Tempo di ferie, anche le aziende fanno le valigie: il caso MML-Lamborghini
Lunedi 8 Agosto 2011 alle 18:21 | 0 commenti
Associazione Civica Vicenza Capoluogo - Venerdì notte ad Agugliaro, paesino della Provincia di Vicenza, è accaduto l'ennesimo fatto che porta ad aprire una riflessione approfondita sul valore del LAVORO. Alcuni abitanti del paese hanno notato che durante la notte le luci dell'azienda per la quale lavorano erano accese. Allarmati per la vicenda si sono avvicinati e hanno scoperto che la motivazione risiedeva nel fatto che nel cortile vi era una serie di TIR pronti ad essere caricati con i macchinari e le strutture dell'Azienda stessa. Destinazione: Inghilterra. Una vera e propria delocalizzazione del lavoro.
Il soggetto in questione è la Ditta MML, azienda metalmeccanica che lavora per Lamborghini e Bentley, che ha ritenuto più vantaggioso spostare all'estero la produzione al fine di aumentare il proprio margine di guadagno. Fortunatamente questo sciagurato disegno, che avrebbe visto rientrare in fabbrica i dipendenti senza più macchinari nello stabilimento, è stato bloccato grazie all'intervento degli stessi lavoratori che, visto il movimento attorno alla loro sede di lavoro, hanno chiamato le forze dell'ordine e si sono precipitati per bloccare lo smantellamento del capannone. Stiamo parlando di una fabbrica che in termini di margine di guadagno di certo non ha problemi, se pensiamo che il loro prodotto viene montato su automobili di lusso dal costo elevatissimo e per le quali ci sono liste di prenotazione biennali. Ma nonostante ciò hanno ben pensato di depauperare la nostra Provincia di questo stabilimento trasferendolo all'estero per guadagnare di più. Ora gli operai e le loro famiglie stanno occupando l'azienda , nella speranza di un ripensamento.
I lavoratori di Agugliaro, come tutti i lavoratori vicentini, non possono essere lasciati soli, la politica, "arte nobile", dovrebbe risolvere i problemi, convocando aziende e parti sindacali, intervenendo senza scopo di propaganda ma con l'intendo di arrestare un sistema che rischia di perpetuarsi anche nel nostro territorio.
Nessuno ha pensato all'impatto sociale che questa chiusura determinerà nel territorio? Quaranta famiglie in una zona così poco popolosa sono tantissime. Il lavoro, bene comune e base fondante della società , consente lo sviluppo e la realizzazione dell'individuo, della famiglia e della comunità . Se comportamenti di questo genere arrivano a consolidarsi e diventare un fenomeno in costante espansione rischiamo una situazione di degrado sociale senza precedenti. Ormai siamo spettatori increduli ed amareggiati da troppo tempo a fatti come questo, soprattutto assistendo all'azione di una politica che fa proclami ma poi non interviene per bloccare le delocalizzazioni. Le Istituzioni (Provincia e Regione) stanno gestendo gli esuberi senza pensare alla costruzione di un piano di sviluppo industriale capace di rilanciare il territorio per la salvaguardia dell'occupazione. La politica deve passare dai proclami (sin troppo facili) ai fatti: Provincia e Regione convochino le parti per ragionare sulle possibili soluzioni al problema. Auspichiamo in una politica capace di porsi le seguenti domande: "Ci stiamo interrogando a sufficienza su come si può rilanciare il territorio Vicentino creando nuova occupazione? E stiamo pensando a come salvaguardare i posti di lavoro?". Solo in questo caso potremmo pensare che nella Provincia di Vicenza, fortemente industrializzata, sia ipotizzabile il superamento della crisi che sta colpendo pesantemente le aziende e i lavoratori del nostro territorio.
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