TBC al San Pio X: Veneto Radicale presenta interrogazione parlamentare
Lunedi 28 Maggio 2012 alle 11:48 | 0 commenti
Veneto Radicale  -  Un nordafricano di 32 anni, fino a un mese e mezzo fa ristretto nel carcere di Vicenza, e poi scarcerato, sarebbe risultato affetto da tubercolosi.
La vicenda ha suscitato la preoccupazione del contagio fra gli agenti di polizia penitenziaria che lavorano all'interno della casa circondariale di San Pio X. Maria Grazia Lucchiari, del Comitato nazionale Radicali Italiani ha sollecitato l'intervento della deputata Radicale e componente della commissione Giustizia Rita Bernardini che ha presentato un'interrogazione ai Ministri della Giustizia e della Salute.
Vi si sollecita "una indagine diagnostica celere ed immediata sul personale di polizia penitenziaria e i detenuti al fine di scongiurare il rischio di diffusione della malattia". Il timore del contagio è per la trentina di reclusi che si sono alternati accanto al detenuto infetto nei mesi in cui si trovava al carcere di Vicenza. Ma è forte la preoccupazione e la richiesta di attivare uno screening urgente anche per Francesco Colacino, segretario nazionale del sindacato Cnpp, il Coordinamento della polizia penitenziaria, che cita i dati del carcere di Verona, nel quale il 30 per cento degli agenti del personale è risultato positivo al virus della tubercolosi. "E' evidente che bisogna intervenire subito con una indagine epidemiologia per evitare sospetti  di probabili infezioni - afferma Bernardini. La tubercolosi è una delle malattie infettive più diffuse al mondo che nel carcere può diventare emergenza poiché il sovraffollamento è una condizione che facilità il contagio tra i detenuti". Le competenze in materia di sanità , che prima erano gestite nell'ambito penitenziario, sono dal 2008 a carico del sistema sanitario regionale. Questo può essere positivo, ma di fatto ogni Regione è costretta a farlo con risorse economiche estremamente ridotte a causa della crisi e dei tagli, e il numero di medici e infermieri è insufficiente. "Se non si interviene per ridurre il sovraffollamento non è possibile garantire un carcere sano sia per i detenuti che per gli agenti - aggiunge la deputata Radicale - e non è accettabile che si entri in carcere sani per uscirne malati. La prevenzione e la cura dei malati di Tbc in carcere è una condizione necessaria - conclude Bernardini - e conviene anche a chi poi incontrerà quel detenuto fuori dal carcere".
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Al Ministro della Giustizia, Al Ministro della Salute, per sapere - Premesso che:
secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, un nordafricano di 32 anni, fino a un mese e mezzo fa ristretto nel carcere di Vicenza, e poi scarcerato, sarebbe risultato affetto da tubercolosi; la vicenda ha fatto esplodere la preoccupazione fra gli agenti di polizia penitenziaria che lavorano all'interno della casa circondariale di San Pio X, anche perché Stefano Tolio, dirigente dell'unità operativa di sanità penitenziaria dell'Ulss, ha disposto le visite mediche per i 30 detenuti ritenuti più a rischio per essere venuti a contatto con l'extracomunitario (sono i 16 compagni di cella che si sono alternati accanto a lui nei 6 mesi in cui è rimasto a Vicenza, ma anche altri 14 reclusi che lo hanno affiancato nelle lezioni della scuola interna); l'agente scelto Francesco Colacino, segretario nazionale del sindacato Cnpp, il Coordinamento della polizia penitenziaria, ha dichiarato: "Come si fa a restare tranquilli dinanzi a una notizia del genere? Ai controlli fatti fra i colleghi del carcere di Verona il 30 per cento del personale è risultato positivo al virus della tubercolosi. Qui c'è gente sposata, ci sono padri di famiglia. Ovvio che si pensa al contagio, al pericolo di infettare moglie e figli. Vogliamo capire quale sia il rischio, ma soprattutto chiediamo che lo screening si faccia subito. Invece, ci parlano di settembre";
secondo quanto riferito dal dott. Tolio, non sarebbe il caso di fare allarmismo: "Capisco il panico che la notizia può aver generato ma la situazione è sotto controllo. Noi sapevamo del problema, due giorni fa io e il collega infettivologo Vinicio Manfrin avevamo riferito al direttore del carcere, e si era già deciso cosa fare. Dovevamo dare delle priorità e abbiamo scelto subito coloro che rischiano di più, anche perché a giugno, in base a un protocollo regionale, faremo uno screening sistematico a tutta la popolazione carceraria. Stiamo solo aspettando che arrivi l'apparecchio radiologico portatile che l'Ulss ha acquistato".
se non intenda intervenire al più presto, affinché il personale di polizia penitenziaria e i detenuti siano accuratamente controllati attraverso uno screening celere ed immediato, il tutto al fine di scongiurare il diffondersi della tubercolosi.
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