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"Terra nelle scarpe" fa strada, torna a Ponte di Barbarano la mostra di Gregolin

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 9 Novembre 2012 alle 20:15 | 0 commenti

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La singolare mostra dell'artista vicentino Antonio Gregolin, torna a Ponte di Barbarano il prossimo 10 e 11 novembre con le scarpe di Lampedusa, Ettore Mo, Toni Capuozzo, Bepi De Marzi, Mauro Corona e i sandali del 1500 del venerabile frate Antonio Pagani del convento di S.Pancrazio di Barbarano.
Era stato annunciato che la meta/mostra (cioè una metafora sulle scarpe e la vita), realizzata dall'artista vicentino Antonio Gregolin, avrebbe camminato con le sue scarpe: "Piccoli passi condivisi con figure semplici e personaggi di fama nazionale della cultura, spettacolo e della storia che in questi mesi si sono voluti affiancare sostenendone il messaggio, semplice e complesso, se la richiesta è quella di avere le loro scarpe"racconta il curatore.

 La meta/mostra "Terra nelle Scarpe: il tempo delle scarpe. La storia degli uomini" nata dalla cultura per il paesaggio di Gregolin, è una mostra unica nel suo genere in Italia, che dopo la vernice di Villaga (Vi) nell'agosto scorso si arricchisce di nuove simboliche scarpe, presentate il 10 e 11 novembre prossimo nella sala sociale di Ponte di Barbarano (Vi), in occasione della Festa del Ringraziamento e S.Martino, promossa dalla Proloco Ponte, patrocinata dalla Provincia di Vicenza. Non una esposizione feticistica sulle scarpe, ma il legame con la storia degli uomini. Un percorso che attinge vitalità dalla memoria. Dalle scarpe più umili, dalle sgalmare venete, agli zoccoli dell'omonimo film di Olmi, con alcune curiosità: gli zoccoli per le scarpe, indossati dai contadini per entrare nelle stalle nei giorni di festa evitando così di sporcarsi.
"Nel corso di questi mesi -spiega Gregolin- numerose sono state le scoperte. Quelle legate alle "scarpe dello spirito", simboli identitari custoditi nei monasteri e conventi". Scarpe, sandali e pantofole fatte interamente a mano da religiosi "ciabattini" che per forma e materiale rispecchiano la diverse spiritualità. Eccezionalmente durante i giorni della mostra, saranno esposte le scarpe-reliquia del venerabile Antonio Pagani, frate minore della seconda metà del 1500 e fondatore delle suore Dimesse, conservati presso il convento di S.Pancrazio di Barbarano, che ne ha concesso eccezionalmente il prestito per l'occasione. Arrivano dalla rigida clausura anche le "pianelle" delle Vergini Eremite Francescane del monastero di via Cavalletto a Padova. "Una ricerca mai compiuta prima, che in molti casi è diventata un'autentica scoperta - aggiunge il curatore- di quelle scarpe che non venendo più usate da decenni, rischiano di venire cancellate dalla memoria".
Nuovi significativi arrivi anche per il settore delle "scarpe di storia" con cimeli della Prima Guerra Mondiale, italiane e austriache, concesse dai "Musei all'aperto del Monte Grappa" di Bassano: "Contatti sono in corso con il museo del campo di concentramento di Auschwitz in Polonia, e quello del Milite Internato di Padova per ottenere le scarpe indossate dai prigionieri nei campi di sterminio". Tutte scarpe vissute che conservano una implicita memoria. Emblematiche sono quelle fatte arrivare da Lampedusa: "Dopo una lunga trattativa con le autorità dell'isola, visto che si tratta di materiale posto sotto sequestro, saranno presentate a Ponte di Barbarano le scarpe delle "ombre di Lampedusa" recuperate dai barconi di profughi in cerca di nuova vita. Lampedusa, nuova Itaca dei disperati e della speranza. Scarpe che spesso sono le sole tracce che ci parlano di vite inghiottite dalle profondità del mare". "Le ho volute -aggiunge Gregolin- per ricordare un dramma quotidiano alle porte d'Europa. Scarpe che hanno ancora la sabbia del Sahara, come quella della spiaggia!". "Scarpe che sono come una seconda pelle - si legge nella didascalia che cita le parole scritte appositamente da una lampedusana- per quelle persone che mettono piede così in Europa. Le nostre isole dove approdano i naufraghi, sembrano partorire figli che da qui intraprendono un nuovo cammino di vita; e quando una creatura rinasce è bello essere ottimisti sul futuro che l'attende. Queste scarpe, sono la prova che la vita trionfa anche di fronte a leggi assurde e disumane. E' la loro storia che merita la nostra memoria". Ci sono poi le scarpe di chi cammina in terre lontane per documentare la storia: è il caso di Ettore Mo, storico inviato de Il Corriere che ha donato le scarpe con cui nel 1980 incontrò per la prima volta in Afganistan, il comandante Massoud. Poi quelle del giornalista Toni Capuozzo, inviato del TG5 e autore del programma "Terra" con le sue scarpe usate durante la guerra civile libica del 1011. Per entrambi "consumare le scarpe" resta un obbligo per scoprire la verità da raccontare. Racconti che sono veri e propri sentieri di montagna quelli scritti da Mauro Corona, che ha donato i suoi scarponi da lavoro: "I primi che mi sono potuto comprare quando avevo vent'anni -dice lo scrittore-scultore di Erto- per lavorare nella cava. Scarponi che fanno parte della mia vita che non sono mai riuscito a buttare via!". Scarpe del "Signore delle cime", Bepi De Marzi, che con i suoi canti popolari ha segnato e segna l'identità di un'epoca. In mostra anche le scarpe di Paolini, Ovadia, Zanardi, Larible, Zarpellon, tutti legati a loro modo alla terra. Non delle scarpe, ma impronte dei suoi piedi sono quelli lasciati da Tom Perry, lo scalatore vicentino noto in tutto il modo per le sue discese dalle montagne a piedi nudi: "Togliersi le scarpe significa scalzarci delle tante vanità, -spiega Perry-, fatte oggi da scarpe griffate che poco hanno di quella genuinità del camminare per vivere. Ma solo del mostrarsi per esistere!"."E' sorprendente -conclude Gregolin- constatare come le scarpe restino una parte di noi stessi, inscindibili dal nostro corpo e pensiero. Così che la felicità inizia proprio dai nostri piedi".
LINK UFFICIALE: https://www.facebook.com/TerraNelleScarpe
La mostra rimarrà aperta dalle 16 alle 23,30 di sabato 10 e dalle 8 alle 23 di domenica 11 novembre. Il lunedì 12 sarà invece interamente dedicato per la visita delle scolaresche, chiamate a percorrere la mostra senza scarpe.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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