Terrorismo: il solito ritornello
Mercoledi 24 Maggio 2017 alle 11:10 | 0 commenti
Di fronte al vile attentato terroristico che ancora una volta ha mietuto vittime innocenti, questa volta ragazzi molto giovani, la cosiddetta politica recita il solito ritornello, che con difficoltà comprendiamo, anzi non vogliamo più comprendere, perchè esso non guarda in faccia la realtà dei fatti. Il ritornello recita che l'Islam è moderato e che i terroristi sono solo cellule impazzite e che non hanno certo seguito. Al primo punto è facile rispondere che accanto a mussulmani pacifici e desiderosi di pace, vi sono anche letture del Libro Sacro che certo pacifiche non sono, e si basano su parti, Vedi la Sura n.9, che consentono appunto azioni violente contro gli infedeli, identificati nel mondo cristiano, che ormai quasi cristiano non è più, avendo con la sicumera di una ragione ideologizzata abbandonato o relativizzato i contenuti di una pace dell'anima e dell'amore dei fratelli di ogni credo.
Non si tratta di uno scontro di civiltà religiose, anche perché la civiltà religiosa cristiana è in estrema difficoltà , mentre quella islamica è certo forte e alla quale aderiscono con convinzione i suoi seguaci. Le mosche al venerdì sono stracolme, mentre le chiese spesso quasi vuote, tranne che per i funerali o gli avvenimenti eclatanti.
La seconda affermazione che i terroristi sono "pochi" è certamente vera, ma sempre i terroristi sono pochi, come lo sono state le avanguardie di leniniana teorizzazione delle rivoluzioni, le camice nere, i tupamaros i seguaci di Fidel e del Che, i vietcong, ecc. Il vero compito dei terroristi, avanguardie che dir si vogliono è quello di propagandare soprattutto con la violenza la loro prospettiva per porre in difficoltà ciò che combattono e la popolazione/ cittadini che non consentono a quella visione. Il secondo compito è quello di dimostrare a coloro che aderiscono alla loro visione, ma sono un poco pavidi o attendisti che possono farcela, che possono mettere in ginocchio o il regime zarista, o quello di Batista o quello delle democrazie europee, ormai incapaci di esprimere una prospettiva comune, dato che si trincerano ognuna nel proprio egoismo. Poco o nulla servono gli atti di solidarietà che troppe organizzazioni esprimono e praticano. La solidarietà , ossia l'aiuto è certo accettato, ma non in funzione di una vera integrazione o inclusione, ma più semplicemente per vantaggio e non potrebbe che essere così, dato che successivamente non vi è quel necessario processo di diventare membri effettivi almeno degli Stati nei quali sono accolti. Anzi, imitando i cittadini europei, chiedono diritti e di poter essere quello che erano nella propria patria di origine, compresa la legislatura che l'Europa non ha mai accettato e che rifiuta.
Il famoso motto latino:"Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?" ben si adatta ai nostri giorni. Fino a quando la pazienza durerà ? Temo che tutti gli sforzi anche generosi ai quali la carità cristiana invita e i solidarismi autentici proclamano e praticano non servano a pacificare la convivenza e gli atti di terrorismo che non consideriamo nella loro portata perchè, ripeto, considerati atti di pochi, faranno maturare una dimensione di avversione che ha come esito la guerra, ma questa volta non sarà solo per Stati contrapposti, ma per uomini che vivono nello stesso territorio. La famosa frase, pronunciata da Cicerone, l'oratore che agiva per il bene della repubblica, deve costituire un inizio per un autentico cambiamento delle politiche di immigrazione dei veri e soli profughi, integrazione /inclusione, ma avremo, non solo i politici, spesso politicanti, la capacità di promuovere il cambiamento di rotta?
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