti "civili", nuovo genere, dopo quelli "rosa" e "verdi" (non ecologici).
In ogni dove una folla di solitudini varca i sentieri, ormai interrotti, dell'Europa e non si raccapezza più. Piange e scrive per i morti di Parigi, Berlino, Londra, magari anche per quelli di Aleppo, ma la televisione propaganda l'amore per i cani, che è addirittura maggiore di quello per gli umani. Ricorda sempre la grande scrittrice: "mai l'intelletto ha mostrato, davanti a tanta brutalità , tanta stanca passività . Mentre l'anima, abbandonata all'imprevisto delle sensazioni, smette persino di coordinarle, lo spirito, alla ricerca disperata di un'etica, non arriva che all'igiene sportiva", quando va bene aggiungiamo noi.
Come agiremo? La malattia la conosciamo, ma chi applicherà il medicamento? Resteremo muti e cercheremo il rifugio, finché possibile nelle nostre case e dichiareremo: "io me la sono cavata".
Così andremo avanti e non risolveremo nulla, "perchè", come ben diceva monsignor Pietro Nonis,"non siamo più proposta?" di civiltà , ovvero di intelligenza di fronte ai problemi. Ci siamo lasciati condurre dai totalitarismi, anche quelli economici oltre che da quelli del relativismo riduttivista, e oggi, ma solo per qualche minuto piangiamo e poi riprendiamo l'interesse, non un nuovo cammino che tragga dalle radici quella linfa che fa appunto la differenza tra una civiltà ed un altra. Di contro abbiamo una civiltà che tra le sue varie espressioni ha anche quella di morire per affermarsi.
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